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Falso grossolano: quando la contraffazione è reato?

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per la contraffazione di una patente di guida, rigettando la tesi difensiva del ‘falso grossolano’. La sentenza chiarisce che il reato sussiste quando il documento falso ha l’idoneità a ingannare il pubblico, anche se un esame esperto può rivelarne la falsità. L’imputato, che aveva fornito foto e dati per la creazione del documento, è stato ritenuto responsabile di concorso in contraffazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Punibilità

Quando una patente contraffatta è considerata un falso grossolano e, quindi, non punibile? A questa domanda cruciale ha risposto la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10852/2024, confermando la condanna di un imputato per aver concorso nella falsificazione del proprio documento di guida. La decisione offre importanti spunti di riflessione sui criteri che distinguono un falso punibile da uno inidoneo a ledere la fede pubblica.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

La vicenda trae origine dalla conferma, da parte della Corte d’Appello, di una sentenza di primo grado che aveva dichiarato un individuo responsabile per i reati di falsità materiale in certificati e autorizzazioni amministrative (artt. 477 e 482 c.p.) e per aver violato le prescrizioni di una misura di prevenzione (art. 73 d.lgs. 159/2011).

Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di una patente di guida contraffatta. La sua difesa ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Il falso grossolano: La contraffazione era talmente evidente (ictu oculi) da non poter ingannare nessuno. Venivano citate anomalie come un indirizzo di residenza errato e la mancanza della specifica ‘pecetta’ per la firma, che risultava stampata.
2. Errata qualificazione giuridica: Il fatto doveva essere qualificato come mero uso di atto falso e non come concorso nella contraffazione.
3. Insussistenza del reato ex art. 73 d.lgs. 159/2011: La patente originale era stata revocata a seguito di un ‘avviso orale’ del Questore che, secondo la difesa, era privo delle prescrizioni necessarie a renderlo una misura di prevenzione effettiva.
4. Vizi di motivazione sulla pena: La pena base era stata fissata al di sopra del minimo edittale e le attenuanti generiche negate senza un’adeguata motivazione.

La Questione del Falso Grossolano nella Giurisprudenza

Il fulcro del ricorso verteva sulla nozione di falso grossolano. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, il reato di falso è escluso quando la contraffazione è macroscopicamente rilevabile e, di conseguenza, inidonea a trarre in inganno chiunque. La difesa sosteneva che le imperfezioni della patente rientrassero pienamente in questa casistica, rendendo il fatto non punibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente le argomentazioni difensive. I giudici hanno confermato la validità della condanna, fornendo una motivazione dettagliata per ciascun punto sollevato.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso.

Sul falso grossolano, i giudici hanno chiarito che il criterio non è la capacità del falso di ingannare un esperto, ma la sua idoneità a trarre in inganno il pubblico o una persona media. Nel caso di specie, a rilevare le anomalie erano stati Carabinieri esperti, che avevano comunque dovuto procedere a un’analisi approfondita e a una verifica presso la Centrale operativa. Un documento che a prima vista appare genuino e che richiede un esame più attento per scoprirne la falsità non può essere considerato ‘grossolano’.

Per quanto riguarda il concorso in contraffazione, la Corte ha ritenuto corretta la qualificazione del reato. L’imputato non si era limitato a ‘usare’ un documento falso creato da altri, ma aveva attivamente contribuito alla sua realizzazione fornendo la propria fotografia (identica a quella sulla patente revocata) e i propri dati anagrafici. Questo comportamento integra pienamente il concorso nel reato di falso.

In merito alla violazione della misura di prevenzione, la Corte ha accertato che, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, l’avviso orale notificato all’imputato conteneva effettivamente le prescrizioni di legge, rendendo legittima la successiva revoca della patente e, di conseguenza, punibile la condotta.

Infine, la Corte ha giudicato la motivazione sulla pena adeguata e congrua. I giudici di merito avevano legittimamente considerato i precedenti penali dell’imputato e la sua sottoposizione a misure di prevenzione come indicatori di una personalità incline a violare la legge, giustificando così il diniego delle attenuanti generiche e una pena superiore al minimo.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di falso: la valutazione sull’idoneità del documento a ingannare deve essere condotta ex ante e in concreto, tenendo conto della sua capacità di trarre in errore una persona di comune diligenza e non un esperto. Un falso non è ‘grossolano’ solo perché presenta imperfezioni rilevabili a un esame tecnico. La decisione sottolinea inoltre che fornire i propri dati e la propria foto per la creazione di un documento falso equivale a concorrere materialmente alla sua contraffazione, con tutte le conseguenze penali che ne derivano.

Quando una falsificazione di un documento viene considerata un ‘falso grossolano’ non punibile?
Un falso è considerato ‘grossolano’, e quindi non punibile, solo quando è così macroscopicamente evidente da essere inidoneo a trarre in inganno chiunque. Se per rilevare la falsità è necessario un esame approfondito o l’intervento di personale esperto, il reato sussiste perché il documento ha la potenziale capacità di ledere la fede pubblica.

Fornire la propria foto e i dati per creare un documento falso è considerato concorso in contraffazione?
Sì. Secondo la Corte, chi mette a disposizione la propria fotografia e i propri dati anagrafici affinché vengano usati per confezionare un documento falso non è un semplice utilizzatore, ma partecipa attivamente alla sua creazione, rispondendo quindi di concorso nel reato di contraffazione.

La guida dopo la revoca della patente è reato se la revoca deriva da un ‘avviso orale’ del Questore?
Sì, è reato a condizione che l’avviso orale contenga le prescrizioni previste dalla legge (in questo caso, l’art. 3, comma 4, del d.lgs. 159/2011). Se l’atto amministrativo è completo e legittimo, la conseguente revoca della patente è valida e la guida costituisce una violazione penalmente rilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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