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Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: dolo e pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa dichiarazione finalizzata all’ottenimento del gratuito patrocinio. L’imputato aveva omesso i redditi della moglie e dichiarato i propri in misura notevolmente inferiore. La Corte ha ribadito che per questo reato è sufficiente il dolo eventuale e che l’errore sulla nozione di reddito rilevante non è scusabile, confermando la condanna e l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa del danno economico e dei precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa dichiarazione gratuito patrocinio: attenzione a omissioni ed errori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce la severità della legge nei confronti di chi fornisce informazioni false o incomplete per accedere al patrocinio a spese dello Stato. La falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio è un reato che non ammette leggerezze: anche un’omissione parziale o un errore ritenuto ‘scusabile’ può portare a una condanna penale. Analizziamo questa decisione per comprendere i confini dell’elemento soggettivo del reato e i criteri per l’applicazione di sanzioni.

Il caso: redditi omessi e dichiarati parzialmente

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino condannato in Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. L’imputato, nel presentare l’istanza per il gratuito patrocinio, aveva commesso due gravi irregolarità: aveva totalmente omesso di indicare i redditi percepiti dalla moglie e aveva dichiarato i propri redditi personali in misura sensibilmente inferiore al reale (dichiarando circa 7.300 euro a fronte di oltre 17.100 euro effettivi).

I motivi del ricorso: errore e richiesta di non punibilità

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Mancanza dell’elemento soggettivo: Sosteneva di essere incorso in un errore scusabile, senza l’intenzione di commettere un reato.
2. Eccessività della pena: Lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), ritenendo la sanzione sproporzionata.

La rilevanza del dolo nella falsa dichiarazione gratuito patrocinio

La Corte di Cassazione ha respinto con forza il primo motivo, qualificandolo come una semplice riproposizione di argomenti già valutati e disattesi nei gradi di merito. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: per integrare il reato di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio, è sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’ o addirittura il ‘dolo eventuale’.

Questo significa che non è necessario provare una specifica volontà di frodare lo Stato, ma basta che l’interessato, presentando la dichiarazione, si rappresenti la possibilità che le informazioni fornite siano false o incomplete e accetti questo rischio. L’errore sulla nozione di ‘reddito’ da dichiarare (che include, ad esempio, quello dei familiari conviventi) non è considerato ‘scusabile’, poiché la norma penale (art. 95) richiama espressamente la norma che definisce i limiti di reddito (art. 76), imponendo di fatto un dovere di informazione e diligenza a chi richiede il beneficio.

Perché è stata esclusa la particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131 bis c.p. La valutazione sulla tenuità del fatto, infatti, non si basa solo sull’entità della pena ma su un’analisi complessa che include:
* Le modalità della condotta: L’omissione e la falsa dichiarazione sono state significative.
* L’entità del danno: Si è verificato un danno economico per lo Stato.
* La personalità del colpevole: L’imputato risultava gravato da un precedente penale e sottoposto a un nuovo procedimento, elementi che depongono contro un giudizio di particolare tenuità.

La congruità della pena

Infine, la Corte ha ritenuto la pena inflitta (ampiamente inferiore alla media prevista dalla legge) congrua e motivata, così come il diniego di ulteriori benefici, basato su un giudizio prognostico negativo circa il comportamento futuro dell’imputato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa prive di fondamento e meramente riproduttive di censure già correttamente respinte. La decisione si basa sulla consolidata giurisprudenza secondo cui le omissioni, anche parziali, supportate da dolo eventuale, integrano pienamente il reato di cui all’art. 95 d.P.R. 115/2002. L’errore sul perimetro dei redditi da dichiarare non può essere invocato come scusante. Inoltre, la presenza di un danno economico per l’Erario e di precedenti a carico dell’imputato sono stati considerati elementi ostativi al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza invia un messaggio chiaro: la richiesta di accesso al patrocinio a spese dello Stato richiede la massima accuratezza e onestà. Non sono tollerate omissioni o dichiarazioni inesatte, e la scusa dell’errore o della dimenticanza difficilmente troverà accoglimento in sede giudiziaria. La responsabilità penale scatta anche solo accettando il rischio di fornire dati non veritieri. La valutazione della personalità del richiedente, inclusi eventuali precedenti penali, gioca un ruolo cruciale non solo nella determinazione della pena, ma anche nella possibilità di accedere a istituti di favore come la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

È sufficiente il dolo eventuale per il reato di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio?
Sì, la sentenza conferma che per integrare il reato sono sufficienti il dolo generico o anche il dolo eventuale, ovvero la consapevolezza e l’accettazione del rischio che le dichiarazioni rese non siano veritiere o siano incomplete.

L’errore sulla definizione di “reddito” da dichiarare per il gratuito patrocinio è considerato scusabile?
No, la Corte ha stabilito che l’errore sulla nozione di reddito rilevante ai fini del beneficio non esclude l’elemento soggettivo del reato, in quanto non si tratta di un errore su legge extrapenale, essendo la normativa di riferimento espressamente richiamata dalla norma incriminatrice.

Avere precedenti penali influisce sulla possibilità di ottenere l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, la decisione evidenzia che la personalità del colpevole, inclusa la presenza di un precedente penale e di un nuovo procedimento a carico, è un elemento determinante che, unitamente al danno economico arrecato allo Stato, può portare il giudice a escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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