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Falsa denuncia reato: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di falsa denuncia. L’imputato aveva falsamente denunciato il furto del proprio veicolo per ostacolare l’identificazione del conducente coinvolto in un sinistro stradale. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano meramente ripetitivi e proponevano una lettura alternativa dei fatti non consentita in sede di legittimità. Esclusa anche la causa di non punibilità per tenuità del fatto, a causa del danno arrecato all’amministrazione della giustizia.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Denuncia Reato: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione in materia di falsa denuncia reato. Il caso riguarda un imputato che, per coprire le responsabilità derivanti da un incidente stradale, aveva denunciato il furto del proprio veicolo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi fondamentali sulla reiterazione dei motivi e sulla non applicabilità della tenuità del fatto in presenza di un concreto danno alla giustizia.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 367 del Codice Penale. L’imputato aveva sporto una denuncia per il furto della sua automobile. Tuttavia, le indagini avevano accertato che la denuncia era falsa e che il suo scopo era quello di ostacolare l’identificazione del conducente del veicolo, rimasto coinvolto in un incidente stradale. L’imputato, di fronte all’evidenza, aveva ammesso la falsità della sua dichiarazione. Nonostante ciò, dopo la condanna in Corte d’Appello, ha proposto ricorso per cassazione, contestando la propria responsabilità e invocando, in subordine, la particolare tenuità del fatto.

L’Analisi della Cassazione sulla Falsa Denuncia Reato

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso presentati dalla difesa, rigettandoli entrambi e dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Il Primo Motivo: Lettura Alternativa dei Fatti e Motivazione Congrua

Il primo motivo di ricorso contestava l’affermazione di responsabilità, lamentando un presunto vizio di motivazione. La Cassazione ha ritenuto tale motivo puramente formale. In realtà, la difesa non stava evidenziando una reale contraddizione o illogicità nel ragionamento dei giudici di merito, ma si limitava a proporre una lettura alternativa e più favorevole dei fatti. Questo approccio, sottolinea la Corte, non è consentito in sede di legittimità. Il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può ridiscutere il merito della vicenda. I giudici hanno invece confermato che la motivazione della Corte d’Appello era ‘congrua e lineare’, basata su elementi solidi come l’ammissione stessa dell’imputato circa la falsità della denuncia.

Il Secondo Motivo: Esclusione della Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo, con cui si chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La Corte ha spiegato che la falsa denuncia non può essere considerata un fatto di lieve entità in questo specifico contesto. La condotta dell’imputato ha prodotto un doppio pregiudizio: da un lato, ha inutilmente attivato la macchina della giustizia, deviando risorse investigative; dall’altro, ha concretamente ostacolato l’accertamento delle responsabilità civili e penali legate all’incidente stradale. Questi elementi dimostrano un danno apprezzabile che impedisce di qualificare il fatto come ‘tenue’.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su due pilastri giuridici. In primo luogo, il principio secondo cui il ricorso per cassazione è inammissibile se si limita a riproporre censure già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio (‘motivo reiterativo’) o se, mascherandosi da vizio di motivazione, cerca di ottenere una nuova valutazione delle prove. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito.
In secondo luogo, la Corte ribadisce che la valutazione sulla tenuità del fatto deve tenere conto del danno concreto arrecato dal reato. Nel caso della falsa denuncia reato, il pregiudizio per l’amministrazione della giustizia e l’intralcio causato ad altri procedimenti sono elementi che pesano negativamente e rendono difficile l’applicazione di tale beneficio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma che la simulazione di reato è un illecito preso molto sul serio dall’ordinamento, in quanto mina la fiducia e l’efficienza del sistema giudiziario. Chi intende presentare ricorso in Cassazione deve formulare censure specifiche su vizi di legge o di logica manifesta, evitando di riproporre semplicemente la propria versione dei fatti. Infine, la decisione serve da monito: sperare nella ‘tenuità del fatto’ dopo aver simulato un reato per scopi personali, causando un dispendio di risorse pubbliche e un ostacolo alla giustizia, è una strategia con scarse probabilità di successo.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile se si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti (motivo reiterativo) o se tenta di offrire una lettura dei fatti diversa da quella accertata dal giudice di merito, senza individuare un reale vizio di motivazione.

La ‘particolare tenuità del fatto’ si applica al reato di falsa denuncia?
No, in questo caso la Corte ha escluso l’applicazione della ‘tenuità del fatto’. La motivazione è che la falsa denuncia ha causato un concreto pregiudizio all’amministrazione della giustizia e ha creato un ostacolo all’identificazione del conducente di un veicolo coinvolto in un incidente stradale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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