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Falsa attestazione presenza: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per falsa attestazione della presenza a carico di un dirigente medico che, dopo aver timbrato il cartellino, si allontanava per ore dal luogo di lavoro. La Corte ha stabilito che il reato lede la pubblica fede e si configura con la semplice attestazione mendace, a prescindere dal danno economico o dal recupero delle ore. La condotta, reiterata per sei volte in un mese, è stata considerata abituale, escludendo così l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa attestazione presenza: Timbrare e Andarsene è Reato, anche senza Danno

La falsa attestazione della presenza sul luogo di lavoro da parte di un dipendente pubblico è una questione che periodicamente torna alla ribalta, sollevando interrogativi sulla natura del reato e sulle sue conseguenze. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha offerto chiarimenti cruciali, confermando che la condotta è penalmente rilevante a prescindere dall’esistenza di un danno patrimoniale per l’amministrazione e che la sua reiterazione può escludere benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: il Dirigente Medico e le Assenze Ingiustificate

Il caso ha riguardato un dirigente medico, direttore di una unità operativa complessa, accusato di essersi allontanato sistematicamente dal presidio ospedaliero dopo aver timbrato il badge in entrata. Le indagini hanno rivelato che il professionista, invece di svolgere le sue mansioni, si recava presso la propria abitazione o in spiaggia, assentandosi per diverse ore consecutive, per poi tornare in ufficio solo a fine giornata per timbrare l’uscita.

La Corte di Appello aveva già confermato la sua responsabilità penale, pur riducendo la pena. Il dirigente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre argomenti principali:
1. Mancanza di offensività: Sosteneva che, in qualità di dirigente con orario flessibile, aveva comunque garantito il monte ore contrattuale, compensando le assenze, e che quindi non vi era stato alcun danno per l’ente pubblico. Il reato, a suo dire, non si era configurato.
2. Assenza di frode: Affermava che la sua condotta non integrava gli estremi della frode, in quanto si era limitato a non timbrare l’uscita temporanea, senza alterare il sistema di rilevazione o utilizzare altri artifici.
3. Applicabilità della tenuità del fatto: Chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che le poche assenze contestate non configurassero un comportamento abituale.

La Falsa Attestazione Presenza e la Tutela della Pubblica Fede

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, fornendo una motivazione dettagliata su ogni punto. Il cuore della decisione risiede nell’identificazione del bene giuridico tutelato dall’art. 55-quinquies del D.Lgs. 165/2001. Secondo i giudici, la norma non protegge primariamente il patrimonio della Pubblica Amministrazione, ma la pubblica fede.

Il sistema di rilevazione delle presenze, attraverso la timbratura, ha una funzione certificativa. Ogni timbratura attesta un fatto giuridicamente rilevante: la presenza del dipendente in servizio. Alterare questa realtà, anche con una condotta omissiva come la mancata timbratura in uscita, significa compromettere l’affidabilità di tale certificazione. Di conseguenza, il reato è un reato di pericolo che si perfeziona nel momento stesso in cui viene realizzata la falsa attestazione, indipendentemente dal fatto che l’amministrazione subisca un danno economico o che le ore vengano successivamente recuperate.

La Condotta Fraudolenta non Richiede Artifici Complessi

Sul secondo motivo di ricorso, la Corte ha chiarito che il concetto di “modalità fraudolente” non richiede necessariamente l’uso di raggiri sofisticati. Anche la semplice omissione della timbratura in uscita, seguita da un allontanamento arbitrario, costituisce una condotta ingannevole. Tale comportamento è equiparabile a un “silenzio maliziosamente serbato” e a una “semplice menzogna”, sufficiente a trarre in inganno il datore di lavoro e a integrare il reato.

Quando la Condotta è Abituale? L’Esclusione della Tenuità del Fatto

Infine, la Cassazione ha affrontato la questione della particolare tenuità del fatto. Sebbene più episodi illeciti possano essere unificati sotto il vincolo del reato continuato, ciò non esclude che la condotta possa essere ritenuta “abituale”.

Nel caso specifico, i sei episodi di assenza ingiustificata, avvenuti in un arco temporale ristretto (meno di un mese), sono stati interpretati come espressione di un “carattere di serialità” e di una tendenza a violare la legge. Questa serialità integra la nozione di comportamento abituale, che è una delle cause ostative all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha inoltre valorizzato la gravità della condotta, considerando la posizione di vertice del dirigente, il quale avrebbe dovuto essere un modello per gli altri dipendenti, e il prolungato tempo di assenza in ogni occasione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione della norma incriminatrice. Il reato di falsa attestazione della presenza è posto a tutela della fiducia che la collettività ripone nella veridicità delle attestazioni provenienti dai sistemi di rilevamento del lavoro pubblico. La condotta del dipendente che timbra e si allontana crea una falsa apparenza, ledendo l’efficienza e il regolare funzionamento del servizio. La Corte ha sottolineato che la flessibilità dell’orario di un dirigente non lo autorizza a certificare il falso. Inoltre, la ripetitività delle violazioni, anche se commesse nell’ambito di un unico disegno criminoso, dimostra una pericolosità sociale e un’abitudine a delinquere che rendono il fatto non meritevole del beneficio della particolare tenuità.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la responsabilità penale per la falsa attestazione della presenza è legata alla lesione della pubblica fede e non al danno patrimoniale. Anche la semplice omissione di una timbratura può essere considerata una condotta fraudolenta. Per i dipendenti pubblici, questa decisione rappresenta un monito chiaro: il rispetto formale e sostanziale degli orari e delle procedure di rilevazione della presenza è un dovere inderogabile, la cui violazione, soprattutto se reiterata, comporta conseguenze penali serie, senza possibilità di invocare la lieve entità del fatto.

Il reato di falsa attestazione della presenza si configura anche se il dipendente recupera le ore di assenza e non c’è danno economico per l’amministrazione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato tutela la pubblica fede e l’affidabilità dei sistemi di rilevazione. Si perfeziona con la semplice attestazione falsa, a prescindere dal fatto che si verifichi un danno patrimoniale o che le ore di lavoro vengano compensate in un secondo momento.

Per commettere il reato è necessario manomettere il badge o usare trucchi complessi?
No. La Corte ha specificato che rientrano nelle “altre modalità fraudolente” anche le condotte omissive, come il semplice mancato azionamento del sistema di rilevazione (la timbratura) in occasione di un allontanamento dal servizio. Questo comportamento è di per sé sufficiente a ingannare il datore di lavoro.

Quando più episodi di assenza possono essere considerati “abituali”, escludendo la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Quando la pluralità di violazioni, per la loro ripetitività in un arco temporale definito, può essere interpretata come espressione di un carattere di “serialità” del comportamento. Nel caso di specie, sei episodi in meno di un mese sono stati ritenuti sufficienti a configurare l’abitualità della condotta, precludendo l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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