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Falso grossolano: quando la contraffazione è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per commercio di prodotti contraffatti. L’imputato sosteneva la tesi del cosiddetto ‘falso grossolano’, ovvero una contraffazione così evidente da non poter ingannare nessuno. La Corte ha ribadito che il reato di cui all’art. 474 c.p. tutela la fede pubblica e la fiducia nei marchi, non il singolo acquirente. Pertanto, l’evidenza della falsificazione non rende il reato impossibile e non esclude la responsabilità penale.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano e Contraffazione: Perché il Reato Sussiste Sempre

La vendita di prodotti con marchi falsificati è un reato, ma cosa succede se la contraffazione è così palese da essere immediatamente riconoscibile? La tesi del cosiddetto falso grossolano è spesso utilizzata dalla difesa per sostenere l’impossibilità di commettere il reato, ma una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la tutela della fede pubblica prevale sulla potenziale ingenuità dell’acquirente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Appello contro la Condanna per Prodotti Contraffatti

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per il reato di cui all’art. 474 del codice penale, ovvero l’introduzione e il commercio di prodotti con marchi contraffatti. L’imputato ha basato il suo ricorso in Cassazione su tre motivi principali, sperando di ottenere l’annullamento della condanna.

I Motivi del Ricorso: Dal Falso Grossolano alla Pena Eccessiva

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti chiave:

1. Il falso grossolano: Si sosteneva che la contraffazione fosse talmente evidente da non poter ingannare alcun acquirente. Di conseguenza, secondo la difesa, si sarebbe dovuta applicare la scriminante del ‘reato impossibile’ (art. 49 c.p.), poiché l’azione era inidonea a ledere il bene giuridico tutelato.
2. La particolare tenuità del fatto: In subordine, si chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), data la presunta minima offensività della condotta.
3. L’eccessività della pena: Infine, si contestava l’entità della pena inflitta, ritenuta sproporzionata.

La Decisione della Cassazione sul Falso Grossolano

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive. Sul punto cruciale del falso grossolano, i giudici hanno chiarito un aspetto fondamentale del reato di contraffazione. La norma non è posta a tutela della libera determinazione del singolo acquirente, che potrebbe anche essere consapevole di comprare un falso, ma della fede pubblica.

Questo bene giuridico rappresenta la fiducia generale dei cittadini e del mercato nell’autenticità dei marchi e dei segni distintivi. Si tratta, pertanto, di un reato di pericolo: per la sua configurazione, non è necessario che si verifichi un inganno effettivo. È sufficiente la messa in circolazione di prodotti falsi a creare un pericolo per la fiducia collettiva, a prescindere dalla grossolanità della contraffazione e dalle condizioni di vendita.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso sottolineando come i motivi proposti fossero una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse tesi.

Anche riguardo alla richiesta di applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, che l’avevano esclusa per l’insidiosità della condotta e per la pregressa violazione di norme simili da parte dell’imputato. Infine, la contestazione sull’entità della pena è stata giudicata infondata, poiché la gradazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice, che nel caso specifico aveva adeguatamente motivato la sua scelta facendo riferimento ai precedenti penali dell’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale: nel reato di commercio di prodotti contraffatti, la riconoscibilità della falsificazione è irrilevante. Il concetto di falso grossolano non può essere invocato per escludere la punibilità, poiché il bene tutelato è la fiducia del mercato e dei consumatori nel loro complesso. La decisione serve da monito: la legge punisce la circolazione di merci false per il pericolo che essa rappresenta per l’economia e la fede pubblica, indipendentemente dal fatto che un singolo acquirente possa essere ingannato o meno.

Una contraffazione palesemente riconoscibile (‘falso grossolano’) esclude il reato previsto dall’art. 474 del codice penale?
No. La Cassazione chiarisce che il reato sussiste comunque perché la norma non tutela il singolo acquirente dall’inganno, ma la ‘fede pubblica’, ovvero la fiducia generale del mercato e dei cittadini nei marchi. Si tratta di un reato di pericolo, per cui la concreta induzione in errore non è un requisito necessario.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso?
Perché i motivi presentati dall’imputato erano una mera e letterale ripetizione (‘pedissequa reiterazione’) di argomentazioni già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

La particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stata applicata in questo caso?
No, la Corte ha confermato la decisione di non applicarla. La motivazione si basa sull’insidiosità della condotta criminosa e sulla reiterata violazione di disposizioni penali analoghe da parte dell’imputato, elementi che ostacolano il riconoscimento della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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