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Falso grossolano: quando la contraffazione è reato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per aver speso banconote false. La Corte chiarisce che il cosiddetto “falso grossolano”, che renderebbe il reato impossibile, sussiste solo quando la contraffazione è così palese da essere riconoscibile a prima vista da chiunque. Poiché nel caso di specie è stata necessaria un’analisi tecnica per accertare la falsità, il reato è stato confermato, stabilendo un importante principio sulla valutazione della contraffazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano e Banconote Contraffatte: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Reato

La circolazione di monete contraffatte rappresenta una minaccia costante per l’economia e la fiducia pubblica. Ma cosa succede se una banconota è così malamente falsificata da essere quasi ridicola? In questi casi si parla di falso grossolano, una condizione che, in teoria, potrebbe escludere il reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su questo tema, stabilendo quando una contraffazione è davvero ‘grossolana’ e quando invece integra pienamente il reato previsto dall’art. 455 del codice penale.

Il Caso: Ricorso Contro una Condanna per Spesa di Monete False

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per aver messo in circolazione banconote false. L’imputato, non accettando la decisione della Corte di Appello di Napoli, ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali, tra cui la presunta grossolanità della contraffazione che, a suo dire, avrebbe dovuto rendere il fatto non punibile.

I Motivi del Ricorso: Dal Falso Grossolano alla Tenuità del Fatto

La difesa dell’imputato si articolava su tre punti principali:
1. Violazione di legge sull’elemento psicologico: Il primo motivo lamentava un’errata valutazione dell’intenzione criminale (dolo), ma è stato giudicato troppo generico e vago dalla Corte.
2. Sussistenza del falso grossolano: Il cuore del ricorso. L’imputato sosteneva che le banconote fossero così evidentemente false da non poter ingannare nessuno, configurando un’ipotesi di reato impossibile.
3. Applicazione della particolare tenuità del fatto: In subordine, si chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di minima offensività. Anche questo motivo è stato respinto perché mera ripetizione di argomenti già discussi e rigettati in appello.

La Valutazione del Falso Grossolano secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza l’argomento del falso grossolano. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: la grossolanità della contraffazione, che esclude il reato, si configura solo quando il falso è riconoscibile ictu oculi, ovvero a colpo d’occhio, da qualsiasi persona di comune intelligenza e avvedutezza.

Non si deve, quindi, fare riferimento alle competenze specifiche di soggetti qualificati (come cassieri di banca o esperti) né alla straordinaria diligenza di cui solo alcune persone sono dotate. Nel caso specifico, era stata necessaria un’analisi tecnica da parte di specialisti per accertare la falsità delle banconote. Questa circostanza, da sola, è stata sufficiente per escludere la grossolanità della contraffazione e confermare la sussistenza del reato.

Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri due motivi. Il primo, relativo all’elemento psicologico, è stato considerato generico perché non indicava in modo specifico gli errori della sentenza impugnata. Il terzo, sulla tenuità del fatto, è stato rigettato in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte di merito, senza un confronto critico con la ratio decidendi della sentenza d’appello, che aveva escluso il beneficio a causa dell’abitualità del comportamento dell’imputato.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su criteri rigorosi e consolidati. La motivazione principale risiede nella corretta interpretazione del concetto di ‘falso grossolano’. La Corte ha sottolineato che il parametro di valutazione non è l’esperto, ma l’uomo medio. Se per scoprire il falso è necessario un esame tecnico, allora il falso non è ‘grossolano’ e il reato sussiste in pieno, poiché la banconota ha la capacità di ingannare e di minare la fiducia nella circolazione monetaria. Inoltre, la Corte ha sanzionato la tecnica difensiva di presentare ricorsi generici o meramente ripetitivi, confermando che il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Le conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze pratiche rilevanti. In primo luogo, stabilisce che la soglia per invocare il ‘falso grossolano’ è molto alta: la falsificazione deve essere evidente a chiunque e a prima vista. In secondo luogo, ribadisce l’importanza di formulare ricorsi specifici e argomentati, che si confrontino puntualmente con le ragioni della decisione impugnata, pena l’inammissibilità. Per l’imputato, la decisione comporta la condanna definitiva al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ponendo fine alla vicenda giudiziaria.

Quando una banconota contraffatta è considerata un “falso grossolano” tale da non costituire reato?
Una banconota è considerata un “falso grossolano” solo quando la sua falsità è riconoscibile “ictu oculi” (a colpo d’occhio) da qualsiasi persona di comune discernimento e avvedutezza, senza la necessità di ricorrere a conoscenze specifiche o analisi tecniche approfondite.

È possibile presentare in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già respinti in Appello?
No, un ricorso per Cassazione è dichiarato inammissibile se si limita a una pedissequa reiterazione delle argomentazioni già dedotte e puntualmente respinte dalla Corte di merito, senza formulare una critica argomentata e specifica contro la ratio decidendi della sentenza impugnata.

L’abitualità del comportamento può escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’abitualità del comportamento dell’imputato è una valida ragione per escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, come previsto dall’articolo 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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