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Falsa dichiarazione patrocinio: condanna confermata

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di falsa dichiarazione finalizzata all’ottenimento del patrocinio a spese dello Stato. L’imputato aveva falsamente attestato un reddito nullo, mentre in realtà percepiva un reddito di oltre 6.000 euro. La Corte ha chiarito che l’anno di reddito da considerare, per un’istanza presentata a inizio 2020, è il 2018. Sono state respinte le richieste di attenuanti generiche e di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione Patrocinio: Quando Mentire sui Redditi Porta a una Condanna

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non dispone delle risorse economiche per sostenere le spese legali. Tuttavia, l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato si basa su un patto di fiducia e trasparenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito le gravi conseguenze di una falsa dichiarazione patrocinio, confermando la condanna di un cittadino che aveva mentito sui propri redditi. Questo caso offre spunti cruciali sull’importanza della correttezza nelle autocertificazioni e sui criteri di valutazione adottati dai giudici.

I Fatti del Caso: Una Domanda di Gratuito Patrocinio Sotto la Lente

La vicenda ha origine nel febbraio 2020, quando un uomo presenta un’istanza per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato. Nella sua autocertificazione, dichiara di non aver percepito alcun reddito e di vivere grazie all’aiuto economico dei genitori. Successivamente, accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate rivelano una realtà ben diversa: nell’anno fiscale di riferimento (il 2018), il nucleo familiare dell’uomo aveva percepito un reddito complessivo di oltre 16.000 euro, di cui circa 6.000 euro guadagnati personalmente dal richiedente.

In primo grado, il Tribunale lo assolve per un errore di valutazione, confondendo l’istanza del 2020 con una successiva del 2021 e, di conseguenza, l’anno di reddito rilevante. La Corte d’Appello, su ricorso del Pubblico Ministero, ribalta però la decisione, ritenendolo colpevole del reato di false dichiarazioni e condannandolo a un anno e un mese di reclusione.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Falsa Dichiarazione Patrocinio

L’imputato decide di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali:
1. Errore nella motivazione: Sostiene che la Corte d’Appello abbia sbagliato a considerare i redditi del 2018, mentre il giudice di primo grado aveva correttamente fatto riferimento al 2019.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena: Lamenta che i giudici non abbiano adeguatamente motivato il diniego di questi benefici.
3. Mancata applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto: Ritiene che il reato, data la sua natura, dovesse essere considerato non punibile ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti e tre i motivi, confermando la condanna.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

Sull’anno di reddito di riferimento

La Corte chiarisce un punto fondamentale: per un’istanza presentata il 18 febbraio 2020, l’ultimo ‘anno fiscale utile’ per cui la dichiarazione dei redditi è stata presentata è il 2018. Il termine per la dichiarazione dei redditi del 2019 non era ancora scaduto. Pertanto, la valutazione della Corte d’Appello era corretta, mentre quella del Tribunale era viziata da un errore materiale, avendo considerato un’istanza diversa da quella oggetto del processo. L’imputato, quindi, aveva l’obbligo di dichiarare i redditi percepiti nel 2018.

Sul diniego delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale

I giudici hanno ritenuto che la decisione di non concedere le attenuanti generiche fosse implicitamente motivata dalla gravità del fatto. La ‘totale falsità dell’attestazione’, con l’omissione di un reddito personale di 6.000 euro, è stata considerata un elemento sufficiente a giustificare il diniego. La giurisprudenza costante, infatti, permette al giudice di basare la sua decisione anche su un solo elemento, ritenuto prevalente, tra quelli indicati dall’art. 133 del codice penale. Per quanto riguarda la sospensione condizionale della pena, è emerso che il casellario giudiziale dell’imputato presentava condizioni ostative che ne impedivano la concessione.

Sulla non applicabilità della particolare tenuità del fatto

La Cassazione ha rilevato un vizio procedurale decisivo: la difesa non aveva mai richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto né in primo grado, né in appello. Tale richiesta non può essere avanzata per la prima volta in sede di legittimità. Di conseguenza, il motivo è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa sentenza ribadisce con forza il principio di lealtà e correttezza che deve governare il rapporto tra cittadino e giustizia. La falsa dichiarazione patrocinio non è una leggerezza, ma un reato che mina la fiducia nel sistema e sottrae risorse a chi ne ha davvero bisogno. La decisione della Cassazione sottolinea tre aspetti pratici fondamentali:
1. Attenzione all’anno fiscale: Chi richiede il gratuito patrocinio deve indicare i redditi dell’ultimo anno per cui è scaduto il termine di presentazione della dichiarazione.
2. La gravità della menzogna conta: Omettere redditi significativi è considerato un fatto grave, che può precludere l’accesso a benefici come le attenuanti generiche.
3. Tempestività delle richieste processuali: Le istanze, come quella per la particolare tenuità del fatto, devono essere presentate nei gradi di merito del processo e non possono essere sollevate per la prima volta in Cassazione.

Per una domanda di gratuito patrocinio presentata a inizio anno, a quale annualità di reddito si deve fare riferimento?
Secondo la sentenza, si deve fare riferimento all’ultima dichiarazione dei redditi per cui è già decorso il termine ultimo per la presentazione. Per un’istanza presentata a febbraio 2020, l’anno di reddito corretto da dichiarare è il 2018.

La Corte può negare le attenuanti generiche anche senza una motivazione dettagliata?
Sì. La sentenza chiarisce che la scelta di non applicare le attenuanti generiche può ritenersi implicitamente motivata dalla gravità del fatto, come la ‘totale falsità’ di una dichiarazione reddituale, senza che sia necessaria un’analisi di tutti gli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La Corte ha stabilito che se la difesa non ha richiesto l’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) né in primo grado né in appello, non può sollevare validamente la questione per la prima volta con il ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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