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Falso giuramento in famiglia: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per falso giuramento a carico di due fratelli. Il caso riguarda la cessione fittizia di quote di una farmacia di famiglia, ereditata dopo la morte del padre. Durante un processo civile, i due imputati avevano giurato di aver regolarmente pagato e ricevuto il corrispettivo della vendita, una circostanza risultata non veritiera. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo logica la valutazione dei giudici di merito che avevano considerato inverosimile un pagamento di ingente valore in contanti e senza alcuna traccia finanziaria, valorizzando invece le prove che confermavano l’accordo simulatorio iniziale tra i fratelli.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso giuramento: la verità sostanziale prevale sulla forma in una disputa familiare

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 33579/2024 affronta un caso emblematico di falso giuramento scaturito da una complessa vicenda familiare, dimostrando come la giustizia penale sia in grado di guardare oltre le apparenze formali per accertare la verità dei fatti. La vicenda, che ruota attorno alla cessione di una farmacia di famiglia, mette in luce le gravi conseguenze di una dichiarazione mendace resa sotto giuramento in un processo civile.

I Fatti: La Cessione Fittizia della Farmacia di Famiglia

Alla morte del padre, tre fratelli si ritrovano a ereditare in parti uguali la farmacia di famiglia. Poiché solo una dei tre, la sorella, possiede il titolo professionale necessario per gestirla, i fratelli decidono di comune accordo di intestarle formalmente l’intera attività. Viene così stipulato un atto di cessione delle quote, ma l’intesa reale è ben diversa: si tratta di un accordo fittizio. L’obiettivo è garantire la continuità aziendale, con la promessa di una futura ridistribuzione degli utili e il reinserimento dei figli degli altri due fratelli una volta ottenuti i titoli necessari.

Con il passare degli anni, però, i rapporti si incrinano. Uno dei fratelli, sentendosi escluso dagli accordi originari, avvia una causa civile per far dichiarare la simulazione dell’atto di vendita e rivendicare i propri diritti.

Il Giuramento Decisorio e l’Accusa di Falso Giuramento

Durante il processo civile, in assenza di una prova scritta dell’accordo simulatorio (contro-scrittura), viene deferito un giuramento decisorio alla sorella e all’altro fratello. Entrambi giurano solennemente in tribunale che la cessione era stata reale: la sorella dichiara di aver effettivamente pagato il prezzo pattutito e il fratello conferma di averlo ricevuto. Questa dichiarazione si rivelerà fatale. Sulla base delle prove raccolte, il fratello che aveva intentato la causa civile li denuncia per il reato di falso giuramento, previsto dall’art. 371 del codice penale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello condannano i due fratelli, ritenendo che avessero deliberatamente dichiarato il falso sotto giuramento per vincere la causa civile.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

Gli imputati ricorrono in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non dare il giusto peso alla quietanza di pagamento inserita nell’atto notarile e nel credere alla versione del fratello accusatore, mosso da evidenti interessi economici. La Suprema Corte, tuttavia, rigetta il ricorso, confermando la condanna e offrendo motivazioni di grande interesse.

L’Inverosimiglianza del Pagamento in Contanti

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione logica dei fatti. La Corte sottolinea l’estrema inverosimiglianza del racconto degli imputati, secondo cui una somma ingente (all’epoca circa 310 milioni di lire) sarebbe stata pagata in contanti, senza lasciare alcuna traccia bancaria o finanziaria. Nel processo penale, la prova si forma sul principio del libero convincimento del giudice, che può e deve valutare la credibilità di ogni elemento, compresi gli atti formali.

La Quietanza Non è Prova Assoluta nel Processo Penale

Un punto chiave della sentenza è che una quietanza, sebbene abbia valore nel contesto civile, non costituisce una prova inattaccabile nel processo penale. I giudici hanno il potere di disattenderla se altri elementi probatori – come in questo caso, l’assenza totale di movimentazione di denaro, i rendiconti sulla divisione degli utili proseguiti anche dopo la presunta vendita e le testimonianze – convergono nel dimostrare che il pagamento non è mai avvenuto. Il reato di falso giuramento si fonda sulla discordanza tra quanto giurato e la realtà storica.

La Coerenza del Quadro Probatorio

La Cassazione ha ritenuto che la ricostruzione dei giudici di merito fosse solida e coerente. La costituzione di un’impresa familiare tra la sorella e la madre subito dopo la cessione, la predisposizione di rendiconti annuali che distribuivano gli utili tra tutti gli eredi e le consulenze tecniche acquisite nel tempo, tutto indicava che l’assetto proprietario sostanziale della farmacia non era mai cambiato, confermando la tesi della simulazione e, di conseguenza, la falsità del giuramento.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel giudizio penale, la ricerca della verità sostanziale prevale sulle formalità documentali. Dichiarare il falso sotto giuramento è un reato grave perché inquina la funzione stessa della giustizia, inducendo il giudice in errore. Questo caso dimostra che anche all’interno di complesse dinamiche familiari, la legge penale interviene per sanzionare chi abusa degli strumenti processuali per negare la realtà dei fatti. La decisione serve da monito: un giuramento non è una mera formalità, ma un atto di responsabilità la cui violazione comporta conseguenze penali severe, a prescindere dai legami di parentela.

Una quietanza di pagamento in un atto notarile ha valore assoluto in un processo penale?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che, nel processo penale, il giudice valuta liberamente tutte le prove. Una quietanza può essere considerata non veritiera e quindi priva di valore probatorio se altri elementi (come l’assenza di movimenti finanziari e le testimonianze) dimostrano che il pagamento dichiarato in realtà non è mai avvenuto.

Perché gli imputati sono stati condannati per falso giuramento nonostante un accordo familiare complesso?
La condanna non riguarda la moralità o la legittimità dell’accordo familiare iniziale, ma il fatto specifico di aver giurato il falso in un procedimento giudiziario. Il giuramento decisorio verteva su una circostanza precisa e fattuale (l’avvenuto pagamento), e gli imputati hanno affermato sotto giuramento una cosa non vera, commettendo così il reato previsto dall’art. 371 c.p.

Quali elementi hanno convinto i giudici della colpevolezza degli imputati?
I giudici sono stati convinti da un insieme coerente di prove, tra cui: l’inverosimiglianza di un pagamento di una somma così elevata in contanti senza alcuna traccia; i rendiconti che dimostravano una continua divisione degli utili della farmacia tra gli eredi anche dopo la presunta vendita; le dichiarazioni di un consulente commercialista e la logica stessa dell’operazione, che puntava a mantenere l’attività in famiglia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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