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False dichiarazioni: quando è doppio reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per possesso di documenti falsi e false dichiarazioni. La Corte ha stabilito che presentare un documento falso equivale a rendere dichiarazioni mendaci, configurando due reati distinti e concorrenti, non assorbibili l’uno nell’altro. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche per la gravità dei fatti e la personalità del soggetto.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Dichiarazioni e Documenti Falsi: La Cassazione Chiarisce il Doppio Reato

Quando la presentazione di un documento d’identità falso integra solo il reato di possesso di documenti falsi o anche quello di false dichiarazioni? Questa è la domanda cruciale a cui ha risposto una recente ordinanza della Corte di Cassazione, fornendo chiarimenti importanti sul concorso tra questi due reati. La Corte ha stabilito che le due condotte sono distinte e possono coesistere, portando a una doppia condanna. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le implicazioni.

I Fatti del Caso: La Doppia Condanna

Il caso ha origine dal ricorso di un individuo condannato dalla Corte di Appello per due distinti capi d’imputazione, uniti dal vincolo della continuazione:
1. Capo A: Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (artt. 81 cpv, 477, 482 e 497 bis, comma 2, cod. pen.).
2. Capo B: False dichiarazioni sulla propria identità o qualità personali (art. 496 cod. pen.).

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la sussistenza del secondo reato e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali:
1. Assorbimento del reato: Sosteneva che la condotta di false dichiarazioni fosse completamente assorbita in quella, più grave, di possesso e uso di documenti falsi. A suo dire, limitarsi a consegnare il documento falso non costituirebbe un’autonoma dichiarazione mendace.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il diniego delle attenuanti, ritenendo che la Corte di Appello non avesse valutato adeguatamente gli elementi a suo favore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulle False Dichiarazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato. Le argomentazioni della Suprema Corte sono state chiare e in linea con la giurisprudenza consolidata.

La Distinzione tra Possesso e Dichiarazione

Sul primo punto, la Corte ha smontato la tesi dell’assorbimento. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la presentazione di un documento di identità falso a un’autorità preposta al controllo equivale a declinare le proprie generalità in conformità con quanto riportato sul documento stesso. Non è necessario pronunciare verbalmente le false generalità; il gesto di esibire il documento è di per sé una dichiarazione.

Di conseguenza, il reato di possesso di documenti falsi (Capo A) e quello di false dichiarazioni sulla propria identità (Capo B) non sono in un rapporto di specialità. Si tratta di due fattispecie che descrivono condotte diverse: la prima punisce il possesso del documento contraffatto, la seconda l’atto di mentire sulla propria identità. Pertanto, i due reati concorrono e non si escludono a vicenda.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era logica e completa. I giudici di merito avevano negato le attenuanti generiche basandosi su elementi concreti e decisivi: la gravità del fatto, la personalità negativa del ricorrente e l’assenza di successiva resipiscenza (pentimento).

La Cassazione ha colto l’occasione per ricordare che il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti. È sufficiente che la motivazione si concentri sugli aspetti ritenuti decisivi per la decisione, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato e di grande rilevanza pratica. Chiunque venga trovato in possesso di un documento falso e lo esibisca alle forze dell’ordine durante un controllo risponderà di due reati distinti. La semplice consegna del documento è sufficiente a integrare anche il reato di false dichiarazioni, senza che sia necessario un comportamento attivo ulteriore. Questa pronuncia ribadisce la severità dell’ordinamento nel punire le condotte che minano la fede pubblica e l’affidabilità dei sistemi di identificazione, confermando che la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche deve fondarsi su elementi positivi concreti, che in questo caso mancavano del tutto.

Presentare un documento falso a un’autorità costituisce anche il reato di false dichiarazioni?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la presentazione di un documento di identità all’autorità preposta al controllo equivale a declinare le proprie generalità in conformità alle indicazioni contenute nel documento stesso, integrando così il reato di false dichiarazioni.

Il reato di possesso di documenti falsi assorbe quello di false dichiarazioni?
No. La Corte ha chiarito che non sussiste un rapporto di specialità tra i due reati. Si tratta di fattispecie che descrivono condotte differenti (il possesso da un lato, la dichiarazione mendace dall’altro) e che, pertanto, concorrono tra loro.

Per quale motivo la Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto la decisione adeguatamente motivata, basandosi su elementi specifici come la gravità del fatto, la personalità negativa del ricorrente e l’assenza di qualsiasi segno di pentimento (resipiscenza) dopo la commissione dei reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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