Falsa Testimonianza: Cassazione Conferma Inammissibilità per Motivi Generici
Il reato di falsa testimonianza rappresenta un grave attacco al corretto funzionamento della giustizia. Con l’ordinanza n. 11015 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in sede di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Analizziamo questa decisione che chiarisce i limiti dell’appello alla Suprema Corte.
I Fatti del Caso
Un cittadino, condannato dalla Corte d’Appello di Genova per il reato di falsa testimonianza, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua difesa si basava principalmente su due argomentazioni: la presunta irrilevanza delle sue dichiarazioni ai fini della decisione della causa civile in cui erano state rese e la mancanza dell’elemento psicologico, ovvero l’intenzione di mentire.
L’imputato sosteneva, in sostanza, che le sue affermazioni non avessero influenzato l’esito del precedente giudizio e che, in ogni caso, non vi fosse da parte sua la volontà di dichiarare il falso.
I Limiti del Ricorso e la Falsa Testimonianza
Il ricorso in Cassazione non è un’occasione per riesaminare le prove o per rivalutare la credibilità di un testimone. Il suo scopo è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente. I motivi proposti dal ricorrente sono stati giudicati dalla Suprema Corte come un tentativo di superare questi confini.
La Genericità dei Motivi di Appello
Il primo motivo, relativo all’irrilevanza delle dichiarazioni, è stato definito dalla Corte come “generico” e “manifestamente infondato”. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva già affrontato e risolto questo punto, e il ricorso non faceva altro che riproporre la stessa tesi senza individuare un vizio di legge nella sentenza impugnata.
Il secondo motivo, riguardante l’assenza dell’elemento psicologico del reato di falsa testimonianza, è stato considerato altrettanto generico e, soprattutto, “improponibile”. La valutazione dell’intenzione di un imputato è una classica questione di merito, che spetta esclusivamente al giudice di primo e secondo grado, basandosi sulle prove raccolte durante il processo.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte di Cassazione ha rilevato che entrambi i motivi di censura proposti non miravano a denunciare un errore di diritto, ma a sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti già esaminati nei precedenti gradi di giudizio. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di legittimità.
L’ordinanza afferma chiaramente che le argomentazioni sull’irrilevanza delle dichiarazioni e sull’elemento psicologico del delitto di falsa testimonianza “investe direttamente il merito del giudizio”. Di conseguenza, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.
Le Conclusioni
La decisione della Suprema Corte è netta: il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questa pronuncia comporta due conseguenze dirette per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. La sentenza della Corte d’Appello diventa così definitiva.
Questa ordinanza serve come monito: il ricorso in Cassazione deve essere fondato su vizi specifici di legittimità (errori nell’applicazione della legge o vizi di motivazione) e non può essere utilizzato come un pretesto per tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti del processo.
Perché il ricorso per falsa testimonianza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti generici e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti (il merito del giudizio), un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.
Cosa significa che un motivo di ricorso investe ‘il merito del giudizio’?
Significa che il motivo non contesta un errore nell’applicazione della legge, ma cerca di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, la valutazione delle prove o l’elemento psicologico dell’imputato, questioni che sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11015 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11015 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 19/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a TORINO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 14/04/2023 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che il primo motivo di censura dedotto si rivela per un verso generico e per l’altro manifestamente infondato riguardo alla ribadita irrilevanza delle dichiarazioni rese dall’imputato ai fini della decisione della causa civile, mentre tanto generico quanto improponibile appare quello circa l’invocata insussistenza dell’elemento psicologico del delitto di falsa testimonianza, che investe direttamente il merito del giudizio.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Roma, 19 gennaio 2024