LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falso ideologico e truffa: la decisione della Cass.

Un dipendente pubblico è stato condannato per truffa e falso ideologico per aver attestato falsamente ispezioni mai avvenute, ottenendo rimborsi non dovuti. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, sottolineando che la gravità del falso ideologico non si misura solo sul danno economico, ma anche sulla lesione della funzione pubblica di controllo, escludendo così l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico e Truffa: quando il danno non è solo economico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 396/2024, ha affrontato un caso di falso ideologico e truffa commessi da un dipendente pubblico, offrendo importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità di tali reati. La Corte ha stabilito che, anche a fronte di un danno patrimoniale esiguo, la condotta non può essere considerata di ‘particolare tenuità’ se lede interessi pubblici fondamentali, come la sicurezza sul lavoro. La decisione finale è stata quella di dichiarare inammissibile il ricorso dell’imputato, confermando la sua responsabilità.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dipendente di un ente pubblico con compiti di ispezione. L’imputato era stato accusato di aver redatto falsi verbali di sopralluogo, attestando di aver effettuato controlli in realtà mai eseguiti. Sulla base di queste false attestazioni, aveva ottenuto illecitamente indennità di missione e la retribuzione per giornate lavorative non prestate. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, dichiarando prescritti alcuni capi d’imputazione, ma confermando la responsabilità per gli altri episodi e rideterminando la pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su diversi motivi. In sintesi, la difesa sosteneva:
1. Insussistenza dei reati: Mancanza di prove certe sulla condotta, sull’ingiusto profitto e sull’idoneità ingannatoria degli atti.
2. Inoffensività del falso ideologico: I falsi verbali erano ritenuti ‘innocui’, inidonei a ledere l’interesse protetto dalla norma.
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: La difesa chiedeva il riconoscimento della particolare tenuità del fatto, dato l’esiguo danno economico (poche centinaia di euro) e la spontanea ottemperanza alle statuizioni civili.
4. Errata valutazione del danno: Si contestava il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.).
5. Assorbimento del falso nella truffa: Si argomentava che il falso ideologico dovesse essere considerato assorbito nel reato di truffa, in applicazione del principio del ne bis in idem.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati e generici. L’analisi della Corte si è concentrata sui punti giuridici più rilevanti.

La Gravità del Falso Ideologico oltre il Danno Economico

Il punto centrale della sentenza riguarda la valutazione della gravità del falso ideologico. La Cassazione ha respinto la tesi del ‘falso innocuo’, affermando che la mendace attestazione dei sopralluoghi aveva prodotto evidenti effetti giuridici. La condotta dell’imputato non si era limitata a un danno patrimoniale per l’ente, ma aveva frustrato le finalità pubbliche di controllo sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Questo elemento, estraneo a una dimensione puramente patrimoniale, conferisce alla condotta una gravità intrinseca che va oltre il valore economico del profitto illecito.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. non può limitarsi al solo importo delle indennità percepite. È necessario considerare l’offensività complessiva della condotta, che in questo caso includeva:
– La reiterazione degli episodi nel tempo.
– Il rilievo pubblicistico della condotta, che ha minato ‘l’interesse della collettività a che le verifiche in tema di sicurezza sul lavoro siano svolte con scrupolo e professionalità’.

Anche il successivo risarcimento del danno, sebbene rilevante, non è stato ritenuto sufficiente a connotare l’intera vicenda in termini di particolare tenuità, data la gravità dei plurimi episodi e la lesione di un bene giuridico non patrimoniale di primaria importanza.

La Coesistenza tra Truffa e Falso

Infine, la Corte ha escluso che si potesse configurare un reato complesso con assorbimento del falso nella truffa. I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento secondo cui i due reati possono concorrere, in quanto la falsificazione costituisce l’artificio o il raggiro attraverso cui si realizza la truffa. Non sussistono i presupposti per l’applicazione del principio del ne bis in idem, poiché i due reati tutelano beni giuridici differenti.

Le conclusioni

La sentenza n. 396/2024 ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della gravità di un reato contro la Pubblica Amministrazione, come il falso ideologico, non può essere meramente quantitativa e legata al solo danno economico. Quando la condotta fraudolenta vanifica una funzione pubblica essenziale, come quella di garanzia della sicurezza dei lavoratori, l’offesa assume una dimensione qualitativa che ne impedisce la qualificazione come ‘tenue’. Questa pronuncia sottolinea l’importanza della tutela della fiducia dei cittadini nell’operato della Pubblica Amministrazione e della serietà delle funzioni di controllo ad essa demandate.

Un ‘falso ideologico’ può essere considerato di lieve entità (art. 131-bis c.p.) se il danno economico è minimo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la gravità del reato deve essere valutata in modo complessivo. In questo caso, anche a fronte di un esiguo danno patrimoniale, l’aver falsificato verbali ha vanificato la funzione pubblica di controllo sulla sicurezza sul lavoro, configurando un danno non patrimoniale significativo che esclude la particolare tenuità del fatto.

I reati di ‘falso ideologico’ e truffa si escludono a vicenda?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di un’ipotesi di reato complesso in cui uno assorbe l’altro. La falsificazione dell’atto pubblico costituisce l’artificio attraverso cui viene commessa la truffa. Pertanto, i due reati possono coesistere e essere perseguiti congiuntamente, poiché proteggono beni giuridici differenti.

Il risarcimento completo del danno garantisce l’applicazione di attenuanti o della tenuità del fatto?
Non automaticamente. Sebbene la condotta successiva al reato, come il risarcimento, debba essere valutata, la Corte ha ritenuto che in questo caso la gravità iniziale della condotta, soprattutto per la lesione dell’interesse pubblico e della fiducia, fosse tale da non poter essere ridimensionata dal solo risarcimento, che quindi non è stato sufficiente per giustificare l’applicazione delle attenuanti richieste o della causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati