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Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di falsa dichiarazione per l’ammissione al gratuito patrocinio. Un individuo aveva dichiarato un reddito nullo per l’anno 2016, mentre in realtà aveva percepito oltre 13.000 euro. La Suprema Corte ha stabilito che la falsità della dichiarazione integra il reato indipendentemente dal fatto che il termine per la presentazione della dichiarazione fiscale non fosse ancora scaduto al momento della richiesta. Il reato, infatti, è di pura condotta e lede il dovere di lealtà verso le istituzioni, compromettendo la valutazione sull’ammissibilità dell’istanza.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: La Cassazione non perdona

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito la sua linea rigorosa in materia di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio. Anche una dichiarazione mendace relativa a un reddito il cui termine di dichiarazione fiscale non è ancora scaduto può integrare il reato. Questo principio sottolinea l’importanza della lealtà e della correttezza nei rapporti con l’amministrazione della giustizia.

I Fatti del Caso: Dichiarazione a Zero Euro

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino condannato per aver falsamente attestato, in un’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato presentata il 25 maggio 2017, di avere un reddito complessivo per gli anni 2015 e 2016 pari a zero euro. Successivi accertamenti hanno invece rivelato che, per il solo anno 2016, l’individuo aveva percepito un reddito di 13.914,50 euro, una cifra superiore alla soglia prevista per l’accesso al beneficio.

La Difesa: Una Questione di Tempistiche Fiscali

La tesi difensiva si basava su un argomento apparentemente logico: al momento della presentazione dell’istanza (maggio 2017), il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2016 non era ancora scaduto. Di conseguenza, secondo la difesa, l’unico reddito rilevante avrebbe dovuto essere quello del 2015, per il quale non era stata provata alcuna falsità. Si sosteneva quindi che l’imputato dovesse essere assolto perché il fatto non sussisteva.

Falsa Dichiarazione Gratuito Patrocinio: L’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendolo infondato. I giudici hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale, culminato nella celebre sentenza “Infanti” delle Sezioni Unite. Secondo tale principio, il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002 è un reato di pura condotta. Ciò significa che il delitto si perfeziona con la semplice presentazione della dichiarazione contenente dati falsi o omissioni, indipendentemente dall’effettiva sussistenza delle condizioni di reddito per l’ammissione al beneficio e persino dal fatto che l’istanza venga accolta o respinta.

La Rilevanza della Dichiarazione per l’Ammissibilità

La Corte ha chiarito un punto cruciale: la falsità della dichiarazione non attiene alla concessione del beneficio in sé, ma all’ammissibilità dell’istanza. Una dichiarazione veritiera è un presupposto necessario affinché il magistrato possa procedere alla valutazione nel merito. La falsa attestazione di dati essenziali, come il reddito, costituisce un “inganno potenziale” che mina il dovere di lealtà del cittadino verso le istituzioni giudiziarie.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri. In primo luogo, il reato in questione ha una funzione di “sbarramento”, volta a prevenire danni ulteriori al sistema giudiziario e a tutelare il corretto impiego delle risorse pubbliche destinate alla difesa dei non abbienti. Questo si ricollega ai principi costituzionali di capacità contributiva (art. 53 Cost.) e di uguaglianza (art. 3 Cost.).

In secondo luogo, la Corte ha specificato che l’inganno si concretizza nel momento in cui si presentano dati non veritieri necessari a determinare le condizioni di reddito. La falsità non può essere considerata “innocua” o “inutile”. L’obbligo del richiedente è quello di fornire un quadro veritiero della propria situazione economica al momento della domanda, includendo anche le variazioni reddituali significative, come quelle relative all’anno 2016, anche se la dichiarazione fiscale formale non era ancora stata depositata. La falsità ha riguardato l’insussistenza di variazioni rilevanti per il 2016, che invece erano intervenute.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: la massima trasparenza è richiesta a chiunque chieda di accedere a un beneficio pubblico come il gratuito patrocinio. Tentare di nascondere redditi, anche giocando sulle scadenze fiscali, costituisce un reato. La decisione della Cassazione serve da monito: la lealtà procedurale è un valore non negoziabile e la sua violazione comporta conseguenze penali serie, a prescindere dall’esito finale della richiesta di ammissione al beneficio.

Commette reato chi dichiara un reddito non veritiero per un anno la cui dichiarazione fiscale non è ancora scaduta?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di falsa dichiarazione si perfeziona al momento della presentazione dell’istanza con dati non veritieri. La scadenza del termine per la dichiarazione fiscale formale è irrilevante, poiché il richiedente ha l’obbligo di attestare la propria situazione economica reale, incluse le variazioni reddituali significative già intervenute.

Perché la falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio è reato anche se non si ottiene il beneficio?
Il reato è definito “di pura condotta”, il che significa che è l’azione stessa di dichiarare il falso a costituire il reato. La norma non punisce l’ottenimento del beneficio, ma la slealtà e l’inganno potenziale verso l’amministrazione della giustizia, che deve potersi fidare dei dati forniti per valutare l’ammissibilità dell’istanza.

Qual è il momento rilevante per valutare la veridicità dei redditi dichiarati nell’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato?
Il momento rilevante è quello della presentazione dell’istanza. La valutazione sulla veridicità dei dati forniti dal richiedente deve essere effettuata con riferimento alla sua situazione economica esistente in quel preciso momento, al fine di determinare l’ammissibilità della richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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