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Falsa dichiarazione patrocinio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per falsa dichiarazione finalizzata a ottenere il patrocinio a spese dello Stato. La decisione si fonda sulla prova del dolo, dedotta dalla notevole differenza tra reddito dichiarato e percepito, e sui precedenti penali dell’imputato, che hanno escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Viene confermata la necessità di dichiarare ogni fonte di reddito per l’accesso al beneficio.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione per il Patrocinio a Spese dello Stato: La Cassazione Conferma la Condanna

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non dispone dei mezzi economici per sostenerne i costi, attraverso l’istituto del patrocinio a spese dello Stato. Tuttavia, l’ottenimento di tale beneficio è subordinato alla veridicità delle dichiarazioni reddituali presentate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di falsa dichiarazione patrocinio, confermando la condanna di un imputato e fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di punibilità e sulle cause di esclusione della stessa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello, di un uomo alla pena di un anno di reclusione e quattrocento euro di multa per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002. L’imputato aveva presentato una dichiarazione non veritiera sui propri redditi al fine di essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Mancanza dell’elemento soggettivo: si sosteneva l’assenza di dolo, ovvero della volontà cosciente di commettere il reato.
2. Mancato riconoscimento della non punibilità: si chiedeva l’applicazione dell’art. 131 bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di particolare tenuità.
3. Mancata prevalenza delle attenuanti: si contestava la decisione di non considerare le attenuanti generiche prevalenti sulla recidiva e sull’aggravante contestata.

La Decisione della Corte: Analisi dei Motivi del Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici.

Sulla Sussistenza del Dolo nella Falsa Dichiarazione Patrocinio

La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello del tutto logica e coerente. I giudici hanno sottolineato che, per integrare il reato, è sufficiente il dolo generico, che consiste nella coscienza e volontà di presentare una dichiarazione falsa. In questo caso, due elementi sono stati decisivi:
* La rilevante differenza tra i redditi dichiarati e quelli effettivamente percepiti.
* Il fatto che l’imputato stesso avesse presentato la dichiarazione, rendendo impossibile sostenere una sua inconsapevolezza riguardo alla falsità dei dati.

La Corte ha inoltre specificato che è irrilevante la mancata comparizione dell’imputato in udienza per fornire spiegazioni, poiché ciò non fa che rafforzare il quadro probatorio a suo carico.

L’Esclusione della Causa di Non Punibilità per Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ricordato che la valutazione sulla tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) è complessa e deve considerare tutte le circostanze del caso concreto, incluse le modalità della condotta e l’entità del danno o del pericolo. Nel caso specifico, sono state decisive due circostanze:
1. La divergenza tra reddito reale e dichiarato non era minima, ma tale da poter ingannare lo Stato sulla sussistenza dei requisiti per il beneficio.
2. L’imputato era gravato da plurimi precedenti penali per reati contro il patrimonio e di natura fraudolenta, un elemento che configura una tendenza a delinquere (abitualità) e osta all’applicazione della causa di non punibilità.

Il Bilanciamento tra Attenuanti e Aggravanti

Infine, la Corte ha giudicato corretta la decisione dei giudici di merito di non concedere la prevalenza delle attenuanti generiche. Tale scelta era stata adeguatamente motivata sulla base della pericolosità sociale dell’imputato, desumibile dalla sua inclinazione a commettere reati, come dimostrato dai precedenti penali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte di Cassazione riafferma alcuni principi giuridici fondamentali in materia. In primo luogo, ai fini dell’ammissione al patrocinio, rileva ogni componente di reddito, imponibile o meno, in quanto espressivo di capacità economica, inclusi i redditi di eventuali conviventi. In secondo luogo, il reato di falsa dichiarazione richiede il dolo generico, escludendo la responsabilità per mera colpa o disattenzione. La prova del dolo può essere desunta da elementi oggettivi, come l’entità della falsità e il coinvolgimento diretto del dichiarante. Infine, la valutazione sulla tenuità del fatto non può prescindere dalla storia criminale del soggetto, poiché l’abitualità nel commettere reati è una condizione ostativa all’applicazione del beneficio.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sulla serietà e l’accuratezza richieste nella compilazione delle istanze per l’accesso al patrocinio a spese dello Stato. La decisione evidenzia come il sistema giudiziario non tolleri scorciatoie o falsità, anche quando non si concretizzano in un effettivo danno economico per lo Stato. Le conseguenze di una falsa dichiarazione patrocinio possono essere severe, includendo una condanna penale. Inoltre, per i soggetti con precedenti penali, le possibilità di beneficiare di istituti premiali come la non punibilità per particolare tenuità del fatto si riducono drasticamente, confermando un approccio rigoroso nei confronti di chi dimostra una persistente inclinazione al reato.

Qualsiasi tipo di reddito va dichiarato per ottenere il patrocinio a spese dello Stato?
Sì, la Corte ha ribadito che ai fini dell’ammissione al beneficio rileva ogni componente di reddito, imponibile o non, in quanto espressivo di capacità economica. Deve essere computato anche il reddito di chiunque conviva con il richiedente.

La semplice dimenticanza o un errore nel dichiarare i redditi è sufficiente per essere condannati?
No, il reato richiede il dolo, ovvero la coscienza e volontà di presentare una dichiarazione falsa. La Corte ha specificato che una condotta meramente colposa (un difetto di controllo) non è sufficiente. Tuttavia, in questo caso, la rilevante differenza tra reddito dichiarato e percepito e il fatto che l’imputato abbia presentato personalmente la domanda sono stati considerati prove del dolo.

Avere precedenti penali impedisce di ottenere la non punibilità per la particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
Sì, la Corte ha ritenuto che i plurimi precedenti dell’imputato per reati contro il patrimonio e di tipo fraudolento caratterizzassero il fatto in termini di abitualità, una condizione che osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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