LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falso ideologico CAA: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per falso ideologico a carico degli operatori di un Centro di Assistenza Agricola (CAA). La sentenza stabilisce che gli operatori di un CAA rivestono la qualifica di incaricati di pubblico servizio e che le loro attestazioni su domande di fondi europei hanno natura fidefacente, ovvero fanno piena prova fino a querela di falso. Di conseguenza, attestare falsamente la completezza e correttezza documentale di una pratica costituisce il reato di falso ideologico CAA.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico CAA: Quando l’Assistenza Agricola Diventa Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 29496/2025, affronta un caso di falso ideologico CAA, fornendo chiarimenti cruciali sul ruolo e le responsabilità degli operatori dei Centri di Assistenza Agricola (CAA). La decisione conferma che attestare falsamente la regolarità di una domanda per l’ottenimento di fondi comunitari integra un grave reato, equiparando, sotto certi aspetti, l’operatore di un CAA a un soggetto con funzioni pubbliche.

Il Caso: Una Domanda di Fondi UE Sotto la Lente d’Ingrandimento

I fatti riguardano il legale rappresentante e un operatore di un Centro di Assistenza Agricola, condannati per aver attestato falsamente la correttezza formale e la completezza documentale di una “Domanda unica di pagamento” relativa a contributi agricoli per la campagna 2015.

Secondo l’accusa, i due imputati avevano dichiarato che la domanda conteneva tutti gli allegati necessari e che questi erano depositati presso gli uffici del CAA. In realtà, il richiedente non era un imprenditore agricolo e non possedeva i requisiti per ottenere i contributi comunitari, come la titolarità di alcuni fondi. La Corte di Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, dichiarando estinti i reati legati alla truffa e rideterminando la pena per il solo reato residuo di falso ideologico.

I Motivi del Ricorso: La Difesa Contesta lo Status Pubblico

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, basando la loro difesa su diversi punti chiave:

* Assenza della qualifica di incaricato di pubblico servizio: Sostenevano di essere legati a un ente di diritto privato (il CAA) e non a un ente pubblico.
* Mancanza di natura fidefacente dell’atto: Contestavano che le attestazioni dei CAA avessero un valore probatorio privilegiato, tale da poter fondare un’accusa di falso in atto pubblico.
* Carenza dell’elemento soggettivo: La difesa lamentava che la Corte non avesse considerato il “fine ultimo” dell’azione, ovvero l’ottenimento dei contributi, per valutare l’intenzione criminale.

La Decisione della Cassazione sul Falso Ideologico CAA

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, definendoli in parte inammissibili e in parte infondati. La decisione si basa su argomentazioni giuridiche solide che definiscono con chiarezza lo status e le responsabilità degli operatori dei CAA nel contesto dell’erogazione di fondi pubblici.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono fondamentali per comprendere la portata della decisione.

In primo luogo, la Corte ha stabilito che gli operatori dei CAA agiscono come incaricati di pubblico servizio. Questo perché i CAA operano in virtù di una convenzione con l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (A.G.E.A.), che è un ente di diritto pubblico. Quando l’A.G.E.A. trasferisce i suoi poteri di controllo e gestione delle pratiche ai CAA, questi ultimi ne assumono di fatto le funzioni pubbliche, rivestendo così lo status corrispondente.

In secondo luogo, la Corte ha confermato la natura fidefacente delle attestazioni rilasciate. Viene richiamato l’art. 25 del decreto-legge 9/2012, il quale stabilisce che i dati contenuti nel fascicolo aziendale elettronico, curato dai CAA, “fanno fede nei confronti delle pubbliche amministrazioni”. Il controllo del CAA, quindi, non è puramente formale, ma implica la responsabilità di verificare l’identità del produttore e il titolo di conduzione dell’azienda. L’attestazione falsa su questi punti, pertanto, vizia un atto destinato a provare la verità di determinati fatti.

Infine, per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Cassazione ha ribadito che per il reato di falso ideologico di cui agli artt. 479-476 c.p. è sufficiente il dolo generico. Non è necessario dimostrare che l’imputato avesse lo scopo specifico di frodare lo Stato; basta la consapevolezza e la volontà di attestare il falso in un documento con valore pubblico.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di estrema importanza: chi opera all’interno di un CAA e gestisce pratiche per l’erogazione di fondi pubblici svolge una funzione delicata e di rilevanza pubblica. Le attestazioni non sono mere formalità, ma atti dotati di fede privilegiata che impegnano la responsabilità penale di chi li compie. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del settore, sottolineando che la superficialità o la deliberata falsificazione nella gestione delle pratiche agricole può portare a gravi conseguenze penali, configurando il reato di falso ideologico.

Un operatore di un Centro di Assistenza Agricola (CAA) può essere considerato un incaricato di pubblico servizio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che i CAA, operando in base a una convenzione con l’A.G.E.A. (un ente pubblico) e svolgendo le sue funzioni, assumono di fatto lo status di incaricati di pubblico servizio.

Le attestazioni rilasciate da un CAA hanno un valore probatorio speciale (natura fidefacente)?
Sì. Secondo la Corte, la normativa di settore (in particolare l’art. 25 del D.L. 9/2012) attribuisce espressamente alle attestazioni dei CAA, relative ai dati del fascicolo aziendale elettronico, un valore probatorio privilegiato che le rende vincolanti per la pubblica amministrazione.

Per commettere il reato di falso ideologico è necessario avere lo scopo finale di ottenere un profitto ingiusto?
No. Per la configurazione del reato di falso ideologico commesso dall’incaricato di pubblico servizio è sufficiente il “dolo generico”, ovvero la coscienza e la volontà di attestare il falso, indipendentemente dal raggiungimento di un fine ulteriore come l’indebita percezione di contributi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati