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Falso ideologico: la Cassazione e gli atti impliciti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame, stabilendo che il reato di falso ideologico può sussistere anche in assenza di una dichiarazione esplicita. Se un atto pubblico presuppone la verifica di determinati requisiti, la sua emanazione costituisce un’attestazione implicita della loro esistenza. Nel caso di specie, un dirigente pubblico era indagato per aver affidato un servizio a una società priva delle esperienze richieste, attestandone implicitamente l’idoneità.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: Anche un’Attestazione Implicita Può Costituire Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di reati contro la fede pubblica, specificando i contorni del falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale. La pronuncia chiarisce che la responsabilità penale può sorgere non solo da ciò che viene esplicitamente dichiarato in un atto, ma anche da ciò che viene implicitamente attestato. Questo significa che l’emanazione di un provvedimento amministrativo può, di per sé, certificare l’esistenza dei presupposti di legge, anche se non menzionati.

I fatti del caso: l’affidamento di un servizio pubblico

La vicenda trae origine da un’indagine a carico di un dirigente di un ente comunale, accusato del reato di falso in atto pubblico. Al dirigente veniva contestato di aver attestato falsamente la sussistenza delle condizioni per un affidamento diretto di servizi (security, ospitalità, luci e video) a una società.

Secondo la Procura, la società affidataria non possedeva le documentate esperienze pregresse richieste dalla normativa sugli appalti (art. 50, d.lgs. n. 36/2023) per l’esecuzione di tali prestazioni. La società aveva infatti modificato il proprio oggetto sociale solo pochi giorni prima dell’evento, senza aver mai svolto attività analoghe in precedenza. Sulla base di questi elementi, l’autorità giudiziaria aveva disposto il sequestro probatorio del telefono cellulare del dirigente.

La decisione del Tribunale del Riesame e il ricorso per falso ideologico

In un primo momento, il Tribunale del riesame, accogliendo il ricorso del dirigente, aveva annullato il decreto di sequestro. Secondo i giudici, il dirigente non aveva espressamente attestato nella determina di affidamento il possesso delle esperienze pregresse da parte della società. Si era limitato a menzionare l’effettuazione delle verifiche di legge generali, senza entrare nel merito di quel requisito specifico. Pertanto, per il Tribunale non era configurabile il falso ideologico, ma al massimo un abuso d’ufficio, reato ormai depenalizzato.

La Procura ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’atto di affidamento, per sua stessa natura, presupponeva la verifica positiva di tutti i requisiti di legge, inclusa l’esperienza pregressa. Di conseguenza, l’emanazione della determina costituiva un’attestazione implicita, e falsa, della sussistenza di tale requisito.

Le motivazioni: quando un’attestazione è implicita?

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura, affermando un principio consolidato nella sua giurisprudenza. Il reato di falso ideologico in atto pubblico non si limita a sanzionare le false dichiarazioni espresse, ma si estende anche alle attestazioni implicite. La Corte ha spiegato che “quando una determinata attività del pubblico ufficiale, non menzionata nell’atto, costituisca indefettibile presupposto di fatto o condizione normativa dell’attestazione, deve logicamente farsi riferimento al contenuto o tenore implicito necessario dell’atto stesso”.

In altre parole, se la legge richiede che un provvedimento possa essere adottato solo dopo aver verificato certi requisiti, l’adozione di quel provvedimento vale come attestazione che tali requisiti sono stati positivamente accertati. Nel caso specifico, la normativa sugli appalti (art. 50, comma 1, lett. b, d.lgs. n. 36/2023) impone di scegliere soggetti con “documentate esperienze pregresse idonee”. Pertanto, l’atto con cui il dirigente ha affidato il servizio ha implicitamente certificato che la società scelta possedesse tale requisito. Poiché, secondo l’accusa, tale circostanza era falsa, il delitto di falso ideologico era, almeno in astratto, configurabile. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame, rinviando il caso per un nuovo esame.

Le conclusioni: le implicazioni per i pubblici ufficiali

Questa sentenza rappresenta un importante monito per tutti i pubblici ufficiali e i funzionari amministrativi. La loro responsabilità non si esaurisce in ciò che scrivono esplicitamente nei loro atti, ma si estende a tutti i presupposti di fatto e di diritto che rendono legittimo quel provvedimento. Ogni atto amministrativo porta con sé un bagaglio di attestazioni implicite, la cui eventuale falsità può avere rilevanza penale. La decisione della Cassazione rafforza la tutela della fede pubblica, sottolineando come la correttezza e la veridicità dell’azione amministrativa debbano essere garantite non solo nella forma, ma anche nella sostanza.

È configurabile il reato di falso ideologico se un pubblico ufficiale non dichiara esplicitamente un fatto falso in un atto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di falso ideologico può sussistere anche per attestazioni implicite, ovvero quando l’emanazione di un atto presuppone necessariamente la verifica e l’esistenza di un requisito di fatto o di diritto, anche se non menzionato espressamente.

Cosa si intende per “attestazione implicita” in un atto pubblico?
Si tratta di una certificazione di un fatto che, pur non essendo formalmente scritta nell’atto, ne costituisce un presupposto logico e giuridico indispensabile. Se la legge subordina un’azione a una determinata condizione, compiere quell’azione equivale ad attestare implicitamente che la condizione è soddisfatta.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva escluso il reato. Ha affermato che il delitto ipotizzato era astrattamente configurabile e ha rinviato il procedimento al Tribunale affinché lo riesamini alla luce del principio secondo cui anche le attestazioni implicite possono integrare il reato di falso ideologico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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