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Falsa testimonianza per minacce: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di falsa testimonianza. Un testimone aveva ritrattato le accuse contro un gruppo criminale per paura di ritorsioni. La Corte ha chiarito che il timore di un danno fisico non rientra nell’esimente dell’art. 384 c.p. (pericolo per libertà o onore), ma nello stato di necessità (art. 54 c.p.), che richiede una prova rigorosa del pericolo attuale e inevitabile. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Testimonianza per Minacce: La Cassazione chiarisce i Limiti dello Stato di Necessità

Mentire sotto giuramento è un reato grave, ma cosa succede se un testimone è costretto a farlo per paura di gravi ritorsioni? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 45261 del 2024, affronta un caso complesso di falsa testimonianza, delineando i confini tra le diverse cause di non punibilità previste dalla legge. La decisione chiarisce quando il timore di un danno fisico può giustificare una deposizione non veritiera, distinguendo nettamente lo ‘stato di necessità’ da altre esimenti.

I Fatti del Caso: Tra Accuse e Ritrattazioni

La vicenda processuale ha origine dalle dichiarazioni di un testimone, il quale, durante le indagini preliminari, aveva mosso accuse precise nei confronti di alcuni individui, tra cui un soggetto noto per la sua appartenenza a un’organizzazione criminale. Tuttavia, chiamato a deporre in tribunale, il testimone ha ritrattato completamente la sua versione dei fatti.

Successivamente, in un altro contesto, l’uomo ha ammesso la falsità della sua ritrattazione, spiegando di aver agito sotto la spinta delle pressioni e delle minacce ricevute dal sodalizio criminale. Temeva, infatti, ‘gravi ritorsioni’ per la sua persona data la nota pericolosità dei soggetti coinvolti.

Il Percorso Giudiziario e l’Errata Applicazione dell’Art. 384 c.p.

In primo grado, il testimone era stato condannato per il reato di falsa testimonianza. La Corte di Appello, però, ha ribaltato la decisione, assolvendolo con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato’. Secondo i giudici di secondo grado, la sua condotta era giustificata dall’esimente prevista dall’articolo 384 del codice penale. Questa norma esclude la punibilità per chi commette alcuni reati contro l’amministrazione della giustizia (tra cui la falsa testimonianza) se costretto dalla necessità di salvare sé stesso o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore.

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza di assoluzione, sostenendo che la Corte di Appello avesse commesso un errore di diritto. L’art. 384 c.p., infatti, tutela esclusivamente la ‘libertà’ e l”onore’, mentre il timore di un danno all’incolumità fisica rientra in un’altra fattispecie: lo ‘stato di necessità’, disciplinato dall’articolo 54 del codice penale.

Le motivazioni della Cassazione: la distinzione tra Stato di Necessità e altre esimenti nella falsa testimonianza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno innanzitutto confermato l’errore commesso dalla Corte di Appello. La giurisprudenza è consolidata nel ritenere che il timore di subire conseguenze pregiudizievoli per la vita o l’incolumità fisica non può essere fatto rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 384 c.p. La norma corretta da invocare in questi casi è l’art. 54 c.p., ovvero la scriminante dello stato di necessità.

I Requisiti dello Stato di Necessità (Art. 54 c.p.) per la falsa testimonianza

La Corte ha quindi proceduto a verificare se, pur nell’errore normativo, la motivazione della sentenza d’appello potesse comunque giustificare l’assoluzione ai sensi dell’art. 54 c.p. La risposta è stata negativa. Lo stato di necessità, per poter operare, richiede la sussistenza di requisiti precisi e rigorosi:

1. Pericolo Attuale: Il pericolo di un danno grave alla persona deve essere attuale, ovvero imminente o comunque ‘perdurante’, e non un generico timore futuro.
2. Pericolo Inevitabile: Il pericolo non deve essere altrimenti evitabile. Ciò significa che l’autore del reato non deve avere a disposizione alternative lecite per salvarsi.
3. Proporzionalità: Deve esistere un rapporto di proporzione tra il fatto commesso e il pericolo che si intende evitare.

Nel caso di specie, la motivazione della Corte di Appello è stata giudicata insufficiente. I giudici di secondo grado si erano limitati a valorizzare il ‘timore di gravi ritorsioni’ basato sulla ‘pericolosità’ dei soggetti coinvolti, senza però analizzare in modo concreto e specifico le dinamiche delle minacce, la loro effettiva valenza intimidatoria e, soprattutto, se il pericolo fosse ancora attuale e non neutralizzato al momento della testimonianza.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio per una Nuova Valutazione

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello di Torino per un nuovo giudizio. Questa importante decisione ribadisce un principio fondamentale: sebbene la legge tuteli chi è costretto a commettere un reato sotto minaccia, la semplice paura non basta. Per essere scriminata, la condotta di falsa testimonianza deve essere l’unica via per sottrarsi a un pericolo concreto, attuale e inevitabile per la propria incolumità fisica. Il nuovo giudice dovrà quindi ricostruire in modo più preciso il contesto delinquenziale e valutare se, al momento della deposizione, l’imputato si trovasse realmente in una situazione che integrava tutti i requisiti dello stato di necessità.

Mentire durante una testimonianza per paura di ritorsioni fisiche è sempre giustificato?
No, non è sempre giustificato. Secondo la sentenza, il timore di un danno fisico può integrare la causa di giustificazione dello ‘stato di necessità’ (art. 54 c.p.), ma solo se il pericolo è attuale, grave, non altrimenti evitabile e proporzionato al fatto commesso. Un generico timore non è sufficiente.

Che differenza c’è tra la causa di non punibilità dell’art. 384 c.p. e lo stato di necessità dell’art. 54 c.p. nel caso di falsa testimonianza?
L’art. 384 c.p. esclude la punibilità se la falsa testimonianza è commessa per salvare sé stessi o un congiunto da un grave e inevitabile danno alla ‘libertà’ o all”onore’. L’art. 54 c.p., invece, si applica quando il reato è commesso per salvarsi da un pericolo attuale di un danno grave alla ‘persona’ (vita o incolumità fisica).

Cosa deve dimostrare un testimone per vedersi riconosciuto lo stato di necessità per una falsa testimonianza?
Il testimone deve allegare e provare, attraverso dati di fatto concreti, di essersi trovato in una situazione di pericolo attuale e inevitabile. Non è sufficiente un mero criterio soggettivo (lo stato d’animo di paura), ma servono elementi oggettivi che giustifichino il convincimento di trovarsi in una situazione che, se effettiva, avrebbe integrato i requisiti dello stato di necessità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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