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Falso grossolano: quando il reato è impossibile?

Un cittadino ha impugnato una condanna per uso di un permesso di soggiorno falso, sostenendo si trattasse di un ‘falso grossolano’ e, quindi, di un reato impossibile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che un falso è ‘grossolano’ solo se la sua falsità è evidente a chiunque a prima vista (ictu oculi), senza necessità di indagini. Poiché in questo caso gli agenti di polizia hanno dovuto effettuare controlli per accertare la contraffazione, il reato non è stato considerato impossibile.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Reato Impossibile

Quando un documento contraffatto è così palesemente finto da non poter ingannare nessuno? La questione del falso grossolano è centrale nel diritto penale, poiché può portare alla non punibilità per ‘reato impossibile’. Con l’ordinanza n. 3480/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema, delineando con precisione il confine tra una falsificazione punibile e una talmente maldestra da risultare inoffensiva. La decisione offre spunti cruciali per comprendere quando la valutazione della prova supera il vaglio di legittimità.

I Fatti del Caso: un Permesso di Soggiorno Sotto Esame

Il caso ha origine dal ricorso di un cittadino straniero contro una sentenza della Corte d’Appello che lo condannava per aver utilizzato un permesso di soggiorno contraffatto. La difesa sosteneva che la falsificazione fosse talmente evidente da integrare la fattispecie del falso grossolano. A supporto di questa tesi, il ricorrente evidenziava come la stessa notizia di reato redatta dagli ufficiali di Polizia descrivesse il documento come ‘artefatto’, un termine che, secondo la difesa, equivaleva a riconoscere l’immediata e palese falsità del documento. La tesi difensiva si basava, quindi, sull’idea che se la falsità era così chiara, il documento non avrebbe mai potuto ingannare nessuno, rendendo il reato impossibile.

La Questione Giuridica del Falso Grossolano

Il cuore della controversia giuridica risiede nella definizione di falso grossolano e nelle sue conseguenze sulla punibilità. Secondo un principio consolidato, il reato è impossibile quando, per inidoneità dell’azione, l’evento dannoso o pericoloso non può verificarsi. Nel caso di un falso, l’azione è inidonea se la contraffazione è così palese da non avere alcuna possibilità di trarre in inganno la pubblica fede. Il ricorrente, pertanto, chiedeva alla Corte di Cassazione di riconoscere che la valutazione della Corte d’Appello fosse errata e che la grossolanità del falso dovesse escludere la sua condanna.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni chiare e in linea con la sua giurisprudenza consolidata.

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito che la valutazione sulla grossolanità di un falso è una questione di merito, riservata al giudice delle fasi precedenti e non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e adeguata. Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato un fatto decisivo: gli stessi ufficiali di polizia, pur essendo soggetti qualificati ed esperti, avevano avuto bisogno di effettuare controlli specifici sul documento prima di accertarne la falsità. Questo elemento, da solo, è sufficiente per escludere che si trattasse di un falso riconoscibile ictu oculi, ovvero a colpo d’occhio.

La Corte ha inoltre precisato che la nozione di falso grossolano richiede che la contraffazione sia ‘talmente evidente da impedire la stessa eventualità di un inganno’. Deve trattarsi di un’imitazione ‘ostentata e macroscopica’ riconoscibile da chiunque, a prescindere da particolari competenze. Se per scoprirla sono necessari controlli o l’uso di competenze specifiche, come quelle degli agenti di polizia, il falso non può essere considerato grossolano.

Infine, la Cassazione ha respinto la doglianza relativa al ‘travisamento della prova’. Ha chiarito che tale vizio sussiste solo quando il giudice riporta in sentenza un’informazione errata o inesistente negli atti (errore sul ‘significante’), non quando interpreta il significato di una prova in modo diverso da come vorrebbe la difesa (valutazione del ‘significato’). L’interpretazione del termine ‘artefatto’ usato dalla polizia rientra in quest’ultima categoria e, pertanto, non costituisce un vizio che possa essere fatto valere in Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale: la soglia per definire un falso grossolano è molto alta. Non è sufficiente che il falso sia imperfetto; deve essere così palesemente tale da non poter ingannare nessuno, nemmeno per un istante. La necessità di effettuare controlli, anche da parte di personale esperto, diventa la cartina di tornasole per escludere la grossolanità. Questa decisione conferma che la valutazione sulla capacità ingannatoria di un documento è strettamente legata al contesto e alle circostanze concrete, e spetta primariamente al giudice di merito, il cui giudizio, se ben motivato, difficilmente potrà essere messo in discussione in sede di legittimità.

Quando una falsificazione di un documento viene considerata ‘falso grossolano’?
Una falsificazione è considerata ‘falso grossolano’ solo quando è riconoscibile ‘ictu oculi’ (a colpo d’occhio) da qualsiasi persona di comune discernimento, senza la necessità di particolari cognizioni o indagini. L’imitazione deve essere così macroscopicamente evidente e incompiuta da non poter ingannare nessuno.

Se la polizia ha bisogno di fare controlli per accertare la falsità di un documento, si può ancora parlare di falso grossolano?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il fatto che persino ufficiali di polizia qualificati ed esperti abbiano avuto la necessità di effettuare controlli sul documento per accertarne la falsità è un elemento che esclude in modo decisivo la possibilità di classificarlo come falso grossolano.

Qual è la differenza tra un’erronea interpretazione della prova e un travisamento della prova?
Il travisamento della prova si verifica quando il giudice commette un errore sul ‘significante’, cioè riporta un dato probatorio inesistente o palesemente diverso da quello reale. L’erronea interpretazione, invece, riguarda il ‘significato’ che il giudice attribuisce a una prova correttamente riportata; questa è una valutazione di merito che non può essere contestata in Cassazione, a meno che non sia manifestamente illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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