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False comunicazioni sociali: la sentenza della Cassazione

Un amministratore è stato condannato per false comunicazioni sociali per aver iscritto in bilancio un credito fittizio di un milione di euro al fine di occultare le perdite della società. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, ritenendo il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che il ricorso non contestava la principale motivazione giuridico-contabile della sentenza d’appello, ovvero l’impossibilità di un credito del debitore verso il proprio garante. Inoltre, ha confermato la correttezza del diniego di rinvio dell’udienza richiesto dal difensore per concomitante impegno professionale.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

False Comunicazioni Sociali: Credito Fittizio e Doveri dell’Avvocato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31861/2024, ha confermato una condanna per il reato di false comunicazioni sociali, fornendo importanti chiarimenti sia sulla sostanza del reato che su aspetti procedurali cruciali, come il legittimo impedimento del difensore. La decisione riguarda un amministratore che aveva alterato il bilancio di una società per nascondere ingenti perdite, un caso che mette in luce i rischi legati alla manipolazione dei dati contabili e la necessità di rigore nella prassi forense.

I Fatti del Processo

Al centro della vicenda vi è l’amministratore di una S.r.l. accusato di aver falsificato il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2014. Nello specifico, l’imputato aveva iscritto una posta attiva fittizia, un presunto “credito verso coogaranti” per un valore di un milione di euro. Questa operazione contabile aveva permesso di mascherare una perdita d’esercizio significativa, facendola apparire come un passivo di soli 24.000 euro. La Corte di Appello di Ancona aveva confermato la condanna, riformando solo il trattamento sanzionatorio. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi: uno di carattere procedurale e uno di merito.

L’istanza di Rinvio e il Legittimo Impedimento dell’Avvocato

Il primo motivo di ricorso lamentava la nullità della sentenza per il mancato accoglimento di un’istanza di rinvio. Il difensore aveva comunicato un concomitante impegno professionale, un’udienza preliminare presso un altro tribunale, ritenuta prioritaria per la gravità dei reati contestati al suo assistito in quella sede.

La Cassazione ha rigettato il motivo, pur criticando la motivazione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i principi sanciti dalle Sezioni Unite (sent. Torchio, n. 4909/2014) sul legittimo impedimento: il difensore deve:
1. Comunicare l’impedimento non appena ne ha conoscenza.
2. Indicare le ragioni che rendono essenziale la sua presenza nel diverso processo.
3. Attestare l’assenza di un codifensore e l’impossibilità di farsi sostituire.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto l’istanza carente perché il legale non aveva spiegato perché non potesse avvalersi di un sostituto processuale nell’altro procedimento (un’udienza preliminare), preferendolo a un’udienza d’appello in cui si discuteva la conferma di una condanna. La sola “maggiore gravità” dei reati non è un criterio sufficiente se non accompagnato da una valutazione complessiva delle fasi processuali.

Le False Comunicazioni Sociali e l’Inammissibilità del Ricorso

Il secondo motivo, relativo alla responsabilità penale, è stato dichiarato inammissibile per aspecificità. La Corte di Appello aveva fondato la condanna su una duplice argomentazione (ratio decidendi): una legata a un documento fiscale e l’altra, ben più solida, basata sull’impossibilità logica e giuridica dell’esistenza di un “credito verso garanti” in capo al debitore principale.

La Cassazione ha sottolineato come l’iscrizione di un credito del debitore verso il proprio garante sia un’anomalia contabile e giuridica. Quando un garante paga il debito, egli subentra nei diritti del creditore verso il debitore, ma non sorge mai un credito del debitore verso il garante. Il ricorso dell’imputato aveva criticato solo l’aspetto probatorio legato al documento fiscale, ignorando completamente questa argomentazione centrale. Tale omissione ha reso il ricorso aspecifico, poiché non si è confrontato criticamente con il cuore del ragionamento della sentenza impugnata, violando il principio del dialogo critico tra l’impugnazione e la decisione contestata.

Le motivazioni

La decisione della Suprema Corte è motivata dalla necessità di riaffermare due principi cardine. Sul piano procedurale, una richiesta di rinvio per legittimo impedimento deve essere rigorosamente motivata e non può basarsi su criteri generici come la gravità dei reati dell’altro processo, ma deve dimostrare una reale e insuperabile necessità della presenza del difensore. Sul piano sostanziale, la Corte ha inteso sanzionare la prassi di presentare ricorsi non specifici, che eludono il confronto con le argomentazioni centrali della sentenza impugnata. Dichiarare l’inammissibilità di un ricorso che ignora una delle rationes decidendi serve a garantire l’efficienza del processo e il rispetto del dovere di specificità dei motivi di impugnazione. La Corte ha confermato che l’artificio contabile, creando un’apparente condizione di solvibilità, era idoneo a ingannare i terzi e integrava pienamente il delitto di false comunicazioni sociali.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito sia per gli amministratori di società che per i professionisti legali. Per i primi, ribadisce la gravità della manipolazione dei bilanci, un reato posto a tutela della trasparenza del mercato e della fiducia dei soci e dei creditori. Per gli avvocati, sottolinea l’onere di diligenza nella formulazione delle istanze procedurali e nella redazione degli atti di impugnazione, che devono sempre confrontarsi in modo puntuale e completo con tutte le argomentazioni della decisione che si intende criticare.

Quando l’iscrizione di un credito in bilancio costituisce reato di false comunicazioni sociali?
L’iscrizione di un credito costituisce reato quando questo è fittizio o non rispondente al vero, e viene appostato con lo scopo di occultare perdite o, più in generale, di fornire una rappresentazione ingannevole della situazione economica e patrimoniale della società ai soci o al pubblico.

Un avvocato può sempre ottenere il rinvio di un’udienza per un altro impegno professionale?
No. Per ottenere il rinvio, il difensore deve dimostrare un legittimo impedimento, comunicandolo tempestivamente e specificando le ragioni che rendono essenziale la sua presenza nell’altro processo, l’impossibilità di farsi sostituire e l’assenza di un codifensore. La mera indicazione di un altro impegno, anche se per reati più gravi, non è di per sé sufficiente.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile nel merito?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per aspecificità, in quanto ha omesso di contestare una delle principali ragioni giuridiche su cui si fondava la sentenza di condanna (la cosiddetta ratio decidendi). L’impugnazione si era concentrata su un aspetto secondario, ignorando l’argomento centrale relativo all’impossibilità logico-giuridica del credito iscritto in bilancio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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