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Falso grossolano: irrilevante per la Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 4 giugno 2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di contraffazione. La difesa sosteneva la tesi del cosiddetto ‘falso grossolano’, ovvero una contraffazione così palese da non poter ingannare nessuno. La Corte ha ribadito il suo orientamento costante: nei reati contro la fede pubblica come la contraffazione, l’irrilevanza del falso grossolano è un principio consolidato, poiché la norma tutela la fiducia collettiva nei marchi, a prescindere dall’effettivo inganno del singolo acquirente. Il ricorso è stato inoltre giudicato inammissibile perché meramente ripetitivo dei motivi già respinti in appello.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Grossolano: Perché Anche una Contraffazione Palese è Reato

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di contraffazione: la rilevanza del cosiddetto falso grossolano. Con una recente ordinanza, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la rozzezza di un’imitazione non esclude il reato. Questa decisione conferma che la legge non protegge solo il consumatore dall’inganno, ma un bene giuridico molto più ampio: la fede pubblica. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso in Esame: Dal Ricorso alla Decisione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di Venezia per reati legati alla contraffazione di marchi e alla commercializzazione di prodotti contraffatti. La tesi difensiva principale si basava sull’argomento del falso grossolano: la contraffazione sarebbe stata talmente evidente e le condizioni di vendita così anomale da rendere impossibile trarre in inganno gli acquirenti. Secondo il ricorrente, ciò avrebbe dovuto portare a escludere la punibilità della condotta. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa linea difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e inammissibile.

L’Irrilevanza del Falso Grossolano nella Contraffazione

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella costante interpretazione degli articoli 473 e 474 del codice penale. Questi articoli non sono posti a tutela del singolo acquirente, ma della collettività.

La Tutela della Fede Pubblica

Il bene giuridico primario protetto dalle norme sulla contraffazione è la fede pubblica. Questo concetto si riferisce all’affidamento che tutti i cittadini ripongono nei marchi e nei segni distintivi come strumenti di identificazione dell’origine e della qualità dei prodotti. La semplice circolazione di un prodotto con un marchio falso, indipendentemente dalla sua qualità, lede questa fiducia collettiva e danneggia l’ordine economico, oltre che il titolare del marchio stesso.

Il Reato di Pericolo

Di conseguenza, i reati di contraffazione sono configurati come reati di pericolo. Ciò significa che per la loro consumazione non è necessario che si verifichi un danno concreto (l’effettivo inganno di un compratore), ma è sufficiente la mera messa in pericolo del bene protetto. L’introduzione nel mercato di prodotti falsi è di per sé sufficiente a creare questa situazione di pericolo. Pertanto, la tesi del reato impossibile, basata sulla grossolanità del falso, non trova applicazione in questo contesto.

Inammissibilità del Ricorso per Motivi Generici

Oltre a rigettare nel merito la tesi sul falso, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile anche per un vizio procedurale. I motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già sollevati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello.

I Requisiti dell’Art. 581 c.p.p.

L’articolo 581 del codice di procedura penale richiede che i motivi di ricorso contengano una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni, ma è necessario spiegare perché la sentenza di secondo grado ha sbagliato nel valutarle. Un ricorso che si limita a ripetere le doglianze precedenti è considerato generico e, quindi, inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione su due pilastri principali. In primo luogo, ha riaffermato la sua giurisprudenza consolidata secondo cui la configurabilità del reato di contraffazione prescinde dalla possibilità concreta di indurre in errore l’acquirente. La tutela si estende alla fede pubblica, intesa come l’affidamento generale nei segni distintivi che garantiscono la circolazione dei beni. La grossolanità della contraffazione non esclude quindi la punibilità, poiché la condotta è già di per sé pericolosa per l’integrità del mercato. In secondo luogo, i giudici hanno rilevato che il ricorso non assolveva alla sua funzione tipica di critica puntuale avverso la sentenza impugnata. Limitandosi a riproporre le stesse questioni già esaminate e disattese in appello, senza argomentare specificamente contro le motivazioni della Corte territoriale, il ricorso si è rivelato privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge, portando a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è di natura sostanziale: chi produce o vende merce contraffatta non può sperare di andare impunito sostenendo che i falsi erano ‘palesemente riconoscibili’. La legge penale tutela il mercato e la fiducia del pubblico in modo ampio, punendo la contraffazione in sé. La seconda lezione è di carattere processuale: un ricorso in Cassazione deve essere un atto di critica mirata e argomentata. La semplice riproposizione di difese già respinte non ha alcuna possibilità di successo e comporta, come in questo caso, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché la vendita di un prodotto palesemente falso è considerata comunque un reato?
Perché la legge non tutela solo il singolo acquirente dall’inganno, ma un interesse più ampio chiamato ‘fede pubblica’, ovvero la fiducia di tutti i cittadini nei marchi e nei segni distintivi. La semplice circolazione di prodotti falsi danneggia questa fiducia e costituisce un ‘reato di pericolo’, che viene punito a prescindere dal fatto che qualcuno sia stato effettivamente ingannato.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è ‘meramente reiterativo’ e perché viene respinto?
Significa che il ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni e motivi già presentati e respinti nel precedente grado di giudizio (l’appello), senza formulare una critica specifica e argomentata contro le motivazioni di quella sentenza. Viene respinto perché la legge (art. 581 c.p.p.) richiede che il ricorso contenga ragioni nuove o una critica puntuale alla decisione impugnata, non una sua semplice ripetizione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente (come in questo caso), la legge (art. 616 c.p.p.) prevede che quest’ultimo sia condannato a pagare non solo le spese del procedimento, ma anche una somma di denaro a favore della ‘cassa delle ammende’. In questa ordinanza, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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