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Falsa dichiarazione concorso pubblico: le conseguenze

Un candidato ha presentato una falsa dichiarazione in un concorso pubblico per un posto di agente di polizia municipale, omettendo precedenti penali. Condannato per falso ideologico e truffa, ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte ha confermato la condanna, stabilendo che la truffa si perfeziona con l’assunzione e che il reato di falso non viene assorbito da quello di truffa.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Dichiarazione in Concorso Pubblico: Condanna per Truffa e Falso

Presentare una falsa dichiarazione in un concorso pubblico può avere conseguenze penali molto gravi, che vanno oltre la semplice esclusione dalla procedura. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la linea dura della giurisprudenza in materia, confermando la condanna di un candidato per i reati di falso ideologico e truffa aggravata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione per comprendere i rischi e i principi giuridici applicati.

I Fatti del Caso: La Domanda di Assunzione Viziata

Un aspirante agente di polizia municipale presentava una domanda di partecipazione a una selezione pubblica per un’assunzione stagionale. Nell’autocertificazione allegata, dichiarava di non avere condanne penali o procedimenti in corso che impedissero la costituzione di un rapporto di impiego con la pubblica amministrazione.

Tuttavia, si è scoperto che il candidato aveva omesso di menzionare diverse condanne penali che, sebbene non ostative in senso generale, lo rendevano privo dei requisiti specifici per rivestire la qualifica di agente di pubblica sicurezza, come richiesto esplicitamente dal bando di concorso. In seguito a tale dichiarazione, veniva assunto, percependo una retribuzione.

I giudici di primo e secondo grado lo hanno condannato per il reato di falso ideologico (art. 483 c.p.) e di truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico (art. 640 c.p.).

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, tra cui:

1. Violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza: sosteneva di essere stato condannato per un fatto diverso da quello contestato, poiché l’accusa originaria era generica mentre la condanna si basava sulla violazione di una normativa specifica (legge 65/1986) non esplicitamente citata.
2. Insussistenza del reato di falso: affermava che il bando fosse poco chiaro e che la sua dichiarazione fosse frutto di un errore interpretativo, escludendo quindi il dolo.
3. Assorbimento del falso nella truffa: riteneva che la falsa dichiarazione fosse solo uno strumento per commettere la truffa e che, pertanto, dovesse essere assorbita in quest’ultima.
4. Esclusione della particolare tenuità del fatto: contestava il diniego della causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p., sostenendo che i suoi precedenti penali non fossero indice di abitualità a delinquere.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla falsa dichiarazione in concorso pubblico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto. Le motivazioni della sentenza offrono chiarimenti cruciali su come la legge interpreta la falsa dichiarazione in un concorso pubblico.

Concorso tra Falso e Truffa: Due Reati, Due Beni Giuridici

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il reato di falso ideologico e quello di truffa non si assorbono. Essi possono concorrere perché tutelano beni giuridici diversi. Il falso ideologico protegge la fede pubblica, ovvero la fiducia che la collettività ripone nella veridicità degli atti pubblici. La truffa, invece, protegge il patrimonio.
Poiché la falsa dichiarazione lede la fede pubblica e, contemporaneamente, induce in errore l’amministrazione causando un danno patrimoniale, l’autore risponde di entrambi i reati.

Il Danno nella Truffa per Assunzione Pubblica

I giudici hanno confermato che il reato di truffa si consuma nel momento stesso in cui viene costituito il rapporto di lavoro. Il danno per l’amministrazione non è escluso dal fatto che il dipendente abbia effettivamente lavorato e percepito una giusta retribuzione. Il danno, infatti, consiste nell’aver alterato la procedura di selezione e nell’aver assunto una persona priva dei requisiti richiesti per legge, ledendo così l’interesse pubblico alla corretta gestione delle risorse e al rispetto dei principi di imparzialità e buon andamento.

La Piena Consapevolezza del Dichiarante

La Corte ha respinto la tesi dell’errore interpretativo. Il bando di concorso era esplicito e chiaro nel richiedere i requisiti previsti dalla legge quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale. L’imputato, consapevole delle sue precedenti condanne, non poteva non sapere di non possedere tali requisiti. Per integrare il reato di falso ideologico è sufficiente il dolo generico, cioè la coscienza e la volontà di attestare il falso, senza necessità di un fine specifico.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un messaggio inequivocabile: la massima trasparenza e veridicità nelle dichiarazioni rese alla pubblica amministrazione è un dovere non negoziabile. Omettere informazioni rilevanti o attestare il falso in una domanda di partecipazione a un concorso pubblico non solo comporta l’esclusione dalla procedura, ma integra gravi fattispecie di reato. La giurisprudenza considera l’assunzione di un candidato privo dei requisiti un danno effettivo per l’ente, legittimando una condanna per truffa aggravata che concorre con quella per falso ideologico. Questa decisione serve da monito per chiunque intenda partecipare a selezioni pubbliche, sottolineando l’importanza della correttezza e dell’onestà.

Quando si consuma il reato di truffa per un’assunzione illegittima in un concorso pubblico?
Secondo la Corte, il reato si consuma nel momento della costituzione del rapporto di impiego, a condizione che sia dimostrata l’esistenza di un danno economico-patrimoniale immediato ed effettivo per l’amministrazione, come l’assunzione di una persona priva dei requisiti di legge.

Il reato di falso ideologico per una dichiarazione mendace viene assorbito da quello di truffa?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che i due reati concorrono, in quanto proteggono beni giuridici diversi: il falso ideologico tutela la fede pubblica, mentre la truffa tutela il patrimonio. Pertanto, l’autore della falsa dichiarazione risponde di entrambi i reati.

La presunta incertezza del bando di concorso può escludere la responsabilità per una falsa dichiarazione?
No. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il riferimento nel bando a una specifica normativa rendesse i requisiti chiari ed univoci. La responsabilità penale per il reato di falso ideologico sussiste quando vi è la consapevolezza e la volontà di dichiarare il falso (dolo generico), e una semplice leggerezza o un presunto dubbio interpretativo non sono sufficienti a escluderla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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