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Falsa certificazione: competenza e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37961/2024, ha respinto il ricorso di un imputato condannato per l’invio di una falsa certificazione a un istituto scolastico. La Corte ha stabilito che, in caso di ignoto mittente del documento, la competenza territoriale si radica nel luogo dove ha sede il destinatario. Inoltre, ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sottolineando che la gravità della condotta va valutata per la sua idoneità a ledere il bene giuridico, a prescindere dal danno effettivo.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa certificazione per le graduatorie: la Cassazione fa chiarezza

L’uso di una falsa certificazione per ottenere un vantaggio in una graduatoria pubblica è un reato grave con importanti conseguenze procedurali. Con la recente sentenza n. 37961 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso emblematico, offrendo chiarimenti cruciali su temi come la competenza territoriale e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso: il documento inviato alla scuola

Il caso riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per aver utilizzato una falsa certificazione al fine di migliorare la propria posizione in una graduatoria scolastica. Secondo l’accusa, il documento era stato inviato per via telematica a un istituto scolastico di Taranto. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza d’appello.

I motivi del ricorso: dalla competenza alla tenuità del fatto

La difesa ha articolato il ricorso su quattro punti principali:
1. Incompetenza territoriale: Si sosteneva che il processo avrebbe dovuto svolgersi presso il Tribunale di Matera, luogo di residenza dell’imputato e da cui si presumeva fosse stata inviata l’email, e non a Taranto, sede della scuola destinataria.
2. Mancanza di prove: L’imputato negava di aver inviato il documento falso, affermando che la sua successiva conferma di validità si riferiva a un altro certificato, legittimo, proveniente da un’altra scuola.
3. Particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che la condotta non aveva di fatto danneggiato altri candidati, poiché l’imputato avrebbe comunque ottenuto il posto.
4. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava un diniego immotivato delle circostanze attenuanti.

Falsa certificazione e competenza territoriale: l’analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo, chiarendo un principio fondamentale sulla competenza. Poiché l’imputato ha sempre negato di essere il mittente e non è stato possibile accertare con sicurezza l’indirizzo di provenienza della comunicazione, non si possono applicare i criteri ordinari (luogo di consumazione del reato o di residenza). In questi casi, interviene il criterio suppletivo dell’art. 9, comma 1, del codice di procedura penale. Tale norma radica la competenza presso il giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che ha iscritto per primo la notizia di reato, che in questo caso coincide con il luogo di destinazione del documento: la scuola di Taranto. Pertanto, la competenza del Tribunale di Taranto è stata ritenuta corretta.

La valutazione della prova e la non applicabilità della tenuità del fatto

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. In merito alla prova, la Corte ha giudicato logica e congrua la motivazione dei giudici di merito, i quali avevano ritenuto che l’imputato fosse l’unico soggetto interessato a produrre la falsa certificazione per ottenere un punteggio maggiore. L’interpretazione delle comunicazioni dell’imputato rientra nella valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non in presenza di un palese travisamento della prova, qui non riscontrato.

Particolarmente significativa è la decisione sulla particolare tenuità del fatto. La Cassazione ha confermato che la gravità della condotta non va misurata solo sul danno effettivamente prodotto. L’atto di presentare un documento falso è di per sé grave in quanto idoneo ad alterare la parità di condizioni tra i concorrenti e a minare la fiducia negli atti pubblici. La circostanza che, ex post, si sia accertato che il risultato non sarebbe cambiato è irrilevante. Ciò che conta è il potenziale lesivo della condotta al momento in cui è stata posta in essere.

Le motivazioni

La Corte ha rigettato il ricorso perché i motivi presentati sono stati ritenuti infondati o inammissibili. Sulla competenza, è stato applicato il criterio suppletivo che indica il foro del destinatario del documento falso quando il mittente è ignoto. Sulla prova, la valutazione del giudice di merito è stata considerata logica e priva di vizi. Sulla tenuità del fatto, si è ribadito che la gravità della condotta va valutata in astratto per la sua idoneità a ledere il bene protetto, e non solo in base all’esito concreto. Infine, il motivo sulle attenuanti generiche è stato giudicato inammissibile per la sua genericità, non avendo il ricorrente indicato elementi positivi specifici trascurati dai giudici.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza alcuni principi chiave in materia di reati contro la fede pubblica. In primo luogo, stabilisce un chiaro criterio per determinare la competenza territoriale in casi di invio telematico di documenti falsi con mittente incerto. In secondo luogo, ribadisce un’interpretazione rigorosa dell’art. 131-bis c.p., escludendone l’applicazione quando la condotta, pur non producendo un danno finale, è intrinsecamente grave e potenzialmente lesiva della correttezza e trasparenza delle procedure amministrative. La decisione sottolinea che l’integrità delle graduatorie pubbliche è un bene da tutelare con fermezza, sanzionando chiunque tenti di alterarle con mezzi illeciti.

Qual è il tribunale competente a giudicare il reato di invio di una falsa certificazione se il mittente è sconosciuto?
Secondo la sentenza, quando il mittente del documento falso rimane ignoto, si applica il criterio suppletivo dell’art. 9, comma 1, c.p.p. La competenza si radica quindi presso il tribunale del luogo dove ha sede il destinatario del documento (nel caso di specie, la scuola a cui è stata inviata la certificazione).

La causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ può essere applicata se la falsa certificazione non ha modificato l’esito finale della graduatoria?
No. La Corte ha stabilito che la gravità della condotta va valutata per la sua idoneità ad alterare la procedura e la parità tra i candidati, indipendentemente dal fatto che abbia prodotto o meno un danno concreto e definitivo. La circostanza, rilevabile solo ex post, che il responsabile avrebbe ottenuto comunque il posto è irrilevante ai fini del giudizio di tenuità.

Come viene valutata dalla Corte di Cassazione l’interpretazione delle prove effettuata dai giudici di merito?
La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito delle prove. Il suo controllo è limitato alla verifica della logicità e coerenza della motivazione della sentenza impugnata. Può intervenire solo in caso di ‘travisamento della prova’, ovvero quando il giudice di merito ha fondato la sua decisione su una prova inesistente o ne ha percepito il contenuto in modo palesemente errato, ma non può sostituire la propria interpretazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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