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Falsa dichiarazione: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa dichiarazione finalizzata all’ottenimento del gratuito patrocinio. La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso generici e riproduttivi di censure già respinte in appello, sottolineando che l’omessa indicazione di beni e redditi noti all’imputato integra l’elemento soggettivo del reato. L’inammissibilità è stata estesa anche al motivo sulla particolare tenuità del fatto e a quello sull’eccessività della pena, poiché quest’ultimo non era stato sollevato nel precedente grado di giudizio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’ammissibilità del ricorso quando si contesta una condanna per falsa dichiarazione. Il caso riguarda un cittadino condannato per aver fornito informazioni non veritiere al fine di ottenere il patrocinio a spese dello Stato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti principi sulla specificità dei motivi di impugnazione e sulla valutazione dell’elemento soggettivo del reato. Analizziamo insieme la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti del Processo

Un uomo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Piacenza e, successivamente, in secondo grado dalla Corte di Appello di Bologna, alla pena di un anno di reclusione e 400 euro di multa. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 95 del d.P.R. n. 115/2002, per aver omesso di dichiarare, nell’istanza per l’ammissione al gratuito patrocinio, la titolarità di beni, quote immobiliari, conti correnti e un’autovettura. La differenza tra il reddito dichiarato (circa 3.620 euro) e quello effettivo (superiore di oltre diecimila euro) era notevole.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Mancata valutazione dell’elemento soggettivo: secondo la difesa, non era stato adeguatamente considerato l’aspetto psicologico del reato. L’imputato sosteneva di aver ritenuto, erroneamente, di dover dichiarare solo i redditi percepiti durante il periodo di detenzione.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): si chiedeva il proscioglimento per la scarsa offensività della condotta.
3. Eccessività del trattamento sanzionatorio: la pena inflitta era ritenuta sproporzionata.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso per Falsa Dichiarazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni per ciascun motivo di doglianza.

Genericità e Ripetitività dei Motivi

Il primo motivo, relativo all’elemento soggettivo, è stato giudicato generico e riproduttivo di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ribadito che un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse questioni senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte territoriale aveva già spiegato in modo logico e corretto che la consapevolezza dell’imputato (e quindi il dolo) emergeva chiaramente dalla titolarità formale dei beni e dalla notevole discrepanza tra il reddito dichiarato e quello reale. Affermare di non essere a conoscenza di tali beni era ritenuto implausibile.

La Causa di non Punibilità per Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha richiamato i principi delle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessa di tutti gli aspetti della condotta, della colpevolezza e del danno. Nel caso specifico, avendo l’imputato omesso consapevolmente di dichiarare beni di cui era a conoscenza, la sua condotta non poteva essere considerata di particolare tenuità.

I Motivi Nuovi non Ammessi in Cassazione

Infine, il terzo motivo, riguardante l’eccessività della pena, è stato dichiarato inammissibile perché non era stato sollevato come motivo di appello. È un principio consolidato che non si possano presentare per la prima volta in Cassazione questioni che dovevano essere sottoposte al giudice del gravame. Ciò eviterebbe che si crei un difetto di motivazione “a priori”, dato che il giudice d’appello non ha avuto modo di pronunciarsi su un punto non contestato.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione centrale della Corte si fonda sul principio secondo cui il ricorso per cassazione deve essere specifico e critico. Non è sufficiente ripetere le argomentazioni già respinte, ma è necessario evidenziare le specifiche violazioni di legge o i vizi logici presenti nella sentenza impugnata. In questo caso, il ricorso è stato considerato un mero tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia come la titolarità formale di beni e una significativa differenza di reddito siano elementi sufficienti a dimostrare la volontarietà della falsa dichiarazione, rendendo irrilevante la giustificazione dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma l’importanza di redigere ricorsi per cassazione specifici e non meramente ripetitivi delle difese svolte nei gradi di merito. Per i cittadini, la lezione è chiara: la dichiarazione per l’accesso a benefici come il gratuito patrocinio deve essere completa e veritiera. L’omissione consapevole di beni o redditi, anche se si ritiene erroneamente che non debbano essere dichiarati, configura il reato di falsa dichiarazione e le conseguenze possono essere severe. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza dell’inammissibilità del suo ricorso.

Perché il motivo sulla mancanza dell’elemento soggettivo è stato respinto?
Il motivo è stato respinto perché considerato generico e riproduttivo di argomenti già vagliati e disattesi dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ritenuto che il ricorso non si confrontasse criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, la quale aveva già logicamente dedotto la consapevolezza (dolo) dell’imputato dalla titolarità di beni e dalla notevole differenza tra reddito dichiarato e reale.

È possibile contestare l’eccessività della pena per la prima volta in Cassazione?
No, non è possibile. La Corte ha stabilito che non sono deducibili con il ricorso per Cassazione questioni che non abbiano costituito oggetto dei motivi di appello, per evitare che si annulli una decisione per un difetto di motivazione su un punto che è stato intenzionalmente sottratto alla cognizione del giudice precedente.

Quali sono i requisiti per l’ammissibilità di un ricorso per cassazione secondo questa ordinanza?
Un ricorso per cassazione, a pena di inammissibilità, deve indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che lo sorreggono. Non può essere una mera riproduzione di censure già respinte, ma deve confrontarsi in modo critico e argomentato con la motivazione del provvedimento impugnato, evidenziando vizi di legge o di logica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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