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Falsa attestazione sull’età: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per falsa attestazione sull’età a un pubblico ufficiale. La Corte ha ritenuto che la valutazione della maggiore età, basata non solo sull’età ossea ma anche sullo sviluppo dentario e su un precedente penale specifico, fosse stata correttamente motivata dalla Corte d’Appello. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, senza addurre prove nuove e decisive.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Attestazione sull’Età: Quando la Prova Medico-Legale è Inattaccabile

La corretta identificazione dell’identità personale, e in particolare dell’età, è un elemento cruciale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della falsa attestazione sull’età, chiarendo i limiti entro cui è possibile contestare un accertamento medico-legale in sede di legittimità. Il caso analizzato offre spunti fondamentali sulla solidità delle prove scientifiche e sulla non ammissibilità di ricorsi che mirano a una semplice rivalutazione dei fatti.

I Fatti del Caso: Una Dichiarazione Mendace

Il procedimento nasce dalla condanna di un individuo per il reato di cui all’art. 495 del codice penale. L’imputato aveva fornito false dichiarazioni a un pubblico ufficiale riguardo la propria età, un fatto avvenuto a Torino nel giugno 2020. La condanna, emessa in primo grado, era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Torino. Contro questa seconda decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

L’Appello e il Vizio Argomentativo Contestato

Il ricorrente lamentava un vizio argomentativo nella sentenza d’appello, sostenendo che l’accertamento della sua maggiore età non fosse stato condotto in modo adeguato. La difesa criticava le conclusioni tratte dalla perizia medico-legale, ritenendole insufficienti a stabilire con certezza il superamento della soglia dei diciotto anni al momento del fatto.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Falsa Attestazione sull’Età

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Le motivazioni della Suprema Corte si basano su due pilastri argomentativi solidi e interconnessi.

La Valutazione Medico-Legale Completa

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno evidenziato come la sentenza della Corte d’Appello avesse fornito una spiegazione completa e congrua delle ragioni per cui l’accertamento medico era stato ritenuto attendibile. L’analisi non si era limitata a un singolo dato, come l’età ossea, ma aveva considerato un quadro più ampio. In particolare, era stato valorizzato il completo sviluppo dell’arcata dentaria dell’imputato, un elemento che, unito agli altri dati, forniva una conferma robusta della sua maggiore età. La Cassazione ha ribadito un principio procedurale fondamentale: non è compito del giudice di legittimità effettuare una nuova valutazione delle prove, soprattutto quando la decisione impugnata si fonda su un giudizio tecnico-scientifico motivato in modo logico e coerente. Le doglianze del ricorrente sono state quindi giudicate inammissibili in quanto volte a rimettere in discussione un giudizio di fatto senza allegare alcuna evidenza specifica e decisiva in grado di scardinare il ragionamento dei giudici di merito.

Il Precedente Penale come Ulteriore Conferma

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato come il ricorrente non si fosse confrontato con un ulteriore e significativo argomento utilizzato dalla Corte d’Appello. Era emerso, infatti, che l’imputato avesse già subito una condanna, passata in giudicato, per un reato di falsa dichiarazione commesso due anni prima del fatto oggetto della regiudicanda. Questo precedente non solo rafforzava il quadro probatorio a suo carico, ma rappresentava un elemento logico ulteriore a sostegno della correttezza della valutazione sulla sua età.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Quando una valutazione fattuale, come quella sull’età di un imputato, è supportata da accertamenti scientifici completi e da una motivazione logica e priva di vizi palesi, non può essere messa in discussione se non attraverso la dimostrazione di errori procedurali o di palesi illogicità. La decisione ribadisce che per contestare una perizia non basta esprimere un generico dissenso, ma è necessario fornire elementi specifici e decisivi che non sono stati presi in considerazione. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza della presentazione di un ricorso privo dei requisiti di ammissibilità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del medico sull’età di un imputato?
No, non è possibile chiedere una semplice rivalutazione nel merito. La Corte di Cassazione ha chiarito che un ricorso di questo tipo è inammissibile se si limita a contestare il giudizio dello specialista senza dimostrare un vizio logico nella motivazione della sentenza o senza allegare prove nuove, specifiche e decisive.

Quali elementi usa il giudice per accertare la maggiore età di una persona?
Secondo questa ordinanza, il giudice deve basarsi su un complesso di elementi probatori. Nel caso specifico, non è stata considerata solo l’età ossea, ma anche prove ritenute più concrete come il completo sviluppo dell’arcata dentaria. Inoltre, è stato dato rilievo anche a elementi esterni, come una precedente condanna definitiva a carico dell’imputato per un reato simile.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva e non più impugnabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in 3.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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