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Falsa testimonianza: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il reato di falsa testimonianza. La Corte ha ritenuto il ricorso generico e infondato, in quanto si limitava a riproporre questioni già valutate e respinte dai giudici di merito sulla base di prove concrete che smentivano la versione dell’imputata, la quale aveva tentato di favorire un parente. La decisione conferma la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa testimonianza: la Cassazione conferma l’inammissibilità del ricorso generico

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di falsa testimonianza, delineando con chiarezza i confini dell’ammissibilità del ricorso presentato avverso una condanna. La decisione sottolinea come la genericità e la manifesta infondatezza dei motivi, specialmente quando si limitano a riproporre questioni già ampiamente esaminate nei gradi di merito, portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo principio è fondamentale per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e la certezza del diritto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di una donna per il reato di falsa testimonianza, previsto dall’art. 372 del codice penale. L’imputata aveva presentato ricorso in Cassazione contestando la motivazione della sentenza della Corte d’Appello, che aveva confermato la sua responsabilità penale. Secondo la difesa, la motivazione era errata e infondata. La testimonianza incriminata era stata resa a favore del cognato, nel tentativo, secondo l’accusa, di scagionarlo da altre responsabilità.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, ritenendoli non meritevoli di accoglimento. I giudici hanno qualificato il ricorso come ‘meramente reiterativo’, ovvero una semplice ripetizione di censure già adeguatamente analizzate e respinte sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, infatti, aveva fornito una motivazione ampia, diffusa e logicamente coerente per giustificare la condanna.

Le motivazioni della decisione sulla Falsa testimonianza

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri principali. In primo luogo, la genericità e la manifesta infondatezza del motivo di ricorso. In secondo luogo, l’inverosimiglianza della versione fornita dall’imputata, smentita da prove concrete e inequivocabili emerse nel processo a carico del cognato.

Tra queste prove, decisive sono state:
1. Il ritrovamento di una somma di 1.390 euro in contanti (monete e banconote di vario taglio) addosso al cognato al momento di un controllo all’uscita dall’abitazione che condivideva con la ricorrente.
2. Il rinvenimento, durante la perquisizione domiciliare, di un elenco di nomi e cifre, insieme all’annotazione di una somma di 1.300 euro in corrispondenza della data del fatto.

Questi elementi, secondo la Corte, dimostravano in modo coerente la volontà della ricorrente di dichiarare il falso per favorire il parente, rendendo la sua testimonianza oggettivamente e soggettivamente non credibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione come un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Quando le corti inferiori hanno valutato le prove in modo logico e coerente, fornendo una motivazione adeguata, la Cassazione non può riesaminare i fatti. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende. La decisione serve da monito sull’importanza di fondare i ricorsi su vizi di legittimità specifici e non su una generica contestazione della valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito.

Quando un ricorso per cassazione per falsa testimonianza può essere dichiarato inammissibile?
Quando i motivi sono generici, manifestamente infondati e si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte dai giudici di merito con motivazioni logiche e corrette.

Quali elementi possono smentire la versione di un testimone e provare la falsa testimonianza?
Secondo questa ordinanza, elementi oggettivi e concreti come il ritrovamento di somme di denaro, annotazioni scritte e altre risultanze processuali che contraddicono la dichiarazione resa possono essere considerati prove sufficienti a dimostrare la falsità della testimonianza.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e a versare una somma di denaro, determinata dalla Corte, alla cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte senza validi motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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