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Falso grossolano: quando il reato è impossibile?

Un cittadino straniero è stato assolto dall’accusa di aver utilizzato un documento falso per ottenere un permesso di soggiorno. Il Tribunale ha ritenuto si trattasse di un “falso grossolano”, data la palese difformità del modulo presentato (compilato a mano anziché stampato). La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura, poiché non contestava adeguatamente tutte le ragioni della sentenza di primo grado.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano e Reato Impossibile: Il Caso del Permesso di Soggiorno

Nel diritto penale, non ogni tentativo di commettere un reato è punibile. Quando un’azione è palesemente inadeguata a raggiungere il suo scopo illecito, si parla di ‘reato impossibile’. Un esempio classico è il falso grossolano, ovvero una falsificazione così evidente da non poter ingannare nessuno. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un’analisi chiara di questo principio, applicato al caso di una richiesta di permesso di soggiorno basata su documenti palesemente irregolari.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva accusato del reato previsto dall’art. 5, comma 8-bis, del D.Lgs. 286/1998 per aver utilizzato documenti alterati al fine di ottenere il rilascio di un permesso di soggiorno. Nello specifico, aveva presentato un’istanza di nulla osta all’assunzione apparentemente proveniente da un datore di lavoro, il quale, tuttavia, ha poi negato di averla mai presentata.

Il Tribunale di Torino, in primo grado, ha assolto l’imputato con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. La decisione si basava su due osservazioni cruciali: il documento presentato era un falso grossolano e, in ogni caso, la domanda era irricevibile per la mancanza di altra documentazione essenziale.

L’analisi del Tribunale sul falso grossolano

Il giudice di merito ha evidenziato che il falso era ‘immediatamente percepibile’. L’istanza, infatti, era un modello compilato a mano, visibilmente diverso da quello ufficiale, che viene stampato dallo Sportello Unico per l’Immigrazione. Questa palese difformità, unita alla mancanza di altri allegati obbligatori come il visto di ingresso, rendeva l’azione del tutto inidonea a conseguire il risultato sperato, configurando così una condotta concretamente inoffensiva.

Il Ricorso in Cassazione e la Pluralità di Motivazioni

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza di assoluzione, sostenendo che il falso non fosse riconoscibile ictu oculi di per sé, ma che la sua inefficacia derivasse solo dalla mancanza di altri documenti. Secondo l’accusa, il reato si sarebbe comunque configurato.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, non per il merito della questione, ma per un vizio procedurale nell’impostazione del ricorso stesso. La Corte ha sottolineato che la sentenza di primo grado si fondava su due distinte e autonome rationes decidendi (ragioni della decisione):

1. La grossolanità del falso, evidente dalla compilazione manuale del modulo.
2. L’incompletezza generale della documentazione prodotta.

Il ricorso del Pubblico Ministero si era concentrato solo sulla seconda motivazione, tralasciando di criticare specificamente la prima. Questo si è rivelato un errore fatale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: quando una decisione si basa su più motivazioni, ciascuna delle quali è di per sé sufficiente a sorreggerla, il ricorrente ha l’onere di contestarle tutte. Se anche una sola ratio decidendi non viene validamente criticata, essa è sufficiente a mantenere in piedi la decisione impugnata, rendendo il ricorso inammissibile per difetto di specificità.

Nel caso di specie, la motivazione relativa all’evidenza ictu oculi del falso grossolano non era stata oggetto di una critica specifica e puntuale da parte del ricorrente. Pertanto, questa motivazione, da sola, era sufficiente a giustificare l’assoluzione, a prescindere dalla fondatezza delle critiche mosse all’altra parte del ragionamento del Tribunale.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. La prima, di diritto sostanziale, è che il reato di utilizzo di documenti falsi non è configurabile quando la falsificazione è talmente palese da essere immediatamente riconoscibile (falso grossolano), rendendo l’azione inidonea a trarre in inganno la pubblica amministrazione. La seconda, di natura processuale, evidenzia l’importanza di strutturare un ricorso in modo completo, attaccando tutte le autonome ragioni che fondano la decisione che si intende impugnare. Omettere la critica anche a una sola di esse può portare a una declaratoria di inammissibilità, impedendo al giudice di esaminare il merito della questione.

Quando un falso documentale è considerato ‘grossolano’ e quindi non punibile?
Un falso è considerato ‘grossolano’ quando la sua contraffazione è talmente evidente da essere riconoscibile ‘ictu oculi’, cioè a colpo d’occhio, da chiunque. Tale palese inidoneità a ingannare rende il reato impossibile, perché l’azione non è in grado di ledere il bene giuridico della fede pubblica.

Perché il ricorso della Procura è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la sentenza di assoluzione si basava su due distinte e autonome motivazioni (la grossolanità del falso e l’incompletezza della documentazione). Il ricorrente ne ha criticata solo una, lasciando intatta l’altra, che da sola era sufficiente a sorreggere la decisione di assoluzione.

La semplice presentazione di un modulo compilato a mano invece che stampato è sufficiente a configurare un falso grossolano?
Nel caso specifico esaminato dalla sentenza, la compilazione a mano di un modello che, per prassi consolidata, deve essere stampato dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, è stata ritenuta una modalità idonea a incidere significativamente sulla rilevabilità ‘ictu oculi’ del falso e, quindi, a fondare il giudizio di grossolanità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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