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False dichiarazioni patrocinio a spese dello Stato: Cass.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per false dichiarazioni nel modulo di richiesta del patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo che la semplice reiterazione dei motivi di appello non costituisce un ricorso valido e che il diniego delle attenuanti generiche e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto era giustificato dai precedenti penali e dalla gravità della condotta.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Dichiarazioni per il Gratuito Patrocinio: La Cassazione Conferma la Condanna

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non ha i mezzi economici attraverso l’istituto del patrocinio a spese dello Stato. Tuttavia, questo beneficio si fonda su un patto di lealtà tra il cittadino e lo Stato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce le gravi conseguenze per chi viola questo patto, fornendo false dichiarazioni per il patrocinio a spese dello Stato. Analizziamo la decisione per capire i principi applicati dai giudici.

I Fatti del Caso

Una donna veniva condannata sia in primo grado dal Tribunale di Oristano sia in secondo grado dalla Corte d’Appello di Cagliari alla pena di un anno e due mesi di reclusione e 400 euro di multa. L’accusa era quella di aver reso dichiarazioni false per ottenere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, violando l’articolo 95 del Testo Unico sulle Spese di Giustizia.

Contro la sentenza d’appello, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione attraverso il suo difensore, basandosi su tre motivi principali:
1. Un presunto errore nella valutazione delle prove, sostenendo che l’imputata avesse agito in errore e non con dolo.
2. La mancata motivazione da parte della Corte d’Appello sul perché non fosse stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. La mancata motivazione sul diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Analisi dei motivi del ricorso

Il ricorso si concentrava sul tentativo di smontare l’impianto accusatorio facendo leva su presunti vizi di motivazione della sentenza di secondo grado. La difesa sosteneva che i giudici non avessero adeguatamente considerato la possibilità di un errore da parte dell’imputata e non avessero giustificato a sufficienza il rigetto di benefici come le attenuanti generiche e la non punibilità per la tenuità del fatto. Questi argomenti, tuttavia, non hanno convinto i giudici della Suprema Corte.

Le motivazioni della Cassazione sulle false dichiarazioni patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato su tutti i fronti. Vediamo nel dettaglio il ragionamento dei giudici.

Sul primo motivo, relativo all’errore dell’imputata, la Corte ha sottolineato come questo fosse una mera riproposizione di argomenti già ampiamente e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti evidenziato che:
– L’imputata aveva sottoscritto personalmente la dichiarazione, assumendosene la piena responsabilità.
– L’errore sull’anno di reddito da dichiarare era inescusabile, poiché la legge è chiara in merito.
– Le dichiarazioni della ricorrente erano palesemente contraddette dai fatti: affermava di lavorare sulla costa durante l’estate, ma in quel periodo era sottoposta alla misura dell’obbligo di dimora in un comune dell’entroterra.

Anche il terzo motivo, riguardante il diniego delle attenuanti generiche, è stato giudicato infondato. La Corte di merito aveva motivato adeguatamente la sua decisione sulla base dei precedenti penali dell’imputata, della gravità del fatto e della sua condotta processuale. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice indichi gli elementi negativi di preponderante rilevanza (come i precedenti penali), senza essere tenuto a esaminare ogni singolo argomento difensivo.

Infine, per quanto riguarda la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto), la Corte ha applicato un altro importante principio. Anche in assenza di una motivazione esplicita su questo punto, il rigetto della richiesta si può desumere logicamente dalla struttura complessiva della sentenza. Le stesse ragioni che hanno portato a negare le attenuanti generiche – ovvero la gravità della condotta e i precedenti penali – sono state considerate sufficienti a escludere anche la particolare tenuità del fatto. I parametri di valutazione, in entrambi i casi, sono in gran parte sovrapponibili e legati all’art. 133 del codice penale.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza offre due importanti lezioni. La prima è di natura processuale: un ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione dei motivi d’appello, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata. La seconda è di natura sostanziale: la valutazione sulla concessione di benefici come le attenuanti generiche o la non punibilità per tenuità del fatto è ampiamente discrezionale e può essere legittimamente basata su elementi negativi come i precedenti penali, che delineano un giudizio di disvalore sulla personalità dell’imputato.

È possibile giustificare una falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio sostenendo di aver commesso un errore?
No, secondo la Corte di Cassazione l’errore non è considerato scusabile quando le dichiarazioni sono state sottoscritte personalmente e sono contraddette da elementi di fatto oggettivi. La responsabilità della correttezza dei dati dichiarati ricade su chi presenta l’istanza.

Perché la Corte non ha concesso le attenuanti generiche all’imputata?
Il diniego delle attenuanti generiche è stato giustificato sulla base dei precedenti penali dell’imputata, della gravità del fatto e della sua condotta processuale. La Corte ha chiarito che la presenza di elementi negativi preponderanti, come un curriculum criminale, è sufficiente per motivare il rigetto di tale beneficio.

Una sentenza può essere valida anche se non motiva esplicitamente il rigetto della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. La Corte ha stabilito che se il rigetto può essere logicamente desunto dalla motivazione complessiva della sentenza, l’assenza di una spiegazione esplicita non costituisce un vizio. In questo caso, le ragioni addotte per negare le attenuanti generiche sono state considerate valide anche per escludere la particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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