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Falso documentale: vale la copia di un atto inesistente?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un avvocato per il reato di falso documentale. Il professionista aveva creato una finta ordinanza giudiziaria, presentandola come fotocopia, per ingannare i propri clienti. La Corte ha stabilito che il reato sussiste anche se si tratta della copia di un atto inesistente, a condizione che questa abbia l’apparenza di un documento autentico e sia idonea a trarre in inganno, ledendo così la pubblica fede.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Documentale: la Copia di un Atto Inesistente è Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 15901 del 2025, affronta un caso emblematico di falso documentale, chiarendo un principio di fondamentale importanza: la creazione della fotocopia di un atto pubblico mai esistito può integrare il reato di falsità materiale. Questa pronuncia offre spunti cruciali sulla tutela della pubblica fede e sui limiti della condotta penalmente rilevante, specialmente quando l’autore è un professionista legale. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: L’Ordinanza Falsificata

Un avvocato veniva condannato in primo e secondo grado per aver formato un’ordinanza apparentemente emessa dal Tribunale di Roma. Questo documento falso attestava l’assegnazione di una somma di 19.250 euro a due sue clienti, a seguito di una precedente azione legale. L’atto, in realtà mai esistito, era stato trasmesso alle due sorelle in fotocopia per simulare la conclusione positiva di una lunga controversia.

La falsità del documento emergeva solo a seguito delle indagini condotte dal nuovo difensore delle donne, insospettito dal ritardo nella liquidazione delle somme. L’avvocato, ricorrendo in Cassazione, sosteneva che la sua condotta non potesse integrare il reato contestato per diverse ragioni, tra cui il fatto che si trattasse di una mera copia di un atto inesistente e che la falsificazione fosse talmente grossolana da non poter ingannare nessuno.

Le Argomentazioni sul Falso Documentale e i Vizi Processuali

La difesa dell’imputato ha articolato diversi motivi di ricorso. In primo luogo, ha contestato la riconducibilità del falso alla sua persona, sottolineando l’assenza di un interesse economico diretto e la grossolanità della contraffazione, incompatibile con le sue competenze tecniche di avvocato. Inoltre, ha sollevato questioni procedurali, come l’irritualità dell’assunzione di una testimonianza e la mancata audizione dell’imputato stesso, nonostante la sua richiesta.

Il punto centrale della difesa, tuttavia, verteva sulla natura del documento: una semplice fotocopia, priva di attestazione di conformità, di un originale mai esistito. Secondo il ricorrente, tale condotta non avrebbe potuto configurare il reato di falso documentale, in quanto inoffensiva e priva della capacità di ledere la pubblica fede.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi addotti. Le motivazioni della decisione chiariscono in modo netto i contorni del reato di falso materiale.

Il Falso Documentale tramite Fotocopia

I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la contraffazione può realizzarsi anche attraverso la formazione di una falsa copia. Ciò che rileva non è l’esistenza di un originale da confrontare, ma la capacità del documento falso di apparire come la riproduzione di un atto autentico e di documentare una volontà (in questo caso, quella di un giudice) in realtà mai espressa.

La Corte ha specificato che il reato si perfeziona quando la copia presenta caratteristiche tali da sembrare un originale o, comunque, da essere idonea a provare l’esistenza di un originale conforme. La falsità, in questo caso, non era affatto “grossolana”, poiché la sua scoperta aveva richiesto accurate indagini da parte di un altro professionista, dimostrando la sua potenziale capacità di ingannare.

La Reiezione delle Questioni Procedurali

La Cassazione ha inoltre qualificato le presunte irregolarità processuali (come la ri-audizione di un teste) come mere irregolarità non sanzionate con la nullità o l’inutilizzabilità. Per quanto riguarda la mancata audizione dell’imputato, i giudici hanno osservato che la difesa non si era opposta alla chiusura dell’istruttoria dibattimentale, manifestando così una rinuncia tacita. In ogni caso, l’eventuale nullità avrebbe dovuto essere eccepita immediatamente, cosa che non è avvenuta.

Valutazione della Pena e delle Attenuanti

Infine, la Corte ha confermato la correttezza del trattamento sanzionatorio. La pena inflitta era già il minimo edittale previsto dall’art. 482 c.p., che tiene conto della diminuzione per il tipo di falso commesso dal privato. Il diniego delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale è stato ritenuto adeguatamente motivato sulla base della personalità dell’imputato e di un precedente penale per un reato correlato alla sua attività di avvocato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma con forza che il bene giuridico tutelato dalle norme sul falso documentale è la pubblica fede, ovvero la fiducia che i consociati ripongono nell’autenticità e veridicità dei documenti. La decisione chiarisce che per attentare a questo bene non è necessario creare un documento falso ex novo con tutte le caratteristiche di un originale, ma è sufficiente produrre una copia verosimile di un atto inesistente.

L’insegnamento per professionisti e cittadini è chiaro: la rilevanza penale della falsificazione non dipende dal supporto (originale o copia), ma dalla sua idoneità a ingannare e a creare un’apparenza giuridica non corrispondente alla realtà. La condotta è tanto più grave se posta in essere da un professionista legale, il cui ruolo impone un dovere di lealtà e correttezza ancora più stringente.

È possibile commettere il reato di falso documentale creando la fotocopia di un documento che non è mai esistito?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la contraffazione può realizzarsi anche attraverso l’uso di una falsa copia che documenti una volontà solo apparente perché in realtà mai espressa. Il reato sussiste se la copia ha caratteristiche tali da sembrare la riproduzione di un originale autentico e sia idonea a provare artificiosamente la sua esistenza.

Quando un falso è considerato “grossolano” e quindi non punibile?
Un falso è considerato “grossolano”, e quindi non idoneo a ledere la pubblica fede, solo quando la sua non autenticità è immediatamente riconoscibile da chiunque, senza la necessità di particolari competenze o verifiche. Nel caso di specie, la falsità non è stata ritenuta grossolana perché è emersa solo a seguito di accurate indagini condotte da un altro avvocato.

La mancata assunzione dell’esame dell’imputato, che ne aveva fatto richiesta, causa sempre la nullità del processo?
No. La Corte ha chiarito che la mancata assunzione dell’esame dell’imputato determina una nullità di ordine generale a regime intermedio. Questo significa che la difesa, se presente, ha l’onere di eccepire immediatamente la violazione, altrimenti il vizio si sana e non può essere fatto valere successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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