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False generalità: ricorso tardivo è inammissibile

Un automobilista, condannato per aver fornito false generalità durante un controllo stradale, ricorre in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile non solo perché presentato in ritardo, ma anche per la manifesta infondatezza dei motivi, confermando la condanna.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Generalità a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Fornire false generalità a un pubblico ufficiale durante un controllo è un reato che può portare a serie conseguenze penali. Tuttavia, il percorso processuale per giungere a una condanna definitiva è costellato di regole e scadenze precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda l’importanza cruciale del rispetto dei termini procedurali, dimostrando come un errore formale, come un ricorso tardivo, possa essere fatale per la difesa, indipendentemente dai motivi di merito sollevati.

I Fatti: Dalle False Generalità alla Doppia Condanna

Il caso ha origine da un controllo di circolazione stradale. Un automobilista, fermato dalle forze dell’ordine, forniva verbalmente delle generalità non corrispondenti al vero. Successivamente, però, firmava il verbale redatto dagli agenti con il proprio nome e cognome. Per questa condotta, veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte di Appello per il reato di cui all’art. 495 del codice penale, ovvero false attestazioni a un pubblico ufficiale sulla propria identità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Non rassegnato alla condanna, l’imputato proponeva ricorso per cassazione attraverso il suo difensore, basandolo su quattro motivi principali:
1. Estinzione del reato per prescrizione: Sosteneva che il termine massimo di prescrizione fosse maturato durante il tempo necessario per il deposito della motivazione della sentenza d’appello.
2. Vizio di motivazione sulla prova: Contestava la valutazione delle prove, ritenendola basata su una narrazione “fantasiosa” di un testimone e su riconoscimenti fotografici irrilevanti.
3. Insussistenza dell’elemento soggettivo: Affermava che, avendo firmato il verbale con le sue vere generalità, mancava la volontà di ingannare, elemento essenziale del reato.
4. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il diniego delle attenuanti, giustificato dalla Corte d’appello in base a precedenti penali e all’assenza di una volontà riparatoria.

Le Motivazioni della Corte sulle false generalità

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile, basando la sua decisione su una duplice argomentazione: una di carattere procedurale e una di merito.

L’Intempestività: Un Errore Procedurale Fatale

Il primo e decisivo ostacolo incontrato dal ricorso è stato la sua tardività. La Corte ha ricostruito meticolosamente le scadenze procedurali:
* La sentenza d’appello è stata pronunciata il 22 marzo 2024, con un termine di 60 giorni per il deposito delle motivazioni.
* Le motivazioni sono state depositate il 21 maggio 2024, nel rispetto dei termini.
* Da quel momento, il termine per l’impugnazione era di 45 giorni, con scadenza fissata per il 6 luglio 2024.
* Il ricorso è stato presentato solo il 12 luglio 2024, sei giorni oltre il termine ultimo.

Questo ritardo ha reso il ricorso, in primo luogo, inammissibile per intempestività, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi discussione sul merito.

La Manifesta Infondatezza dei Motivi

Pur potendosi fermare alla questione della tardività, la Corte ha voluto sottolineare anche la manifesta infondatezza di tutti i motivi proposti.
* Sulla prescrizione: La Corte ha precisato che, secondo un principio consolidato delle Sezioni Unite, l’inammissibilità del ricorso impedisce di dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, maturate successivamente alla sentenza impugnata.
* Sulla valutazione delle prove: La Cassazione ha ribadito di non poter riesaminare i fatti. La ricostruzione operata dalla Corte d’Appello è stata ritenuta logica e immune da vizi, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.
* Sull’elemento soggettivo: L’argomento della firma veritiera è stato considerato un tentativo di ottenere una nuova valutazione del fatto. La Corte territoriale aveva logicamente argomentato che la firma non era chiaramente leggibile, una valutazione di merito che non può essere messa in discussione in Cassazione.
* Sulle attenuanti generiche: La decisione di negare le attenuanti è stata ritenuta correttamente motivata, valorizzando l’assenza di pentimento e la condotta dell’imputato che aveva anche causato l’avvio di un procedimento sanzionatorio a carico della persona le cui generalità erano state usurpate.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce due principi fondamentali del nostro sistema processuale. In primo luogo, il rispetto perentorio dei termini per le impugnazioni è un requisito indispensabile di ammissibilità, la cui violazione preclude ogni esame di merito. In secondo luogo, il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Fornire false generalità resta un reato grave, e le strategie difensive devono essere costruite nel rigoroso rispetto delle regole procedurali per avere una possibilità di successo.

Presentare un ricorso in ritardo quali conseguenze comporta?
Secondo la sentenza, la presentazione tardiva di un ricorso ne causa l’inammissibilità. Ciò impedisce alla Corte di esaminare i motivi nel merito, portando alla conferma della decisione impugnata e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Se la prescrizione del reato matura dopo la sentenza d’appello, può essere dichiarata dalla Cassazione se il ricorso è inammissibile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’inammissibilità del ricorso, dovuta ad esempio a manifesta infondatezza o tardività, non consente la formazione di un valido rapporto processuale e preclude la possibilità di rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, maturate dopo la sentenza impugnata.

Firmare un verbale con il proprio nome vero sana il reato di false generalità fornite in precedenza?
Non necessariamente. Nel caso specifico, i giudici di merito hanno ritenuto che la firma apposta non fosse ‘chiaramente e inequivocamente leggibile’, confermando la condanna. La Cassazione ha considerato l’argomento difensivo come un tentativo di rivalutare i fatti, cosa non permessa in sede di legittimità, avallando così la decisione della Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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