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Falsa dichiarazione redditi: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per falsa dichiarazione redditi ai fini dell’ammissione al gratuito patrocinio. La Corte ha ritenuto il ricorso generico, in quanto riproponeva le stesse questioni già respinte in appello, e ha confermato la corretta valutazione dei giudici di merito sulla sussistenza del dolo, anche nella forma eventuale, e sull’irrilevanza delle giustificazioni addotte riguardo all’omissione di redditi del coniuge e della figlia convivente.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione Redditi per Gratuito Patrocinio: La Cassazione Conferma la Condanna

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non ha i mezzi economici attraverso l’istituto del patrocinio a spese dello Stato. Tuttavia, per beneficiarne è necessario dichiarare il vero. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito le gravi conseguenze di una falsa dichiarazione redditi presentata a tale scopo, chiarendo aspetti cruciali sulla specificità del ricorso e sulla configurazione del dolo. Questo caso offre spunti importanti per comprendere la responsabilità penale che deriva da dichiarazioni mendaci o omissive.

I Fatti del Caso: Omissioni e Dichiarazioni Incomplete

Il caso riguarda una ricorrente condannata in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 95 del DPR 115/2002, per aver falsamente attestato le condizioni reddituali necessarie per essere ammessa al gratuito patrocinio. Nello specifico, la ricorrente aveva omesso di indicare nella propria dichiarazione sia alcuni redditi arretrati percepiti dal marito, sia i redditi della figlia, che risultava convivente e fiscalmente a carico.

La difesa sosteneva che l’omissione fosse frutto di un errore, attribuendo la responsabilità a un presunto consiglio errato da parte di un’addetta del CAF. Inoltre, contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.

La Decisione della Cassazione: Il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. La decisione si fonda su due pilastri principali: la genericità del ricorso e la corretta valutazione dell’elemento soggettivo da parte dei giudici di merito.

La Corte ha sottolineato un principio consolidato nella sua giurisprudenza: un ricorso per cassazione è inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la ricorrente non ha introdotto nuovi e specifici motivi di diritto, ma ha semplicemente reiterato le sue difese, rendendo il ricorso non specifico e, quindi, irricevibile.

Le Motivazioni: L’Irrilevanza delle Giustificazioni e la Configurazione del Dolo

Entrando nel merito delle argomentazioni, la Suprema Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello esaustiva, congrua e non illogica, smontando le giustificazioni dell’imputata.

La Responsabilità nella Compilazione

I giudici hanno evidenziato come la presunta scusante del consiglio errato da parte dell’operatrice del CAF fosse irrilevante. La stessa operatrice, sentita come testimone, aveva confermato di aver assistito l’imputata nella compilazione, ma aveva negato di averle mai suggerito di omettere i redditi del coniuge. La responsabilità della veridicità della dichiarazione ricade sempre sul dichiarante.

L’Onere della Prova sulla Convivenza

Per quanto riguarda i redditi della figlia, la Corte ha ribadito che, di fronte a certificazioni anagrafiche che attestano la convivenza e la condizione di familiare a carico, spetta alla parte interessata fornire la prova contraria, ovvero dimostrare la non convivenza. In assenza di tale prova, i redditi del familiare convivente devono essere inclusi nel calcolo complessivo.

La Sussistenza del Dolo nella Falsa Dichiarazione Redditi

Il punto cruciale della decisione riguarda l’elemento soggettivo. La Cassazione ha confermato che per integrare il reato di falsa dichiarazione redditi ai fini del gratuito patrocinio è sufficiente il dolo generico. Questo significa che basta la consapevolezza e la volontà di presentare una dichiarazione non veritiera, senza che sia richiesto un fine specifico. Inoltre, la giurisprudenza ammette che tale reato possa essere commesso anche con dolo eventuale: l’agente, pur non volendo direttamente l’evento, si rappresenta la possibilità che la sua dichiarazione sia falsa o incompleta e accetta il rischio che ciò accada. L’omissione di redditi rilevanti, come quelli del coniuge e della figlia convivente, è stata ritenuta sufficiente a integrare tale forma di dolo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame ribadisce la serietà degli obblighi dichiarativi per l’accesso al gratuito patrocinio e la rigidità con cui la giurisprudenza valuta le omissioni. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Massima Attenzione: Chi richiede il beneficio deve prestare la massima attenzione nella compilazione della domanda, includendo tutti i redditi di tutti i componenti del nucleo familiare.
2. La Responsabilità è Personale: Affidarsi a un intermediario (come un CAF) non esonera dalla responsabilità penale per una dichiarazione falsa o incompleta.
3. Onere della Prova: In caso di contestazioni sulla composizione del nucleo familiare, spetta al dichiarante dimostrare la situazione effettiva, se diversa da quella risultante dai registri anagrafici.
4. Rischio Dolo Eventuale: Anche la semplice accettazione del rischio che la propria dichiarazione possa essere incompleta è sufficiente per configurare il reato. La negligenza o la superficialità non costituiscono una scusante valida.

È valido un ricorso in Cassazione che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate in appello?
No, un ricorso di questo tipo è considerato generico e, pertanto, inammissibile. Per essere valido, deve contenere motivi specifici che si confrontino criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

In caso di richiesta di gratuito patrocinio, chi deve provare la non convivenza di un familiare il cui reddito andrebbe sommato?
L’onere di provare la non convivenza di un familiare, specialmente se risulta anagraficamente convivente e a carico, grava sulla persona che presenta la domanda. In assenza di prove contrarie, si presume la convivenza e i redditi devono essere inclusi.

Per il reato di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio è necessario un intento specifico di frodare lo Stato?
No, non è necessario un intento specifico. È sufficiente il dolo generico, cioè la coscienza e la volontà di presentare una dichiarazione non veritiera. La giurisprudenza ammette anche la configurabilità del dolo eventuale, che si ha quando il soggetto accetta il rischio che la sua dichiarazione possa essere falsa o incompleta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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