LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falso ideologico: Omettere dati è reato per il P.U.

Un pubblico ufficiale, veterinario, è stato accusato di aver falsificato verbali di ispezione per coprire le attività di un’associazione per delinquere. Il Tribunale del riesame aveva inizialmente annullato le accuse di falso e attenuato la misura cautelare. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione sulle accuse, affermando che omettere volontariamente irregolarità in un verbale integra il reato di falso ideologico. Tuttavia, ha confermato la sostituzione della misura cautelare con l’interdizione dai pubblici uffici, ritenendola proporzionata data la vicinanza alla pensione dell’indagato e la natura dei reati, strettamente legati alla sua funzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: La Cassazione e la Responsabilità del Pubblico Ufficiale

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 28649/2025 offre un’importante lezione sul reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale. Il caso analizzato chiarisce come anche una semplice omissione in un verbale di ispezione possa trasformarsi in una condotta penalmente rilevante, specialmente quando si inserisce in un contesto associativo più ampio. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere i doveri di fedeltà e completezza che gravano su chi esercita una funzione pubblica.

Il Caso: Un Veterinario e le Ispezioni Omesse

I fatti riguardano un veterinario di un’Azienda Sanitaria Provinciale, indagato per aver partecipato a un’associazione per delinquere finalizzata a commettere vari reati, tra cui corruzione, truffa e falso. Il suo ruolo, secondo l’accusa, era quello di coprire le irregolarità presenti negli stabulari di un’Università, omettendo di effettuare i dovuti controlli o redigendo verbali di ispezione falsi che attestavano una regolarità inesistente.

Inizialmente, il Tribunale del Riesame aveva annullato la misura cautelare per due specifici capi di imputazione relativi al reato di falso, sostenendo che i moduli precompilati utilizzati per le ispezioni non contenessero le voci specifiche che si assumevano omesse. Inoltre, aveva sostituito gli arresti domiciliari con la misura più lieve dell’interdizione dai pubblici uffici, data la vicinanza dell’indagato alla pensione.
Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul falso ideologico

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso del Procuratore. Ha annullato la decisione del Tribunale del Riesame nella parte in cui escludeva la gravità indiziaria per i reati di falso. Secondo la Cassazione, il ragionamento del Tribunale era contraddittorio e illogico. I giudici di legittimità hanno chiarito che attestare un “esito regolare” in un verbale, omettendo di segnalare gravi mancanze (come l’assenza di armadietti per farmaci o registri di carico e scarico), integra pienamente il reato di falso ideologico.

D’altro canto, la Corte ha confermato la scelta della misura interdittiva. La decisione si basa sul principio di proporzionalità: essendo i reati strettamente connessi all’esercizio della funzione pubblica e data l’imminente cessazione dal servizio, l’interdizione è stata ritenuta una misura adeguata a recidere i legami con il contesto criminale e a prevenire la reiterazione dei reati.

Le Motivazioni

La Cassazione ha duramente criticato l’analisi del Tribunale del Riesame. In primo luogo, ha evidenziato un travisamento della prova documentale: uno dei verbali contestati conteneva esplicitamente la voce relativa alla presenza di farmaci, mentre l’altro non era una semplice check-list, ma un verbale descrittivo.

Il punto cruciale della motivazione risiede nella qualificazione giuridica dell’omissione. Secondo la Corte, l’attestazione di regolarità non può essere considerata una mera dimenticanza, soprattutto alla luce dell’obbligo legale di verifica imposto agli ispettori e del ruolo che l’indagato avrebbe ricoperto nell’associazione criminale. Omettere di menzionare dati rilevanti, che si ha il dovere giuridico di rappresentare, equivale a una falsa attestazione. Questa condotta, inserita nel contesto associativo, appare come una chiara esecuzione degli accordi illeciti, finalizzati a garantire l’impunità per le irregolarità.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità del pubblico ufficiale non si esaurisce in ciò che attesta, ma si estende anche a ciò che volutamente omette. Per il reato di falso ideologico, l’omissione di informazioni rilevanti, che per legge dovrebbero essere riportate, costituisce una falsità punibile. La decisione ha anche importanti implicazioni sul piano delle misure cautelari, confermando che la scelta della misura deve essere sempre guidata da un criterio di proporzionalità e adeguatezza, valutando in concreto il rischio di reiterazione del reato in relazione alla specifica posizione dell’indagato.

Per un pubblico ufficiale, omettere di riportare irregolarità in un verbale di ispezione può costituire reato di falso?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’omissione di dati che si ha l’obbligo giuridico di rappresentare integra il reato di falso ideologico. Attestare un esito regolare pur essendo a conoscenza di gravi violazioni equivale a dichiarare il falso.

Una misura cautelare come l’interdizione dai pubblici uffici è sufficiente a prevenire il rischio di reiterazione del reato?
La Corte ha ritenuto che possa esserlo, a condizione che i reati contestati siano intrinsecamente legati alla funzione pubblica esercitata. Se l’indagato è prossimo alla pensione o viene rimosso dalle sue funzioni, tale misura può essere considerata proporzionata e idonea a interrompere i legami con l’ambiente criminale.

Come viene valutata la coerenza della condotta di un indagato con la sua presunta partecipazione a un’associazione per delinquere?
La Corte ha stabilito che la condotta deve essere analizzata alla luce del ruolo che l’indagato avrebbe assunto all’interno dell’associazione. Un’omissione in un verbale, se funzionale a coprire le irregolarità perseguite dal sodalizio, non può essere considerata involontaria, ma deve essere interpretata come una condotta coerente con il piano criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati