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False dichiarazioni: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e false dichiarazioni sulla propria identità. La Corte ha stabilito che il reato di false dichiarazioni è istantaneo e si consuma al momento della dichiarazione. Inoltre, i motivi di ricorso sono stati giudicati generici e una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Dichiarazioni a Pubblico Ufficiale: la Cassazione fa Chiarezza

Fornire false dichiarazioni sulla propria identità a un pubblico ufficiale durante un controllo è una condotta che integra un reato ben preciso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito alcuni principi fondamentali in materia, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e facendo luce sulla natura del reato e sui limiti dell’impugnazione. Questo caso offre spunti importanti per comprendere quando si consuma il delitto e perché non è possibile riproporre in Cassazione le stesse argomentazioni già respinte in appello.

I Fatti del Caso

Un individuo, a seguito di un controllo stradale, veniva condannato in primo grado e in appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e per aver fornito ai Carabinieri false dichiarazioni sulla propria identità. Trovandosi privo di documenti, l’uomo aveva dichiarato generalità non veritiere. Ritenendo ingiusta la condanna, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso e le Questioni Giuridiche

L’imputato basava il suo ricorso su quattro motivi principali:
1. Sussistenza del reato di resistenza: Contestava la configurabilità degli elementi tipici del reato di cui all’art. 337 c.p.
2. Tentativo di false dichiarazioni: Sosteneva che il reato di cui all’art. 495 c.p. dovesse essere considerato solo tentato e non consumato.
3. Errata qualificazione giuridica: Riteneva che la sua condotta dovesse rientrare nella fattispecie più lieve dell’art. 496 c.p. anziché in quella contestata.
4. Mancata concessione di benefici: Censurava la decisione della Corte d’Appello di non concedergli la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e le attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle False Dichiarazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei motivi presentati, giudicati in parte generici e in parte manifestamente infondati. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire principi consolidati sia in materia processuale che sostanziale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente. In primo luogo, ha evidenziato come i motivi relativi al reato di resistenza e alle false dichiarazioni fossero una mera e ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già dedotto e puntualmente respinto dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

Sul punto cruciale delle false dichiarazioni, la Corte ha ribadito che il reato previsto dall’art. 495 c.p. è un reato istantaneo. Ciò significa che si consuma nel preciso momento in cui la falsa attestazione viene resa al pubblico ufficiale. Non è quindi configurabile il tentativo, come erroneamente sostenuto dal ricorrente. La Corte ha inoltre specificato che fornire false generalità ai Carabinieri durante un controllo stradale, in assenza di altri documenti, integra pienamente questo reato, poiché tali dichiarazioni sono ‘preordinate a garantire al pubblico ufficiale le proprie qualità personali’.

Infine, anche il motivo relativo alla mancata concessione dei benefici è stato respinto. La graduazione della pena e la concessione delle attenuanti o della causa di non punibilità per tenuità del fatto rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. La Corte territoriale aveva motivato in modo logico e coerente il proprio diniego, rendendo la decisione insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma due principi chiave. Dal punto di vista processuale, sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso per Cassazione: non è sufficiente ripetere le argomentazioni dei gradi precedenti. Dal punto di vista sostanziale, cristallizza la natura istantanea del reato di false dichiarazioni ex art. 495 c.p., che si perfeziona con la semplice menzogna resa al pubblico ufficiale, senza che sia necessario un esito ulteriore. La decisione serve da monito sull’impossibilità di sfuggire alle proprie responsabilità mentendo sulla propria identità durante un controllo di polizia.

Quando si considera consumato il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale?
Secondo la Corte, il reato previsto dall’art. 495 c.p. è istantaneo e si consuma nel momento esatto in cui la falsa dichiarazione viene resa al pubblico ufficiale, non essendo configurabile il tentativo.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone gli stessi motivi dell’appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché si risolve in una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e respinti. Per essere ammissibile, il ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, e non una semplice ripetizione.

Quale reato commette chi, senza documenti, fornisce generalità false ai Carabinieri durante un controllo?
La Corte di Cassazione chiarisce che tale condotta integra il reato di cui all’art. 495 del codice penale (falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sull’identità o su qualità personali), in quanto le dichiarazioni rese rivestono il carattere di attestazione preordinata a garantire le proprie qualità personali al pubblico ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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