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Falso ideologico: la condanna per il finanziere

Un militare della Guardia di Finanza è stato condannato per falso ideologico e abbandono di posto. Aveva attestato falsamente sui fogli di servizio di aver svolto ininterrottamente attività di intercettazione, mentre in realtà si era allontanato per motivi personali. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che i fogli di servizio che descrivono specifiche attività di polizia giudiziaria sono atti pubblici fidefacienti e che la loro parziale falsificazione integra il reato.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: Anche Omettere un’Assenza è Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito importanti principi in materia di falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale, analizzando il caso di un finanziere condannato per aver attestato falsamente la sua presenza continuativa in servizio. La decisione sottolinea la differenza cruciale tra un semplice foglio presenze e un foglio di servizio che documenta attività di polizia giudiziaria, confermando che anche l’omissione di un’assenza temporanea può integrare un reato.

I Fatti del Caso

Un militare della Guardia di Finanza, in servizio presso la Procura della Repubblica, era stato incaricato di svolgere attività di ascolto di intercettazioni. In due diverse occasioni, l’uomo si era allontanato dal suo posto di lavoro per motivi personali, omettendo però di registrare tali assenze sui fogli di servizio giornalieri. In particolare:

1. In una prima occasione, si era recato presso il proprio Comando per ottenere una visura relativa al codice fiscale di un cugino.
2. In una seconda occasione, aveva raggiunto un’attività commerciale, di cui era gestore di fatto, a seguito di un controllo ispettivo dell’AUSL.

In entrambi i casi, l’imputato aveva attestato nei documenti di servizio di aver svolto ininterrottamente le sue mansioni. Per questi fatti, veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di falso ideologico in atto pubblico e abbandono di posto di servizio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali. Sosteneva che i documenti da lui compilati fossero semplici ‘fogli di presenza’ e non ‘fogli di servizio’ con valore di atto pubblico fidefaciente. Inoltre, ha tentato di giustificare una delle assenze come avvenuta per ragioni di servizio e al di fuori dell’orario ordinario. Infine, ha eccepito l’inutilizzabilità della prova relativa alla seconda assenza, sostenendo che gli ispettori dell’AUSL avessero agito come agenti provocatori.

La Decisione della Corte: il Falso Ideologico nei Fogli di Servizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le argomentazioni della difesa. I giudici hanno fornito chiarimenti fondamentali sulla natura dei documenti e sulla configurabilità del reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che i documenti redatti dal militare non erano meri ‘fogli di presenza’, ma veri e propri ‘fogli di servizio’ qualificabili come atti pubblici fidefacienti. La motivazione risiede nel loro contenuto: non si limitavano ad attestare la presenza, ma certificavano lo svolgimento continuativo di una specifica e delicata funzione di polizia giudiziaria, ovvero l’ascolto di intercettazioni. Questa attestazione ha un rilievo esterno, che va oltre il semplice rapporto di lavoro tra il dipendente e la Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, integra il delitto di falso ideologico la falsa attestazione che, tacendo dati la cui omissione produce una documentazione incompleta e contraria al vero, descrive un’attività di servizio come ininterrotta quando invece non lo è stata.

La Cassazione ha inoltre ritenuto infondate le giustificazioni addotte per l’allontanamento. La circostanza che l’assenza non sia stata registrata è stata considerata un elemento sufficiente a rendere inverosimile la versione dei fatti dell’imputato. Infine, riguardo alla presunta attività di agente provocatore, la Corte ha sottolineato che gli ispettori si erano limitati a chiedere di contattare il titolare, e fu un’iniziativa autonoma di una dipendente a chiamare l’imputato, escludendo così qualsiasi forma di induzione al reato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di grande importanza: un documento di servizio che attesta non solo la presenza ma anche lo svolgimento di specifiche attività pubbliche assume la natura di atto pubblico. L’omissione di informazioni rilevanti, come un’interruzione del servizio, è sufficiente a integrare il reato di falso ideologico, poiché fornisce una rappresentazione parziale e non veritiera dei fatti. La decisione serve da monito per tutti i pubblici ufficiali sull’obbligo di fedeltà e accuratezza nella redazione degli atti di servizio, le cui false attestazioni possono avere gravi conseguenze penali.

Un ‘foglio di servizio’ di un pubblico ufficiale è sempre un atto pubblico?
No, non sempre. Diventa un atto pubblico fidefaciente quando, oltre alla mera presenza, attesta lo svolgimento di una specifica attività che ha un rilievo esterno e una funzione pubblica, come nel caso di un’attività di polizia giudiziaria. Se si limita a registrare l’orario di lavoro per fini interni, è assimilabile a un ‘cartellino marcatempo’ e non costituisce atto pubblico.

Omettere di registrare una breve assenza dal servizio integra il reato di falso ideologico?
Sì, secondo la Corte. Se il foglio di servizio è un atto pubblico destinato a certificare la continuità di un’attività, omettere di registrare un’interruzione significa fornire una rappresentazione parziale e falsa della realtà. Questa omissione altera il significato dell’atto e integra il delitto di falso ideologico.

Quando l’intervento di ispettori (come quelli dell’AUSL) può essere considerato un’istigazione al reato (agente provocatore)?
L’intervento di ispettori non costituisce un’istigazione quando questi si limitano a svolgere i loro compiti istituzionali senza indurre attivamente la persona a commettere il reato. Nel caso di specie, gli ispettori hanno solo chiesto di contattare il titolare per un controllo; non hanno istigato l’imputato ad abbandonare il suo posto di servizio per recarsi sul luogo dell’ispezione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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