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Falsa autocertificazione: il reato è ex art. 495 c.p.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3015/2025, ha stabilito che dichiarare falsamente di non avere precedenti penali in un’autocertificazione destinata a un ente pubblico integra il reato più grave di cui all’art. 495 c.p. (Falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale su qualità personali). La Corte ha rigettato la tesi difensiva che mirava a riqualificare il fatto nel reato meno grave previsto dall’art. 483 c.p. (Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico), chiarendo che l’assenza di condanne penali costituisce una “qualità personale” del dichiarante e non un mero “fatto”.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Autocertificazione Precedenti: Quando la Menzogna Diventa Reato Grave

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3015/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di falsa autocertificazione precedenti penali: mentire sul proprio status giudiziario in una dichiarazione destinata a un’autorità pubblica integra il reato più grave previsto dall’articolo 495 del codice penale. Questa decisione chiarisce la linea di demarcazione tra diverse fattispecie di falso, con importanti conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una dichiarazione sostitutiva di certificazione presentata da un individuo all’Ufficio Colloqui di un istituto penitenziario. Per ottenere l’autorizzazione a un colloquio con un detenuto, l’uomo aveva attestato falsamente di essere immune da precedenti penali. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello lo avevano condannato per il delitto di cui all’art. 495 c.p., ovvero “Falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sull’identità o su qualità personali proprie o altrui”.

L’imputato, tramite i suoi difensori, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere riqualificata nel reato meno grave di cui all’art. 483 c.p., “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”, che punisce chi attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità.

La Questione Giuridica sulla Falsa Autocertificazione Precedenti

Il nucleo della controversia legale risiede nella corretta qualificazione giuridica della dichiarazione mendace. La difesa ha sostenuto che l’esistenza o meno di precedenti penali costituisse un “fatto” e non una “qualità personale”. La distinzione non è meramente accademica:

* Art. 483 c.p. (Falsità ideologica del privato): Riguarda la falsa attestazione di “fatti”.
* Art. 495 c.p. (Falsa attestazione su qualità personali): Riguarda la falsa attestazione di “qualità personali”. Questa fattispecie è punita più severamente.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se la condizione di incensurato sia una “qualità personale” o un semplice “fatto”.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Oltre alla questione principale, il ricorrente si doleva anche del mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente motivato il diniego, omettendo di considerare gli elementi favorevoli offerti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in entrambi i motivi.

Sul punto centrale della qualificazione giuridica, i giudici hanno confermato l’orientamento consolidato della giurisprudenza. La dichiarazione relativa alla sussistenza o meno di precedenti penali rientra a pieno titolo nel novero delle “qualità personali”. Questo perché lo status di incensurato o di persona con precedenti penali è un attributo intrinseco e distintivo del soggetto, che ne definisce la condizione giuridica e sociale.

La Corte ha specificato che l’art. 495 c.p. ha una natura speciale rispetto all’art. 483 c.p. Quando la falsità riguarda specificamente le qualità personali, si applica la norma più specifica e severa. La dichiarazione, nel caso di specie, non era un’attestazione generica, ma era funzionale a una precisa valutazione da parte dell’amministrazione penitenziaria. L’ente doveva decidere se concedere o meno l’autorizzazione al colloquio, con l’obiettivo di “evitare che attraverso tali colloqui possano anche indirettamente essere favoriti collegamenti illeciti o rapporti con persone appartenenti o comunque legate ad organizzazioni o ambienti criminali”. La falsità, quindi, incideva direttamente sull’esercizio di una potestà autoritativa della pubblica amministrazione.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha giudicato il motivo di ricorso aspecifico e infondato. Ha ribadito che il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può limitarsi a indicare gli elementi ritenuti decisivi, come la gravità del fatto e i precedenti penali di rilievo, cosa che nel caso di specie era stata fatta correttamente.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di diritto di notevole importanza: la falsa autocertificazione precedenti penali è una condotta grave che integra il reato di cui all’art. 495 c.p. Dichiarare il falso su questo punto non è una semplice menzogna su un “fatto”, ma un’alterazione di una “qualità personale” essenziale per la valutazione della pubblica amministrazione. Questa decisione serve da monito sulla serietà dell’autocertificazione e sulle responsabilità penali che derivano dal suo uso mendace, specialmente in contesti sensibili come quello dell’amministrazione della giustizia e penitenziaria.

Dichiarare falsamente di non avere precedenti penali in un’autocertificazione è reato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è un reato. Nello specifico, integra la fattispecie più grave prevista dall’articolo 495 del codice penale, poiché l’assenza di precedenti è considerata una qualità personale.

Quale reato si commette mentendo sui propri precedenti penali: quello previsto dall’art. 483 o dall’art. 495 del codice penale?
Si commette il reato previsto dall’art. 495 c.p. (Falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale su qualità personali). La Corte ha chiarito che questa norma è speciale e prevale su quella, meno grave, dell’art. 483 c.p., che riguarda la falsità su meri “fatti”.

Perché la Corte ha ritenuto che l’assenza di precedenti penali sia una “qualità personale”?
La Corte ha seguito la sua giurisprudenza costante, secondo cui lo status di incensurato o di persona con condanne penali è un attributo che definisce la condizione del soggetto. È una caratteristica intrinseca della persona, e non un semplice fatto esterno, rilevante per le valutazioni della pubblica amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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