LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falsa attestazione: quando si consuma il reato?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa attestazione a pubblico ufficiale. La Corte ha ribadito che il reato si consuma nel momento in cui la dichiarazione mendace perviene all’ufficiale, non essendo configurabile il tentativo. Inoltre, ha precisato che i disturbi della personalità escludono l’imputabilità solo se di gravità tale da annullare la capacità di intendere e di volere, condizione non riscontrata nel caso di specie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Attestazione: la Cassazione chiarisce consumazione del reato e imputabilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti su due aspetti cruciali del diritto penale: il momento consumativo del reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.) e i criteri per valutare l’imputabilità in presenza di disturbi della personalità. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso di un imputato, ha ribadito principi consolidati, offrendo una guida chiara per operatori del diritto e cittadini.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un individuo per il reato di cui all’articolo 495 del codice penale. L’imputato aveva reso dichiarazioni false a un pubblico ufficiale in merito alle proprie qualità personali. Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, articolandolo su tre motivi principali.

Falsa Attestazione e i motivi del ricorso

I motivi del ricorso si concentravano su due questioni fondamentali:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge sulla responsabilità penale: La difesa sosteneva che l’imputato non fosse imputabile a causa di un disagio psicologico. Inoltre, contestava la sussistenza stessa degli elementi costitutivi del reato.
2. Errata qualificazione giuridica del fatto: In subordine, si chiedeva di riqualificare il reato da consumato a tentato, sostenendo che l’azione non si fosse pienamente compiuta.

La difesa ha anche presentato una memoria tardiva, che la Corte ha comunque considerato, per meglio illustrare le proprie argomentazioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile sulla base di argomentazioni nette e precise.

Sulla questione dell’imputabilità

I primi due motivi sono stati giudicati inammissibili perché ritenuti generici e volti a ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano già congruamente motivato la piena responsabilità dell’imputato.

Sul punto specifico dei disagi psicologici, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale, richiamando la celebre sentenza “Raso” delle Sezioni Unite: i disturbi della personalità possono escludere o diminuire l’imputabilità solo a condizioni molto rigorose. Devono essere di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, escludendola o scemandola grandemente. Inoltre, deve esistere un nesso causale diretto tra il disturbo e la condotta criminosa. Nel caso di specie, tali condizioni non erano state né allegate né provate adeguatamente nei gradi di merito.

Sulla consumazione del reato

Anche il terzo motivo, relativo alla richiesta di riqualificazione in delitto tentato, è stato respinto come manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che il reato di falsa attestazione si perfeziona nel momento stesso in cui la dichiarazione mendace viene resa al pubblico ufficiale e da questi percepita. Non è necessario, ai fini della consumazione, che tale dichiarazione venga poi trasfusa in un atto pubblico formale. La condotta si esaurisce con la semplice comunicazione della falsità, rendendo giuridicamente inconcepibile la forma del tentativo.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma due principi cardine del diritto penale.

In primo luogo, il reato di falsa attestazione è un reato di pura condotta che si consuma istantaneamente con la dichiarazione al pubblico ufficiale. Questo significa che non appena la bugia viene pronunciata e recepita, il reato è già perfetto e punibile nella sua forma consumata.

In secondo luogo, viene riaffermato l’orientamento rigoroso in materia di imputabilità e disturbi mentali. Non qualsiasi anomalia del carattere o disagio psicologico è sufficiente a escludere la responsabilità penale. È necessario dimostrare un’infermità grave, clinicamente accertabile e direttamente collegata al reato commesso.

La decisione finale è stata la declaratoria di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 Euro.

Quando si considera consumato il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale?
Il reato si considera consumato nel momento esatto in cui la dichiarazione falsa perviene al pubblico ufficiale, indipendentemente dalla sua successiva riproduzione in un atto pubblico. Per questo motivo, non è configurabile il tentativo.

Un disturbo della personalità esclude sempre la responsabilità penale?
No. Secondo la giurisprudenza costante, i disturbi della personalità escludono o diminuiscono l’imputabilità solo se sono di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, e solo se esiste un nesso causale diretto tra il disturbo e il reato commesso.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, miravano a una rivalutazione dei fatti (non consentita in Cassazione) e, in parte, erano manifestamente infondati, in quanto si basavano su un’interpretazione errata delle norme relative alla consumazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati