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Falsa dichiarazione: incompatibilità non è falsità

Un dipendente pubblico, che svolgeva anche un’attività professionale privata, è stato accusato di falsa dichiarazione per aver indicato tale professione sulla carta d’identità. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6381/2024, ha annullato la condanna, precisando che il reato di falsa dichiarazione non sussiste se la professione è effettivamente esercitata, anche se in una situazione di incompatibilità con il pubblico impiego. L’incompatibilità, infatti, non rende la qualità professionale ‘falsa’ o inesistente, ma rileva solo sul piano disciplinare.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione: Incompatibilità non Significa Falsità

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 6381 del 2024 affronta un’interessante questione sul reato di falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale. Il caso esaminato chiarisce un punto fondamentale: dichiarare una professione che si esercita effettivamente, ma in una condizione di incompatibilità con un altro ruolo, non integra automaticamente il reato. La Corte distingue nettamente tra la realtà fattuale di un’attività e le sue implicazioni disciplinari o amministrative.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un appartenente alle forze dell’ordine che, contemporaneamente al suo impiego pubblico, svolgeva l’attività di consulente informatico come libero professionista. Al momento di rinnovare la propria carta d’identità, egli aveva dichiarato all’ufficiale dell’anagrafe di essere un ‘libero professionista’.

Successivamente, una copia di questo documento d’identità veniva allegata a un’istanza di partecipazione a una gara pubblica da parte di una società rappresentata dalla coniuge. A seguito di ciò, entrambi venivano accusati e condannati in primo e secondo grado per diversi reati, tra cui turbata libertà degli incanti, uso di atto falso e, per il solo dipendente pubblico, falsa dichiarazione su qualità personali proprie.

La Tesi dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ritenuto colpevole l’imputato per il reato di falsa dichiarazione. Il loro ragionamento si basava sull’incompatibilità prevista dalla normativa sull’ordinamento del personale della Polizia di Stato (D.P.R. 335/1982), che vieta ai suoi appartenenti l’esercizio di altre attività professionali. Secondo i giudici, questa incompatibilità rendeva la qualità di ‘libero professionista’ giuridicamente inesistente e, di conseguenza, la dichiarazione resa all’anagrafe era da considerarsi falsa.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Falsa Dichiarazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la dichiarazione non fosse falsa, in quanto l’imputato esercitava effettivamente e concretamente l’attività di libero professionista. L’incompatibilità con il suo ruolo pubblico avrebbe dovuto avere, al più, conseguenze sul piano disciplinare (come la decadenza dall’impiego), ma non poteva trasformare una circostanza di fatto vera in una dichiarazione penalmente falsa.

La Suprema Corte ha accolto questa tesi, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un nuovo giudizio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato il ragionamento dei giudici di merito per aver confuso due piani distinti: la realtà fattuale e la compatibilità giuridica. I giudici hanno spiegato che il reato di falsa dichiarazione punisce chi afferma una qualità che non possiede nella realtà. Nel caso specifico, l’imputato svolgeva concretamente l’attività di consulente, possedeva una partita IVA e percepiva redditi da lavoro autonomo. La sua dichiarazione, quindi, descriveva una situazione reale.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di far derivare la falsità della dichiarazione non dalla sua non corrispondenza al vero, ma dalla condizione di incompatibilità dell’attività svolta. La Cassazione ha sottolineato che l’incompatibilità non rende l’attività professionale ‘indebitamente assunta’ o inesistente, ma semplicemente illecita sotto il profilo amministrativo e disciplinare. La Corte d’Appello ha anche erroneamente confuso l’esercizio di una professione in stato di incompatibilità con l’esercizio abusivo di una professione (che si verifica quando mancano i titoli abilitativi, cosa non avvenuta nel caso di specie).

Le Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza: per configurare il reato di falsa dichiarazione su qualità personali, è necessario che la qualità dichiarata sia inesistente sul piano fattuale. La mera esistenza di una norma che sancisce l’incompatibilità tra due ruoli o attività non è sufficiente a rendere falsa la dichiarazione di esercitare una di esse, se questa viene effettivamente e concretamente svolta. Le conseguenze dell’incompatibilità devono essere cercate e sanzionate nell’ambito specifico previsto dalla legge (in questo caso, disciplinare), senza travalicare nel diritto penale attraverso un’interpretazione errata del concetto di ‘falso’.

Dichiarare una professione esercitata in una situazione di incompatibilità costituisce il reato di falsa dichiarazione?
No, secondo questa sentenza della Cassazione. Se la professione è effettivamente svolta, la dichiarazione corrisponde alla realtà dei fatti. L’incompatibilità con un altro ruolo (es. dipendente pubblico) attiene a un profilo diverso, che può avere conseguenze disciplinari, ma non rende la dichiarazione penalmente falsa.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto, confondendo il piano della realtà fattuale (l’effettivo esercizio di un’attività professionale) con quello della compatibilità giuridica. Poiché l’imputato svolgeva di fatto la professione dichiarata, la sua dichiarazione non poteva essere considerata falsa.

Qual è la differenza tra esercizio abusivo di una professione ed esercizio in stato di incompatibilità?
La sentenza chiarisce che si tratta di due ipotesi diverse. L’esercizio abusivo si ha quando una persona esercita una professione senza avere l’abilitazione richiesta dalla legge. L’esercizio in stato di incompatibilità, come nel caso di specie, si ha quando una persona, pur avendo le competenze, svolge un’attività vietata a causa di un altro status che riveste (es. dipendente pubblico).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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