LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: reato consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio. La difesa sosteneva che il reato fosse impossibile, dato che l’istanza era incompleta e quindi inidonea. La Corte ha ribadito che il reato si configura con la sola dichiarazione mendace, a prescindere dall’esito o dall’ammissibilità formale della domanda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: quando la bugia è reato a prescindere

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di accesso alla giustizia per i non abbienti: la falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio costituisce reato anche se l’istanza presentata è incompleta o formalmente inammissibile. Questa decisione chiarisce che la semplice menzogna in un’autocertificazione destinata a un’autorità pubblica è sufficiente a integrare la fattispecie penale, a prescindere dal risultato ottenuto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un cittadino, condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. L’imputato aveva presentato un’istanza per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, rendendo dichiarazioni non veritiere sulla propria situazione reddituale. La sua difesa, davanti alla Suprema Corte, ha tentato una strada argomentativa audace: sostenere l’impossibilità del reato.

La Tesi Difensiva: Domanda Incompleta e Reato Impossibile

Secondo il ricorrente, la sua domanda per il gratuito patrocinio era carente di un requisito essenziale, ovvero la specifica indicazione del reddito, rendendola di per sé inammissibile. Di conseguenza, la condotta di dichiarare il falso sarebbe stata inidonea a trarre in inganno lo Stato e a ottenere l’indebito beneficio. In pratica, la difesa ha invocato l’applicazione dell’istituto del “reato impossibile” (art. 49 c.p.), sostenendo che un’azione inefficace non può produrre l’evento dannoso e, pertanto, non dovrebbe essere punita.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Falsa Dichiarazione Gratuito Patrocinio

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa linea difensiva, definendola “in palese contrasto con la previsione normativa”. I giudici hanno chiarito che il bene giuridico tutelato dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002 non è solo il corretto utilizzo delle finanze pubbliche, ma anche e soprattutto la trasparenza e la lealtà del cittadino nei rapporti con l’amministrazione della giustizia.

La norma incriminatrice, infatti, punisce “le falsità o le omissioni contenute nella dichiarazione sostitutiva di certificazione”. Questo significa che il reato si consuma nel momento stesso in cui la dichiarazione mendace viene presentata. Non è necessario che l’istanza venga accolta o che sia formalmente perfetta. La riscontrata falsità è, da sola, sufficiente a integrare la fattispecie di reato contestata.

La Corte ha inoltre qualificato come “eccentrico” il richiamo al reato impossibile. L’azione di presentare un’autocertificazione falsa non è affatto inidonea a ledere l’interesse protetto dalla norma; al contrario, è l’esatta condotta che il legislatore ha inteso sanzionare per garantire l’affidabilità delle dichiarazioni rese dai privati alla pubblica amministrazione.

Le Conclusioni: Ricorso Inammissibile e Principio di Diritto

Sulla base di queste motivazioni, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La decisione riafferma un principio cruciale: la responsabilità penale per false dichiarazioni non dipende dall’esito finale della pratica amministrativa. L’obbligo di verità che incombe su chi richiede un beneficio pubblico è assoluto. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza della massima accuratezza e onestà nella compilazione di qualsiasi autocertificazione, specialmente quando si chiede un aiuto economico allo Stato per l’esercizio di un diritto fondamentale come quello alla difesa.

Commetto reato se dichiaro il falso in una domanda per il gratuito patrocinio, anche se la domanda è incompleta o ha altri difetti?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di falsa dichiarazione si perfeziona con la semplice presentazione della dichiarazione non veritiera, a prescindere dal fatto che la domanda venga accolta o che sia inammissibile per altri motivi.

Perché la tesi del “reato impossibile” non è stata accettata in questo caso?
La tesi non è stata accettata perché l’azione di presentare una dichiarazione falsa è di per sé idonea a ledere il bene giuridico tutelato dalla norma, ovvero la corretta e trasparente amministrazione della giustizia e l’affidamento dello Stato nelle autodichiarazioni dei cittadini. Non è un’azione inidonea.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in un caso come questo?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati