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Falsa denuncia: quando non è simulazione di reato

Un uomo presenta una falsa denuncia per il furto di uno zaino. La Cassazione annulla la condanna per simulazione di reato perché il furto simulato (semplice) non era procedibile d’ufficio, mancando la querela della vittima. Decisiva la non configurabilità dell’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede per un bene lasciato incustodito su una panchina per negligenza.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Denuncia: Annullata la Condanna se il Reato Simulato non è Procedibile

Presentare una falsa denuncia può avere conseguenze molto serie, ma non sempre integra il delitto di simulazione di reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: se il reato falsamente denunciato è procedibile solo a querela e questa non è mai stata presentata, non può esserci condanna. Il caso analizzato riguarda la denuncia di un furto di uno zainetto, ma la chiave di volta risiede nella corretta interpretazione di una specifica circostanza aggravante.

I Fatti del Caso: Zaino Smarrito o Rubato?

La vicenda giudiziaria ha origine dalla denuncia presentata da un uomo presso una stazione dei Carabinieri. Egli dichiarava di aver subito il furto del proprio zainetto, contenente effetti personali, mentre si trovava in un luogo pubblico. Tuttavia, le indagini successive hanno rivelato una realtà diversa: lo zainetto non era stato rubato, ma era stato lasciato dall’uomo stesso all’interno di un’autovettura durante un tentativo di furto da lui commesso ai danni del veicolo.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano condannato l’imputato per il reato di simulazione di reato (art. 367 c.p.), ritenendo che avesse falsamente accusato ignoti di un crimine per sviare le indagini dal proprio illecito.

L’Analisi della Cassazione sulla falsa denuncia

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando una questione giuridica decisiva. Il reato di simulazione (art. 367 c.p.) presuppone che si simuli un reato per il quale l’autorità giudiziaria ha l’obbligo di procedere. Il furto semplice, però, è un reato procedibile a querela della persona offesa.

La difesa ha sostenuto che, non essendo mai stata sporta una querela per il presunto furto dello zaino (in quanto mai avvenuto), mancasse una condizione di procedibilità essenziale. La Corte di Appello aveva superato questo ostacolo ritenendo che il furto denunciato fosse aggravato dalla cosiddetta “esposizione alla pubblica fede” (art. 625 n. 7 c.p.), circostanza che, all’epoca dei fatti, rendeva il reato procedibile d’ufficio. Secondo i giudici di merito, lasciare uno zaino su una panchina per recarsi a una fontanella rientrava in questa casistica. È proprio su questo punto che la Cassazione ha ribaltato la decisione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione della Corte d’Appello è stata erronea. L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede non può essere applicata con leggerezza. Essa ricorre solo in due casi specifici:

1. Necessità: Quando si è costretti a lasciare un bene incustodito per una reale necessità (es. attrezzi in un cantiere, merci su un veicolo per le consegne).
2. Consuetudine: Quando è una prassi sociale consolidata e accettata lasciare beni incustoditi, confidando nell’onestà altrui (es. effetti personali in un ufficio non aperto al pubblico).

La Corte ha precisato che lasciare uno zaino su una panchina in un luogo pubblico per distrazione o semplice imprudenza non rientra in nessuna di queste due categorie. Si tratta di un comportamento negligente, una volontaria e non imposta mancanza di custodia, che non può essere confusa con l’affidamento alla “pubblica fede”.

Di conseguenza, non sussistendo l’aggravante, il furto falsamente denunciato doveva essere considerato un furto semplice, procedibile solo a querela. Poiché una querela non è mai esistita, mancava fin dall’origine la condizione per cui l’autorità giudiziaria potesse procedere. Se l’autorità non può procedere per il reato simulato, non può esistere nemmeno il delitto di simulazione di reato.

Le conclusioni

La Suprema Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, perché “il fatto non sussiste”. Questa decisione riafferma un principio di diritto cruciale: la configurabilità del reato di simulazione è strettamente legata alla procedibilità del reato oggetto della falsa denuncia. Inoltre, fornisce un’importante interpretazione restrittiva dell’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, distinguendo chiaramente tra la necessità o la consuetudine tutelate dalla norma e la mera negligenza personale, che non gode della stessa protezione.

Quando una falsa denuncia di furto non costituisce il reato di simulazione?
Quando il furto denunciato è un reato procedibile solo a querela di parte (come il furto semplice) e nessuna querela è stata mai presentata. Se manca questa condizione di procedibilità, non si può essere puniti per simulazione di reato.

Lasciare uno zaino su una panchina è considerata “esposizione alla pubblica fede”?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lasciare un bene incustodito in un luogo pubblico per distrazione o negligenza non integra l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. Questa si applica solo quando il bene è lasciato incustodito per una reale necessità o per una consuetudine sociale consolidata.

Cosa significa che un reato è “procedibile a querela”?
Significa che lo Stato può iniziare un procedimento penale contro il presunto colpevole solo se la vittima del reato ne fa esplicita richiesta attraverso un atto formale chiamato “querela”. In assenza di querela, l’azione penale non può essere esercitata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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