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Falso ideologico in atto pubblico: la sentenza Cass.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Responsabile del Servizio Lavori Pubblici, confermando la sua condanna per il reato di falso ideologico. L’imputato aveva attestato falsamente la regolare esecuzione di lavori di arredo urbano, risultati poi gravemente difettosi. La Corte ha ribadito che il giudice di merito può scegliere tra consulenze tecniche contrastanti, purché la sua decisione sia adeguatamente motivata, e ha confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa del danno economico arrecato all’ente pubblico.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: la Responsabilità del Funzionario sui Lavori Pubblici

Il reato di falso ideologico in atto pubblico, disciplinato dall’art. 479 del Codice Penale, rappresenta un presidio fondamentale per la tutela della fede pubblica e della veridicità degli atti amministrativi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i contorni di questa fattispecie, analizzando il caso di un Responsabile dei Lavori Pubblici condannato per aver attestato la regolare esecuzione di opere che, in realtà, presentavano gravi vizi costruttivi. La pronuncia offre spunti cruciali sul ruolo del giudice nella valutazione delle perizie tecniche e sulla responsabilità dei funzionari pubblici.

I Fatti del Caso: La Certificazione Contestata

Il caso riguarda il Responsabile del Servizio dei Lavori Pubblici di un Comune, il quale aveva firmato un atto pubblico attestando che le forniture e i servizi relativi a un intervento di arredo urbano erano stati “regolarmente effettuati” e rispondevano ai requisiti qualitativi e quantitativi pattuiti. Tuttavia, le indagini successive avevano rivelato una realtà ben diversa.

In particolare, i lavori, eseguiti da un’impresa per conto del Comune, presentavano difetti significativi: i cordoli dell’arredo urbano erano stati posati senza eseguire gli scavi necessari e su uno strato di malta sottile e insufficiente a garantirne l’ancoraggio. A breve distanza dalla fine dei lavori, parte dell’opera si era già ribaltata e staccata dal suolo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la responsabilità penale del funzionario per falso ideologico.

I Motivi del Ricorso e la valutazione del falso ideologico

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione sulla prova tecnica: La difesa lamentava che i giudici di merito avessero dato credito unicamente alla consulenza tecnica del pubblico ministero, ignorando quella della difesa, senza disporre una perizia d’ufficio per dirimere il contrasto.
2. Erronea applicazione della legge penale: Secondo il ricorrente, la condanna si fondava erroneamente su elementi non previsti dal contratto (come la posa dei cordoli) e non considerava cause alternative per i vizi, come atti vandalici o eventi meteorologici.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa contestava il diniego delle attenuanti, ritenuto immotivato e non rispettoso dei parametri di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi aspecifici e manifestamente infondati. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

La Scelta tra Consulenze Tecniche Contrastanti

La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudice di merito, in virtù del principio del libero convincimento, può scegliere tra le diverse tesi prospettate dai consulenti di parte, purché motivi in modo accurato e approfondito le ragioni della sua scelta. In questo caso, i giudici dei gradi inferiori avevano fornito una motivazione logica e coerente, supportata da prove concrete come i rilievi fotografici. Avevano evidenziato con chiarezza i difetti strutturali dell’opera, come la mancanza di scavi e l’inadeguato strato di malta, rendendo la loro conclusione del tutto razionale. Il ricorso, al contrario, si limitava a riproporre la tesi difensiva senza attaccare la logicità del ragionamento della Corte d’Appello.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il motivo relativo alle attenuanti generiche è stato respinto. La Cassazione ha ricordato che, per negare tale beneficio, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente posto l’accento sul pregiudizio economico arrecato alla pubblica amministrazione, un elemento più che sufficiente a giustificare la decisione. Inoltre, la pena applicata era già stata fissata sui minimi edittali, rendendo la doglianza puramente formale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso un tentativo di ottenere un terzo giudizio di merito, un’operazione non consentita in sede di legittimità. I giudici di merito avevano agito correttamente, valutando in modo logico e coerente le prove a disposizione, incluse le consulenze tecniche. La motivazione della sentenza d’appello era solida, immune da vizi logici e giuridici, e si conformava pienamente ai principi giurisprudenziali in materia. Il ricorso è stato quindi giudicato manifestamente infondato, in quanto non ha saputo individuare reali vizi di legittimità nella decisione impugnata, ma si è limitato a contrapporre la propria valutazione dei fatti a quella, congruamente motivata, dei giudici.

Le Conclusioni

La sentenza consolida la responsabilità penale del pubblico ufficiale che attesta il falso in un atto pubblico, anche quando la falsità riguarda aspetti tecnici di un’opera. La pronuncia chiarisce che il dissenso tra consulenti tecnici non obbliga il giudice a nominare un perito d’ufficio, se è in grado di motivare in modo convincente la propria preferenza per una delle tesi. Infine, viene confermato che il danno patrimoniale alla pubblica amministrazione è un fattore rilevante e decisivo nel negare la concessione delle attenuanti generiche, sottolineando la gravità di condotte che ledono il patrimonio e il buon andamento della collettività.

Un giudice può scegliere tra due consulenze tecniche opposte senza nominare un perito terzo?
Sì, il giudice può scegliere la tesi di una delle parti, a condizione che fornisca una motivazione accurata, approfondita e logica per la sua scelta, spiegando perché ritiene una consulenza più condivisibile dell’altra.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato e aspecifico. L’imputato non ha evidenziato vizi di legittimità (errori di diritto o illogicità della motivazione), ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa non permessa in sede di Cassazione.

Quale elemento è stato decisivo per negare all’imputato le attenuanti generiche?
L’elemento decisivo è stato il pregiudizio economico arrecato alla pubblica amministrazione a causa della condotta dell’imputato. Secondo la Corte, questo fattore è sufficiente a giustificare il diniego del beneficio, specialmente quando la pena base è già fissata al minimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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