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Falso ideologico: ordine di servizio è atto pubblico

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per falso ideologico a carico di due agenti di polizia giudiziaria che avevano utilizzato un’auto di servizio per una trasferta personale, attestando falsamente in un ordine di servizio che si trattasse di un’attività istituzionale. La sentenza stabilisce che anche gli atti interni alla Pubblica Amministrazione, come un ordine di servizio, hanno natura di atto pubblico, e la loro falsificazione integra il reato di falso ideologico, essendo sufficiente il dolo generico, ovvero la semplice coscienza e volontà di attestare il falso.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: Anche l’Ordine di Servizio Interno è Atto Pubblico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per i dipendenti della Pubblica Amministrazione: anche un documento interno, come un ordine di servizio, può costituire un atto pubblico. La sua falsificazione per mascherare un uso privato di beni pubblici integra il reato di falso ideologico. Questo caso, che ha coinvolto due agenti di polizia giudiziaria, chiarisce i confini tra uso lecito e illecito delle risorse statali e la responsabilità penale che ne deriva.

I Fatti: La Trasferta Personale con l’Auto di Servizio

Il caso ha origine da una verifica interna scaturita da un esposto anonimo. Due agenti in servizio presso la sezione di Polizia Giudiziaria di una Procura avevano utilizzato un’auto di servizio per recarsi in un’altra regione. La finalità del viaggio non era istituzionale, ma puramente personale: una visita di cortesia a un ex Procuratore.

Per giustificare l’uso del veicolo e ottenere il pagamento di ore di straordinario, gli agenti avevano compilato documenti di servizio (l’ordine di uscita dell’autovettura e la relazione di servizio) attestando falsamente di aver svolto attività di polizia giudiziaria per l’intera giornata. In particolare, una degli agenti aveva attestato di aver lavorato due ore di straordinario che, in realtà, non erano state effettuate per sopperire al tempo sottratto all’orario d’ufficio per la trasferta personale.

La Corte di Appello, pur dichiarando prescritto il reato di peculato d’uso, aveva confermato le condanne per il delitto di falso ideologico in atto pubblico.

La Decisione della Corte di Cassazione e il reato di falso ideologico

I due agenti hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente che i documenti falsificati (ordine di servizio e relazione) non potessero essere considerati “atti pubblici” e che, in ogni caso, la loro condotta fosse di lieve entità. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando le condanne e fornendo importanti chiarimenti giuridici.

L’Ordine di Servizio è un Atto Pubblico?

Il punto centrale della difesa era la natura dei documenti. Secondo i ricorrenti, si trattava di atti interni, meri promemoria senza valore probatorio esterno. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. Ha chiarito che, ai fini della tutela penale, la nozione di atto pubblico è più ampia di quella civilistica. Rientrano in questa categoria non solo gli atti destinati ad avere effetti verso l’esterno, ma anche quelli cosiddetti “interni”, che si inseriscono in un procedimento amministrativo e contribuiscono a decisioni future.

L’ordine di servizio e la relazione di missione, redatti da pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni, attestano l’attività svolta e costituiscono il presupposto per l’organizzazione del lavoro, la gestione delle risorse (come le auto di servizio) e la liquidazione di compensi (come gli straordinari). Pertanto, essi sono assistiti da fede privilegiata e la loro falsificazione integra pienamente il delitto di falso ideologico.

Il Rifiuto della Particolare Tenuità del Fatto

Per uno degli imputati, la difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.). Anche questa richiesta è stata respinta. La Corte ha sottolineato che la valutazione della tenuità non può basarsi solo sull’entità del danno economico, ma deve considerare tutte le modalità della condotta. L’utilizzo di un veicolo pubblico per scopi privati e la strumentalizzazione della trasferta per ottenere ulteriori benefici economici sono stati ritenuti elementi sintomatici di una gravità non trascurabile, incompatibile con il riconoscimento della particolare tenuità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un orientamento giurisprudenziale consolidato. Ha ribadito che ogni atto redatto da un pubblico ufficiale per uno scopo inerente alle sue funzioni è un atto pubblico. La distinzione tra atti interni ed esterni è irrilevante, poiché anche i primi hanno valenza probatoria all’interno dell’amministrazione e sono presupposti necessari per atti successivi.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato, la Corte ha specificato che per il falso ideologico è sufficiente il “dolo generico”. Ciò significa che non è richiesta l’intenzione di nuocere a qualcuno o di ottenere un vantaggio specifico (animus nocendi o decipiendi), ma basta la semplice coscienza e volontà di attestare qualcosa di non vero, alterando la realtà fattuale che il documento è destinato a provare. La volontà di rappresentare una realtà diversa da quella effettiva è di per sé sufficiente a integrare il reato.

Infine, il rigetto della richiesta di applicazione della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) è stato motivato dalla genericità della richiesta difensiva, che non ha fornito elementi concreti per dimostrare che il vantaggio patrimoniale perseguito fosse, appunto, di speciale tenuità.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito importante per tutti i pubblici ufficiali e i dipendenti pubblici. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare:

1. Nozione Ampia di Atto Pubblico: Qualsiasi documento redatto da un pubblico ufficiale, anche se destinato a un uso puramente interno, che attesti attività o fatti legati alla funzione, è considerato un atto pubblico. La sua falsificazione è penalmente rilevante.
2. Responsabilità per False Attestazioni: Non è necessario un danno economico ingente o l’intenzione di nuocere per essere condannati per falso ideologico. La semplice attestazione consapevole di una circostanza non veritiera in un documento ufficiale è sufficiente.
3. Limiti alla Tenuità del Fatto: L’abuso della propria funzione e l’uso improprio di beni pubblici sono condotte che, per la loro natura, difficilmente possono essere considerate di “particolare tenuità”, anche se il vantaggio ottenuto è modesto.

Un ordine di servizio interno alla Pubblica Amministrazione è considerato un atto pubblico?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini della tutela penale, anche gli atti destinati a un uso interno, come un ordine di servizio o una relazione di missione, sono considerati atti pubblici se redatti da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni e se destinati a provare la verità di determinati fatti.

Per commettere il reato di falso ideologico è necessario avere l’intenzione di danneggiare qualcuno?
No. Per il reato di falso ideologico è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”, che consiste nella coscienza e volontà di attestare il falso in un atto pubblico. Non è richiesta una specifica intenzione di arrecare danno (animus nocendi) o di ingannare (animus decipiendi).

L’uso improprio di un’auto di servizio per poche ore, con conseguente falsa attestazione, può essere considerato un reato di “particolare tenuità”?
No, secondo la sentenza in esame. La Corte ha ritenuto che le modalità della condotta, quali l’utilizzo di un bene pubblico per scopi personali e la strumentalizzazione della trasferta per ottenere benefici economici, segnino una gravità tale da escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a prescindere dall’esiguità del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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