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Falsa testimonianza: quando il ricorso è inammissibile

Due operai sono stati condannati per falsa testimonianza per aver negato di conoscere un collega in una causa di lavoro. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il loro ricorso, confermando la condanna. La Corte ha stabilito che la valutazione della credibilità dei testimoni spetta ai giudici di merito e che il ricorso non può limitarsi a proporre una rilettura alternativa dei fatti già esaminati.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Testimonianza sul Lavoro: la Cassazione e i Limiti del Ricorso

Un caso di falsa testimonianza in ambito lavorativo offre lo spunto per analizzare i confini del ricorso in Cassazione. Con la sentenza in esame, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non serve a riesaminare i fatti, ma solo a controllare la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme una decisione che chiarisce come la valutazione della credibilità dei testimoni sia di competenza esclusiva dei giudici di merito.

I Fatti del Processo

La vicenda ha origine da una causa di lavoro intentata da un bracciante agricolo contro il suo ex datore di lavoro. L’uomo sosteneva di aver lavorato in nero per molti anni, dal 1999 al 2011, e chiedeva il versamento dei relativi contributi previdenziali. Durante il processo, due suoi colleghi, chiamati a testimoniare, hanno dichiarato di non averlo mai conosciuto né visto lavorare nell’azienda.

Sulla base di queste dichiarazioni, i due operai sono stati accusati e condannati in primo e secondo grado per il reato di falsa testimonianza. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado escludendo la provvisionale per la parte civile, ha confermato la loro responsabilità penale.

I Motivi del Ricorso per Falsa Testimonianza

I due imputati, tramite il loro legale, hanno presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali:

1. Mancata assunzione di prove decisive: La difesa lamentava che i giudici di merito non avessero acquisito alcuni documenti del processo lavorativo, tra cui le dichiarazioni rese da un altro testimone ai Carabinieri e la testimonianza di un’ispettrice del lavoro. Secondo i ricorrenti, tali prove avrebbero dimostrato che la persona offesa aveva smesso di lavorare per l’azienda nel 2003, molto prima che loro venissero assunti (rispettivamente nel 2008 e nel 2010), rendendo quindi veritiera la loro affermazione di non conoscerlo.
2. Contraddittorietà della sentenza: Il ricorso evidenziava una presunta illogicità nella motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima avrebbe dato credito alla versione della persona offesa, ritenendola credibile, mentre avrebbe svalutato le testimonianze a favore degli imputati, comprese quelle di funzionari pubblici come gli ispettori del lavoro.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando le argomentazioni della difesa e riaffermando principi cardine del processo penale.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

Il punto centrale della decisione è che il ricorso mirava a una nuova e diversa valutazione dei fatti e della credibilità dei testimoni. La Cassazione ha ricordato che questo tipo di valutazione è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Il compito della Suprema Corte non è quello di fungere da “terzo grado di giudizio” per riesaminare le prove, ma di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria. Nel caso di specie, il ricorso si limitava a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

La Coerenza della Sentenza d’Appello

I giudici hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello puntuale e tutt’altro che illogica. La sentenza impugnata aveva infatti spiegato perché riteneva credibile il racconto della persona offesa, supportato dalle deposizioni di altri testimoni, e perché, al contrario, considerava inattendibili i testi della difesa. La Corte d’Appello aveva evidenziato le numerose contraddizioni nelle dichiarazioni di un testimone chiave per la difesa, il quale aveva cambiato versione più volte nel corso del tempo. Inoltre, era stato giudicato impossibile che, date le modeste dimensioni dell’azienda e le modalità di lavoro, i braccianti non si conoscessero tra loro.

L’inammissibilità della Richiesta di Nuove Prove

Quanto alla mancata acquisizione di prove, la Cassazione ha osservato che la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria era stata presentata per la prima volta con i motivi aggiunti d’appello e non era funzionalmente collegata ai motivi principali. Tale modalità procedurale rende la richiesta inammissibile. In ogni caso, i documenti richiesti non erano stati ritenuti “decisivi” e il verbale dell’ispettrice del lavoro non costituisce “corpo del reato”, ma solo un elemento di prova da valutare insieme a tutti gli altri.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un’occasione per contestare la valutazione delle prove operata dai giudici di merito. Chi intende ricorrere in Cassazione deve dimostrare un vizio di legge o un’evidente illogicità nella motivazione della sentenza, non semplicemente proporre una lettura delle prove più favorevole. Per gli imputati di falsa testimonianza, e in generale per tutti i processi penali, questa decisione conferma che la battaglia sulla ricostruzione dei fatti e sulla credibilità si gioca e si conclude nei primi due gradi di giudizio.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le testimonianze e valutare nuovamente i fatti?
No. La Corte di Cassazione ha il compito di giudicare sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di riesaminare le prove o la credibilità dei testimoni. Tale valutazione spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudizio di merito).

Cosa succede se la richiesta di acquisire nuove prove viene presentata per la prima volta con i motivi aggiunti in appello?
Secondo la sentenza, se la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria è presentata per la prima volta nei motivi aggiunti e non presenta legami funzionali con i motivi principali dell’appello, tale richiesta è inammissibile e i giudici non sono tenuti a prenderla in considerazione.

In un processo per falsa testimonianza, la credibilità della persona offesa è sufficiente per una condanna?
La sentenza chiarisce che la testimonianza della persona offesa, se ritenuta coerente e credibile dai giudici di merito e, come in questo caso, supportata da altri elementi di riscontro (le deposizioni di altri testimoni), può essere un fondamento sufficiente per una sentenza di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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