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Falsa dichiarazione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per una falsa dichiarazione presentata per ottenere la concessione di terreni demaniali a uso pascolo. L’imputato aveva falsamente attestato l’assenza di cause ostative a suo carico, pur essendo sottoposto a sorveglianza speciale. La Corte ha respinto i motivi di ricorso, ritenendo le censure sulla contestazione del reato, sulla particolare tenuità del fatto e sulle attenuanti generiche manifestamente infondate e non consentite in sede di legittimità.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione per Pascoli Demaniali: La Cassazione Dichiara il Ricorso Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi procedurali e sostanziali in materia di falsa dichiarazione e dei limiti del giudizio di legittimità. Il caso riguarda un cittadino condannato per aver falsamente attestato, in una richiesta di concessione di terreni demaniali a uso pascolo, di non avere a suo carico cause ostative, mentre era sottoposto a una misura di prevenzione. L’analisi della Corte offre spunti cruciali sulla non applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e sul diniego delle attenuanti generiche.

I Fatti del Caso: Una Dichiarazione Mendace per Accedere ai Terreni

L’imputato aveva presentato un’istanza per ottenere in concessione alcuni terreni demaniali da destinare al pascolo. A corredo della domanda, aveva allegato una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui attestava l’assenza delle cause ostative previste dall’art. 67 del D.Lgs. n. 159/2011 (Codice Antimafia). Tuttavia, le indagini avevano rivelato che l’uomo era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e non era stato riabilitato. Di conseguenza, veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di cui all’art. 483 c.p. (falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico).

I Motivi del Ricorso: Tre Punti Contro la Condanna

Tramite il proprio difensore, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione basato su tre distinti motivi:

1. Violazione di legge: Sosteneva che l’art. 67 del D.Lgs. 159/2011 non fosse applicabile, poiché la concessione dei terreni per il pascolo non configurava un’attività imprenditoriale. Lamentava inoltre una lesione del diritto di difesa, non essendo tale natura imprenditoriale esplicitata nel capo d’imputazione.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Criticava la Corte d’Appello per aver negato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto basandosi solo sui precedenti penali, senza valutare la gravità concreta della condotta.
3. Vizio di motivazione: Contestava il diniego delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo la motivazione della Corte territoriale apparente e basata su formule di stile.

L’Analisi della Cassazione sulla Falsa Dichiarazione e i Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive.

La Contestazione del Reato e l’Uso Imprenditoriale

Sul primo motivo, i giudici hanno stabilito che il richiamo all’art. 67, comma 1, lett. b) del D.Lgs. 159/2011 nel capo d’imputazione identificava in modo inequivocabile la destinazione imprenditoriale dei terreni. Inoltre, la questione relativa alla natura non imprenditoriale del pascolo è stata ritenuta una censura di fatto, sollevata per la prima volta in Cassazione e, come tale, inammissibile. Il giudizio di legittimità, infatti, non consente di riesaminare i fatti accertati nei gradi di merito.

Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato giudicato generico. La Corte ha ritenuto logica e corretta la motivazione dei giudici d’appello. La condotta dell’imputato, che aveva scientemente dichiarato il falso per ottenere un beneficio che sapeva non spettargli, è stata considerata indice di una “peculiare spregiudicatezza”. Tale comportamento non può essere qualificato come di “particolare tenuità”. La Cassazione ha inoltre ricordato che, per escludere l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., è sufficiente che il giudice si concentri sugli elementi ritenuti più rilevanti, senza dover analizzare tutti i criteri dell’art. 133 c.p.

La Motivazione sulle Attenuanti Generiche

Infine, riguardo al terzo motivo, la Corte ha confermato che il diniego delle attenuanti generiche era stato correttamente motivato. Il riferimento ai numerosi precedenti penali dell’imputato è un elemento sufficiente a giustificare la decisione, in linea con un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il giudice di merito può infatti basare il proprio giudizio anche su un solo aspetto attinente alla personalità del colpevole per escludere il beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi procedurali e sostanziali ben radicati. In primo luogo, viene ribadito il divieto di introdurre per la prima volta in Cassazione questioni di fatto. Il giudizio di legittimità è un controllo sulla corretta applicazione del diritto, non un terzo grado di giudizio sui fatti. In secondo luogo, la valutazione sulla tenuità del fatto non può prescindere dalla considerazione della personalità dell’agente e della sua determinazione a delinquere, come dimostrato dalla “spregiudicatezza” della condotta. Infine, la discrezionalità del giudice nel concedere le attenuanti generiche è ampia e la motivazione può legittimamente fondarsi sui precedenti penali, quale indice significativo della personalità del reo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza conferma che la presentazione di una falsa dichiarazione per ottenere benefici dalla Pubblica Amministrazione è una condotta grave, difficilmente inquadrabile nella “particolare tenuità del fatto”, soprattutto quando l’autore dimostra una consapevole volontà di aggirare la legge. Per gli operatori del diritto, emerge la chiara indicazione che i motivi di ricorso per cassazione devono essere rigorosamente formulati in punto di diritto, evitando di introdurre nuove valutazioni fattuali. Per i cittadini, rimane il monito sull’importanza della veridicità delle dichiarazioni rese alle autorità e sulle conseguenze penali che derivano dal loro mendacio.

È possibile contestare in Cassazione per la prima volta la natura imprenditoriale di un’attività?
No, la Cassazione ha chiarito che sollevare questioni di fatto, come la natura specifica di un’attività, per la prima volta in sede di legittimità non è consentito. Tali argomenti devono essere presentati e discussi nei gradi di merito, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

Perché è stata negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha negato l’applicazione dell’istituto perché la condotta dell’imputato, che ha dichiarato il falso pur di ottenere terreni pubblici a cui sapeva di non avere diritto, è stata ritenuta espressione di una particolare spregiudicatezza e, pertanto, non di lieve entità. La motivazione non richiede un’analisi di tutti i criteri di legge, ma può concentrarsi sull’aspetto ritenuto più significativo.

Basta il riferimento ai precedenti penali per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo la sentenza, il giudice può legittimamente negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche basandosi anche su un solo elemento ritenuto prevalente, come i numerosi precedenti penali dell’imputato, che è considerato un valido indicatore della personalità del colpevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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