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Falso ideologico: prescrizione senza aggravante

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per falso ideologico a carico di un commercialista e di un’altra imputata. La decisione si basa sulla mancata contestazione dell’aggravante della fidefacenza nell’atto di accusa. Senza tale aggravante, il termine di prescrizione del reato è risultato ampiamente decorso, portando all’estinzione del reato e all’annullamento della sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico e Prescrizione: L’Importanza della Contestazione dell’Aggravante

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di falso ideologico: la corretta formulazione del capo d’imputazione è decisiva per il destino del processo. Nel caso specifico, l’omessa contestazione di una circostanza aggravante ha portato all’annullamento di una condanna per intervenuta prescrizione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Cessione di Quote Societarie Falsificata

La vicenda giudiziaria ha origine da un atto di cessione di quote societarie. Un dottore commercialista, in qualità di pubblico ufficiale con potere di autenticare le firme su una scrittura privata, veniva accusato di aver attestato falsamente la presenza di tutti i sottoscrittori al momento della firma. In realtà, uno dei firmatari era assente e la sua firma era risultata apocrifa.

Per questo fatto, sia il commercialista che un’altra persona coinvolta nell’operazione venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di concorso in falso ideologico.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

I due imputati, tramite i loro difensori, hanno proposto ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. Il motivo di ricorso risultato decisivo, comune a entrambi, riguardava la prescrizione del reato.

La difesa ha sostenuto che il reato si fosse già estinto, poiché i giudici di merito avevano erroneamente applicato un termine di prescrizione più lungo, basato sulla sussistenza dell’aggravante speciale per gli atti ‘fidefacenti’ (art. 476, comma 2, c.p.). Secondo i ricorrenti, tale aggravante non era mai stata formalmente contestata nel capo d’imputazione, il quale non faceva alcun riferimento alla natura ‘fidefacente’ dell’atto, né direttamente né tramite formule equivalenti.

La questione del Falso Ideologico e la contestazione

La difesa ha quindi posto una questione di diritto fondamentale: può un giudice ritenere sussistente un’aggravante se questa non è esplicitamente descritta nell’accusa mossa dalla Procura? Questo punto è stato il fulcro della discussione davanti alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutte le altre censure. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. Sorge, n. 24906/2019), la Corte ha ribadito che, affinché la fattispecie aggravata di falso ideologico possa essere ritenuta in sentenza, è indispensabile che la natura fidefacente dell’atto sia chiaramente esposta nel capo d’imputazione.

La contestazione deve avvenire in modo inequivocabile, alternativamente:

1. Direttamente, descrivendo l’atto come ‘fidefacente’.
2. Mediante formule equivalenti, che ne descrivano la natura.
3. Attraverso l’indicazione della specifica norma di legge che prevede l’aggravante.

Nel caso in esame, nessuna di queste condizioni era stata rispettata. Di conseguenza, l’aggravante non poteva essere presa in considerazione per il calcolo della prescrizione.

Le Conclusioni

Esclusa l’aggravante, il termine di prescrizione ordinario per il reato di falso ideologico è di 7 anni e 6 mesi. Essendo il reato stato commesso nel 2014, tale termine era ampiamente decorso già nel 2022. La Corte, non ravvisando elementi per un’assoluzione immediata nel merito (che richiede una prova dell’innocenza ‘ictu oculi’, cioè evidente), ha dovuto prendere atto della causa di estinzione del reato. Pertanto, ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando il reato estinto per prescrizione. Questa pronuncia sottolinea come la precisione formale nella fase di accusa sia un pilastro fondamentale dello stato di diritto, con conseguenze determinanti sull’esito del processo.

Quando un’aggravante si considera correttamente contestata nel capo d’imputazione?
Un’aggravante è considerata correttamente contestata quando, nel capo d’imputazione, la sua natura è esposta direttamente, mediante l’uso di formule equivalenti o attraverso l’indicazione della specifica norma di legge che la prevede.

Cosa succede al reato di falso ideologico se l’aggravante della fidefacenza non è validamente contestata?
Se l’aggravante non è validamente contestata, il giudice non può tenerne conto. Di conseguenza, il termine di prescrizione viene calcolato sulla base del reato semplice, che prevede un periodo di tempo più breve. Nel caso di specie, ciò ha portato all’estinzione del reato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per prescrizione invece di assolvere nel merito?
La Corte può assolvere nel merito solo quando l’innocenza dell’imputato emerge in modo assolutamente chiaro ed incontrovertibile dagli atti, senza necessità di ulteriori approfondimenti. In assenza di tale evidenza, e in presenza di una causa di estinzione come la prescrizione, il giudice è tenuto per legge a dichiarare quest’ultima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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