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False dichiarazioni: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale. I motivi dell’appello, ritenuti troppo generici e non specifici, riguardavano lo stato del soggetto al momento delle dichiarazioni e la mancata concessione delle attenuanti generiche. La decisione conferma che per contestare una sentenza in Cassazione sono necessari motivi di diritto chiari e non semplici riesami dei fatti. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Dichiarazioni: Quando il Ricorso in Cassazione Viene Rifiutato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali riguardo l’ammissibilità dei ricorsi, in particolare nel contesto del reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale. Questa decisione offre spunti importanti su come devono essere strutturati i motivi di impugnazione per evitare una declaratoria di inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per capire le ragioni dietro la conferma della condanna.

I Fatti del Caso

Un individuo era stato condannato in primo grado per il reato di cui all’art. 495 del codice penale, per aver fornito false dichiarazioni a degli agenti di polizia. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza, confermando la condanna per le dichiarazioni rese ai poliziotti ma assolvendolo per altre dichiarazioni, rese a un medico, perché il fatto non sussisteva. Insoddisfatto della condanna residua, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le presunte false dichiarazioni

Il ricorso si basava su due argomentazioni principali:

1. Omessa Valutazione delle Condizioni dell’Imputato

Il primo motivo lamentava un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che i giudici d’appello non avessero adeguatamente considerato le condizioni psico-fisiche in cui si trovava l’imputato al momento in cui aveva reso le dichiarazioni incriminate. Secondo il ricorrente, questo stato alterato avrebbe dovuto essere valutato come un elemento cruciale.

2. Mancato Riconoscimento delle Attenuanti Generiche

Con il secondo motivo, si contestava la decisione della Corte d’Appello di non concedere le circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale. La difesa riteneva che vi fossero elementi sufficienti per una riduzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi presentati dalla difesa. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato in modo chiaro e netto le ragioni della sua decisione, basandosi su principi consolidati della giurisprudenza.

Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno stabilito che le argomentazioni della difesa si risolvevano in “generiche affermazioni che riguardano circostanze di fatto”. In altre parole, il ricorrente non stava sollevando una questione di legittimità (cioè di errata applicazione della legge), ma stava chiedendo alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità. Il ricorso in Cassazione serve a controllare la corretta applicazione delle norme, non a riesaminare il merito della vicenda.

Relativamente al secondo motivo, quello sulle attenuanti generiche, la Corte ha ribadito un principio consolidato. Per motivare il diniego di tale beneficio, non è necessaria una disamina analitica di tutti gli elementi a favore o contro, ma è sufficiente un “congruo riferimento” agli elementi ritenuti decisivi. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano fornito una motivazione adeguata per il loro diniego, rendendo la doglianza dell’imputato inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. Per avere successo in Cassazione, non basta esprimere un generico dissenso con la decisione dei giudici di merito. È indispensabile formulare censure specifiche, precise e pertinenti, che mettano in luce un vero e proprio errore di diritto o un vizio logico manifesto nella motivazione. Le affermazioni generiche e la richiesta di una nuova valutazione dei fatti sono destinate a scontrarsi con una dichiarazione di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono troppo generici, si limitano a contestare la valutazione dei fatti (compito dei giudici di merito) o se sollevano questioni per le quali la sentenza impugnata ha già fornito una motivazione legalmente sufficiente.

È sufficiente una motivazione sintetica del giudice per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, per negare le attenuanti generiche è sufficiente che il giudice di merito fornisca un congruo riferimento agli elementi considerati decisivi o rilevanti, senza dover analizzare ogni singolo aspetto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna definitiva del ricorrente, il quale è inoltre tenuto a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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