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Falsificazione documenti: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per reati legati all’immigrazione e alla falsificazione documenti. La sentenza conferma la decisione dei giudici di merito, rigettando le censure relative a vizi procedurali, all’identificazione dell’imputata e alla valutazione delle prove. La Corte sottolinea come i motivi del ricorso fossero generici e basati su una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsificazione Documenti: Limiti del Ricorso e Inammissibilità in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione in materia di falsificazione documenti e reati connessi. Con la sentenza n. 33296 del 2024, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata, consolidando principi fondamentali sulla valutazione delle prove, sull’identificazione dell’accusato e sui vizi procedurali.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Genova nei confronti di una giovane donna, ritenuta responsabile dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, ai sensi del d.lgs. 286/1998 e dell’art. 497-bis del codice penale. La Corte territoriale, pur riformando parzialmente la pena, aveva confermato la sua responsabilità penale.

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso per cassazione, articolandolo in sette motivi. Le doglianze spaziavano da presunti errori procedurali, come l’errata escussione di alcuni testimoni e la tardività del deposito della lista testi da parte del Pubblico Ministero, a vizi di motivazione sull’identificazione dell’imputata e sulla prova della falsità del documento d’identità. Inoltre, si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Le Censure sulla Prova e sulla Falsificazione Documenti

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava l’identificazione dell’imputata come la persona presente in un’autovettura sottoposta a intercettazione ambientale. La difesa sosteneva la scarsa plausibilità del riconoscimento, basato su una comparazione fotografica definita dagli stessi investigatori come avvenuta “per quanto possibile”.

La Corte di Cassazione ha respinto queste censure, qualificandole come reiterative e a-specifiche. I giudici di legittimità hanno evidenziato come l’identificazione non si basasse solo sulle foto, ma su un quadro probatorio composito che includeva:
* Le conversazioni intercettate in cui la donna veniva chiamata con il suo nome di battesimo.
* Il contenuto delle conversazioni, che vertevano proprio su carte d’identità e relativi prezzi.
* La circostanza che l’imputata avesse recentemente richiesto e ottenuto una nuova carta d’identità.
* Il fatto che, durante una perquisizione, avesse esibito proprio quel documento, che presentava evidenti segni di manomissione (la foto originale era stata rimossa e poi malamente ricollocata).

La questione del Travisamento della Prova

La difesa aveva inoltre lamentato un travisamento della prova riguardo alle modalità di sequestro del documento. Sosteneva che l’imputata lo avesse consegnato spontaneamente, un gesto che avrebbe dovuto incidere sulla valutazione del suo dolo. La Corte ha ritenuto anche questo motivo infondato, chiarendo che il verbale di sequestro attestava come il documento fosse stato presentato per l’identificazione presso il commissariato e solo in quella sede ne erano state notate le anomalie, contraddicendo la tesi della consegna spontanea.

Le Questioni Procedurali e la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha affrontato anche le questioni procedurali sollevate dalla difesa.

L’esame dei Testimoni

Contrariamente a quanto sostenuto nel ricorso, i testimoni (imputati in procedimento connesso) erano stati correttamente esaminati secondo le regole del “testimone assistito” (art. 197-bis c.p.p.). In ogni caso, la Corte ha sottolineato che la loro testimonianza non era stata decisiva per l’affermazione di responsabilità.

La Tempestività della Lista Testi

Anche la censura sulla tardività della lista testi del PM è stata rigettata. I giudici hanno applicato il principio consolidato secondo cui, se il dibattimento viene rinviato a udienza fissa prima della sua apertura formale, le parti riacquistano il diritto di presentare le proprie liste, rendendo tempestivo il deposito avvenuto prima della nuova udienza.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso era basato su censure non consentite in sede di legittimità, in quanto miravano a una nuova e diversa valutazione delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito. I motivi sono stati giudicati manifestamente infondati e, in parte, riproduttivi di doglianze già adeguatamente superate dalla Corte d’Appello. La motivazione della corte territoriale è stata ritenuta logica e coerente, fondata su una pluralità di elementi convergenti che, complessivamente, dimostravano la colpevolezza dell’imputata al di là di ogni ragionevole dubbio. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto correttamente motivato, essendo una valutazione discrezionale del giudice di merito non sindacabile se non palesemente illogica.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine del giudizio di cassazione: la Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un giudice di legittimità. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare le prove. Quando un ricorso si limita a proporre una lettura alternativa delle risultanze processuali, senza individuare vizi di legge o palesi illogicità, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Per i reati di falsificazione documenti, ciò significa che la prova della colpevolezza può legittimamente fondarsi su un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti, la cui valutazione complessiva da parte dei giudici di merito è insindacabile se logicamente argomentata.

Perché il motivo di ricorso sull’identificazione dell’imputata è stato respinto?
È stato respinto perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’identificazione non si basasse su un unico elemento fragile, ma su un insieme di prove convergenti: le foto degli appostamenti, il nome usato nelle intercettazioni, il contenuto delle conversazioni e il ritrovamento del documento d’identità palesemente manomesso. Il ricorso si limitava a una rilettura dei fatti non permessa in sede di legittimità.

Quando il deposito della lista testimoni può essere considerato tempestivo anche dopo la prima udienza?
Secondo la Corte, se il dibattimento viene rinviato a una nuova udienza fissa prima della sua formale apertura (ad esempio, per nullità della notifica), le parti riacquistano pienamente il diritto di depositare la lista testimoni entro il termine di legge calcolato sulla nuova data. Il rinvio, in questo caso, azzera i termini precedenti.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘a-specifico’ o ‘reiterativo’?
Un motivo è ‘reiterativo’ quando ripropone le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata. È ‘a-specifico’ quando la critica è generica e non individua con precisione il vizio di legge o di logica che renderebbe illegittima la decisione, limitandosi a contestare la valutazione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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