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Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa dichiarazione ai fini dell’ammissione al gratuito patrocinio. La Corte ha ritenuto che l’omissione dei redditi dei familiari fosse intenzionale, configurando il dolo richiesto dalla norma. Inoltre, ha stabilito che la tesi dell’errore scusabile per basso livello di istruzione non poteva essere accolta, anche perché sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione Gratuito Patrocinio: La Cassazione Conferma la Condanna

L’accesso al patrocinio a spese dello Stato, o gratuito patrocinio, è un diritto fondamentale che garantisce a tutti la possibilità di difendersi in giudizio. Tuttavia, questo diritto è subordinato alla veridicità delle informazioni fornite dal richiedente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio, chiarendo quando l’omissione di informazioni rilevanti integra il reato e quali argomenti difensivi non possono essere accolti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato sia in primo grado sia in appello per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. L’imputato aveva presentato un’istanza per essere ammesso al gratuito patrocinio, omettendo di dichiarare i redditi percepiti dalla moglie e dal figlio, componenti del suo nucleo familiare. Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Falsa Dichiarazione Gratuito Patrocinio

La difesa ha contestato la decisione dei giudici di merito sotto due profili:

1. Mancanza di motivazione: Secondo il ricorrente, la sentenza d’appello non avrebbe motivato adeguatamente la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzionalità (dolo) della falsa dichiarazione.
2. Errore di diritto scusabile: Si sosteneva che l’imputato fosse incorso in un errore scusabile a causa del suo basso livello di scolarizzazione, che non gli avrebbe permesso di comprendere appieno gli obblighi dichiarativi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni difensive. La decisione offre importanti chiarimenti sulla valutazione della falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio e sui limiti delle difese proponibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Per quanto riguarda il primo motivo, la Cassazione ha ritenuto le argomentazioni della difesa “del tutto generiche”. Al contrario, ha stabilito che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione “congrua e adeguata”, priva di vizi logici. Secondo i giudici, è logico presumere che l’imputato, avendo comunicato al proprio difensore la composizione del nucleo familiare, abbia deliberatamente taciuto sulla percezione dei redditi degli altri componenti. Questo comportamento rivela chiaramente l’intenzionalità di rendere una dichiarazione falsa, integrando così il dolo richiesto dalla norma penale.

Sul secondo punto, relativo all’errore scusabile, la Corte ha osservato che la tesi del basso livello di istruzione era una “circostanza fondata su presupposti del tutto privi di elementi a sostegno”. Ancora più importante, tale questione non era mai stata sollevata davanti alla Corte d’Appello. La Cassazione ha quindi ribadito un principio procedurale fondamentale: non è possibile introdurre per la prima volta in sede di legittimità questioni che non sono state devolute alla cognizione del giudice del grado precedente. L’omessa pronuncia della Corte d’Appello su questo punto era, pertanto, corretta, poiché la questione non le era mai stata sottoposta.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma la severità dell’ordinamento nel sanzionare le dichiarazioni non veritiere finalizzate a ottenere benefici come il gratuito patrocinio. Le conclusioni che possiamo trarre sono due:

1. L’intenzionalità si presume dall’omissione: Omettere informazioni rilevanti, come i redditi di tutto il nucleo familiare, è considerato un atto volontario e intenzionale, sufficiente a configurare il dolo del reato.
2. I limiti del ricorso in Cassazione: Non è possibile utilizzare il giudizio di legittimità per introdurre nuove argomentazioni o giustificazioni (come l’errore per bassa scolarizzazione) che non sono state discusse nei gradi di merito. L’appello deve contenere tutte le contestazioni che si intendono far valere.

La decisione, infine, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a sottolineare l’infondatezza del ricorso proposto.

Omettere i redditi dei familiari nella domanda per il gratuito patrocinio è reato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, omettere informazioni rilevanti come i redditi dei familiari integra il reato di falsa dichiarazione previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002, in quanto si presume l’intenzionalità di rendere una dichiarazione non veritiera.

Un basso livello di istruzione può giustificare una falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio?
No, nel caso esaminato la Corte ha ritenuto che la scusabilità dell’errore di legge dovuta a un basso livello di scolarizzazione fosse una circostanza priva di elementi a sostegno e, pertanto, non sufficiente a escludere la colpevolezza.

È possibile presentare nuove contestazioni per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha ribadito il principio secondo cui non possono essere dedotte con il ricorso per cassazione questioni che non siano state precedentemente sottoposte al giudice d’appello, in quanto quest’ultimo ha correttamente omesso di pronunciarsi su di esse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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