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Falso Ideologico: Contratto non è Atto Pubblico

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per falso ideologico a carico di un Rettore e un Direttore Generale universitari. La Corte ha stabilito che una ‘convenzione’, essendo un accordo che esprime la volontà delle parti, non può essere considerata un atto pubblico suscettibile di falsità ideologica, anche se il suo contenuto differisce da una delibera interna. La condotta non attesta un fatto ma esprime una volontà negoziale, escludendo quindi il reato. Un’altra accusa, per abuso d’ufficio, è stata annullata a seguito dell’abrogazione della norma.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: quando la firma su un contratto non è reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13615/2025) chiarisce un punto fondamentale in materia di reati contro la fede pubblica, in particolare sul falso ideologico. La Corte ha stabilito che una convenzione, essendo un atto di natura contrattuale che esprime una volontà, non può essere considerata ‘falsa’ nel senso inteso dall’art. 479 del codice penale, anche se il suo contenuto non rispecchia una precedente delibera interna. Questa pronuncia segna un confine netto tra l’attestazione di un fatto e la manifestazione di una volontà negoziale.

I Fatti: Dalle Accuse di Abuso d’Ufficio alla Questione della Convenzione

Il caso ha origine dalle vicende interne di un’importante università italiana. Il Rettore e il Direttore Generale dell’ateneo erano stati condannati in appello (ai soli fini civili, essendo il reato prescritto) per due distinte accuse:
1. Abuso d’ufficio: per aver revocato l’incarico a un professore in una situazione di incompatibilità, senza concedergli la possibilità di scegliere quale incarico mantenere.
2. Falso ideologico: per aver sottoscritto e trasmesso al Provveditorato alle opere pubbliche una convenzione-quadro con un contenuto diverso da quello approvato dal Consiglio di Amministrazione dell’Università. In sostanza, la versione inviata attribuiva i lavori di progettazione al Provveditorato, mentre il CdA aveva deliberato di riservarli agli uffici tecnici interni.

I giudici di merito avevano ritenuto che la sottoscrizione di tale convenzione costituisse un falso ideologico, poiché i vertici dell’ateneo avrebbero attestato falsamente la conformità del documento alla volontà dell’organo deliberante.

La Decisione della Cassazione: Due Annullamenti per Due Motivi Diversi

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata per entrambi i capi d’accusa, ma con motivazioni distinte e di grande interesse giuridico.

L’Abuso d’Ufficio e l’Impatto dell’Abolitio Criminis

Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), la decisione è stata di natura puramente procedurale. Nelle more del giudizio di Cassazione, la Legge n. 154 del 2024 ha abrogato la fattispecie di reato. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto dell’intervenuta abolitio criminis, annullando la sentenza perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato e revocando le relative statuizioni civili.

L’Analisi sul Falso Ideologico: Una Convenzione non può essere “Falsa”

La parte più rilevante della sentenza riguarda il falso ideologico. La Cassazione ribalta la prospettiva dei giudici di merito, concentrandosi sulla natura giuridica della ‘convenzione’. I giudici hanno chiarito che il reato di falso ideologico punisce chi attesta falsamente che un fatto è stato compiuto o è avvenuto in sua presenza, o comunque attesta fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità. La convenzione, tuttavia, non ha questa funzione.

Le Motivazioni: La Distinzione Cruciale tra Atto di Volontà e Atto di Fede Pubblica

La Corte Suprema spiega che una convenzione è, a tutti gli effetti, un contratto, un patto, un accordo. Come tale, essa non descrive una realtà preesistente, ma crea una nuova realtà giuridica, esprimendo la volontà delle parti di impegnarsi a determinate condizioni. Un atto di volontà non può essere ‘vero’ o ‘falso’ in senso ideologico; può essere, al limite, viziato (ad esempio, per errore, dolo o violenza), ma non può contenere una falsità su un fatto che esso stesso contribuisce a formare.

In altre parole, sottoscrivendo la convenzione difforme, il Rettore e il Direttore Generale non hanno certificato un fatto storico (cioè che il CdA avesse deliberato in quel modo), ma hanno manifestato la volontà dell’ente che rappresentavano, seppur in modo infedele rispetto al mandato ricevuto dall’organo di governo interno. Questa infedeltà, secondo la Corte, avrebbe potuto, in teoria, configurare un’altra fattispecie di reato (come l’abuso d’ufficio, ora abrogato), ma non il falso ideologico, perché manca l’elemento essenziale: la funzione probatoria e certificativa dell’atto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per i pubblici ufficiali e gli amministratori. Essa chiarisce che la responsabilità per falso ideologico è strettamente legata alla natura dell’atto compiuto. Non ogni irregolarità o infedeltà nell’esercizio delle funzioni pubbliche si traduce automaticamente in un falso penalmente rilevante. È necessario che l’atto abbia la specifica funzione di attestare la verità di determinati fatti. Gli atti di natura negoziale, come contratti e convenzioni, che esprimono la volontà dell’amministrazione, esulano da questo perimetro. La Corte ha quindi annullato la sentenza anche per questa accusa, stabilendo che ‘il fatto non sussiste’, e ha revocato le statuizioni civili, chiudendo definitivamente la vicenda.

Qual è la differenza tra una ‘convenzione’ e un atto pubblico ai fini del reato di falso ideologico?
Secondo la Corte di Cassazione, un atto pubblico ha la funzione di provare la verità di un fatto che il pubblico ufficiale attesta (funzione certificativa). Una convenzione, invece, è un accordo di natura contrattuale che esprime la volontà delle parti di regolare i propri interessi (funzione negoziale). Pertanto, una convenzione non può essere ‘falsa’ in senso ideologico perché non attesta una realtà, ma la crea.

Perché l’accusa di abuso d’ufficio è stata annullata?
L’accusa è stata annullata perché, durante il corso del processo in Cassazione, è entrata in vigore la Legge n. 154 del 2024, che ha abrogato il reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.). In applicazione del principio di abolitio criminis, la Corte ha dovuto dichiarare che il fatto non è più previsto dalla legge come reato, annullando la sentenza e le relative condanne civili.

Un pubblico ufficiale può essere condannato per falso ideologico se firma un contratto non conforme a una delibera interna?
No, sulla base di questa sentenza, la sola firma di una convenzione o di un contratto con un contenuto diverso da quello deliberato da un organo interno non integra il reato di falso ideologico. Tale condotta, infatti, rappresenta una manifestazione di volontà (seppur infedele al mandato interno) e non un’attestazione falsa su un fatto. La vicenda potrebbe avere rilevanza disciplinare o, in passato, configurare un abuso d’ufficio, ma non un falso in atto pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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