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Falsificazione grossolana: quando non è reato?

La Corte di Cassazione chiarisce il concetto di falsificazione grossolana, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falso. La Corte ha stabilito che se la falsità di un documento non è immediatamente percepibile da chiunque e richiede accertamenti specifici, come quelli delle forze dell’ordine, il reato sussiste e non può essere considerato un falso innocuo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsificazione Grossolana: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Punibilità

Non tutte le alterazioni di un documento costituiscono reato. Esiste un concetto, noto come falsificazione grossolana, che esclude la punibilità quando il falso è talmente evidente da non poter ingannare nessuno. Tuttavia, dove si traccia la linea di confine? Con l’ordinanza n. 14253/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, fornendo un’interpretazione rigorosa e di grande impatto pratico.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di falso in atti (artt. 477 e 482 c.p.) emessa dal Tribunale e confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello. L’imputato, ritenuto responsabile di aver utilizzato un documento falso, ha presentato ricorso per Cassazione basando la sua difesa principalmente su un punto: la falsificazione era, a suo dire, ‘grossolana’ e quindi non punibile.

Secondo la tesi difensiva, l’alterazione era così palese da essere immediatamente riconoscibile, rendendo il documento inidoneo a ledere la fede pubblica. Il ricorso sollevava anche una questione di legittimità costituzionale su norme procedurali, ritenuta però secondaria ai fini della decisione.

Quando una Falsificazione Grossolana è Davvero ‘Grossolana’?

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nella confutazione del motivo di ricorso principale. Gli Ermellini hanno qualificato l’argomento come ‘manifestamente infondato’, ribadendo un principio consolidato: la non punibilità per falsificazione grossolana si applica solo ed esclusivamente quando il falso è riconoscibile ictu oculi (a colpo d’occhio) da chiunque, a prescindere da specifiche competenze tecniche.

Nel caso di specie, la Corte ha sottolineato un fatto determinante: per accertare la falsità del documento, le forze dell’ordine avevano dovuto eseguire specifiche verifiche. Questo semplice passaggio logico smonta l’intera tesi difensiva. Se per scoprire il falso è necessario un accertamento, anche minimo, significa che il documento non era palesemente contraffatto e, al contrario, possedeva una potenziale capacità ingannatoria. La falsità, in altre parole, non era immediatamente percepibile da una persona comune.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha fondato la sua decisione su una logica stringente. Il motivo relativo alla natura grossolana del falso è stato ritenuto palesemente infondato. La Corte ha spiegato che la punibilità nei reati di falso è esclusa solo se la contraffazione è così evidente da essere immediatamente riconoscibile da chiunque. Nel caso in esame, la necessità per i carabinieri di compiere accertamenti per verificare che il documento non fosse stato regolarmente rilasciato a un altro soggetto dimostrava, di per sé, che la falsità non era immediatamente percepibile. Di conseguenza, il documento era idoneo a trarre in inganno e il reato era pienamente configurabile.

Per quanto riguarda l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa, la Corte l’ha giudicata irrilevante. Poiché il ricorso era già inammissibile per la manifesta infondatezza del motivo principale, non era necessario esaminare le questioni formali relative al mandato difensivo. L’esito del ricorso non sarebbe cambiato in ogni caso.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio fondamentale in materia di reati di falso. Per invocare con successo la scriminante della falsificazione grossolana, non è sufficiente che il falso sia scopribile, ma è necessario che la sua natura fittizia sia di una evidenza tale da renderlo innocuo agli occhi di qualsiasi osservatore. Se per smascherare l’inganno occorre un’indagine, un controllo o una competenza specifica, il reato sussiste in tutta la sua portata. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale attraverso ricorsi palesemente infondati.

Quando una falsificazione di un documento è considerata ‘grossolana’ e quindi non punibile?
Secondo la Corte, una falsificazione è ‘grossolana’ e non punibile solo quando la sua falsità è immediatamente riconoscibile da chiunque, senza la necessità di competenze specifiche o di ulteriori accertamenti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo principale, basato sulla presunta natura grossolana del falso, è stato ritenuto manifestamente infondato. Il fatto che siano stati necessari accertamenti da parte dei carabinieri per scoprire la falsità ha dimostrato che il documento non era palesemente falso.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è fissato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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