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Falsa attestazione: annullamento senza dolo

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per il reato di falsa attestazione a carico di un richiedente protezione internazionale che aveva comunicato un mese di nascita errato. Secondo la Corte, l’assenza di un interesse a mentire, dimostrata dal fatto che l’imputato aveva già fornito le sue corrette generalità in altre sedi e ottenuto un permesso di soggiorno con i dati esatti, rende la condotta incompatibile con il dolo richiesto dalla norma, portando alla conclusione che il fatto non costituisce reato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falsa Attestazione: Quando la Mancanza di Dolo Annulla il Reato

Il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 495 del Codice Penale, punisce chi mente sulla propria identità o qualità personali. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: per la condanna non è sufficiente la mera non veridicità della dichiarazione, ma è indispensabile provare la volontà cosciente di ingannare, ovvero il dolo. Se le circostanze dimostrano l’assenza di un interesse a mentire, il reato non sussiste.

I Fatti del Caso: Un Errore sulla Data di Nascita

Il caso ha origine dalla vicenda di un cittadino straniero, il quale, durante la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, aveva dichiarato alla Commissione territoriale competente di essere nato il 28 agosto 1986. Successivamente, dal suo passaporto emergeva una data di nascita diversa per quanto riguarda il mese: 28 aprile 1986.

Per questa discrepanza, l’uomo veniva accusato e condannato in primo e secondo grado per il reato di falsa attestazione, ritenendo i giudici di merito che avesse deliberatamente fornito un’informazione non veritiera a un pubblico ufficiale.

La Difesa dell’Imputato e i Motivi del Ricorso

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Assenza dell’elemento soggettivo (dolo): La difesa ha sostenuto che la divergenza sul mese di nascita potesse essere il frutto di un semplice errore di traduzione e non di una volontà deliberata di mentire.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: In subordine, si chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., evidenziando che dalla condotta non era derivato alcun danno, dato che l’imputato aveva poi ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari sulla base delle sue corrette generalità.

La Decisione della Cassazione sulla Falsa Attestazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. La Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo di fatto il secondo. La decisione si basa su un’analisi logica delle circostanze concrete, che rendono l’ipotesi del dolo del tutto incompatibile con il comportamento complessivo dell’imputato.

Le Motivazioni: L’Assenza di Dolo nella Falsa Attestazione

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella valutazione dell’elemento soggettivo. I giudici hanno sottolineato due fatti cruciali emersi nel corso del processo:
* Al momento del suo arrivo nel territorio nazionale (sbarco), l’imputato aveva già declinato le sue corrette generalità, inclusa la data di nascita esatta.
* Successivamente, proprio sulla base di tali corrette generalità, aveva ottenuto il riconoscimento del diritto a un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Queste circostanze, secondo la Corte, dimostrano in modo inequivocabile che l’imputato non aveva alcun interesse a dichiarare una data di nascita diversa. Se il suo obiettivo fosse stato quello di ingannare le autorità, non avrebbe senso fornire prima i dati corretti per poi contraddirli. L’assenza totale di un movente o di un vantaggio derivante dalla falsa dichiarazione rende la condotta del tutto incompatibile con il dolo, cioè con la coscienza e volontà di commettere il reato. La divergenza di un solo mese, in questo contesto, appare più come un errore materiale o di comprensione che come un atto deliberato di falsità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: non c’è reato senza l’elemento psicologico. Per configurare il delitto di falsa attestazione, non basta la discrepanza oggettiva tra il dichiarato e il vero, ma l’accusa deve provare che l’agente ha agito con la specifica intenzione di fornire una falsa informazione. Quando le circostanze del caso concreto, analizzate nella loro interezza, evidenziano una palese mancanza di interesse a mentire, il dolo deve essere escluso e l’imputato va assolto perché il fatto non costituisce reato.

Dichiarare una data di nascita errata a un pubblico ufficiale è sempre reato?
No. Secondo questa sentenza, se le circostanze dimostrano che non c’era la volontà di ingannare (dolo) e l’interessato non aveva alcun motivo o interesse a mentire, il fatto non costituisce reato ai sensi dell’art. 495 c.p.

Cosa ha considerato la Corte di Cassazione per escludere il dolo in questo caso?
La Corte ha valorizzato due elementi: primo, l’imputato aveva già fornito le sue corrette generalità al momento dell’arrivo in Italia; secondo, ha successivamente ottenuto un permesso di soggiorno basato proprio su quei dati corretti. Questo comportamento dimostra l’assenza di un interesse a dichiarare il falso.

Qual è la conseguenza di un “annullamento senza rinvio perché il fatto non costituisce reato”?
Significa che la sentenza di condanna viene cancellata in via definitiva. L’imputato è considerato non colpevole e il processo si conclude senza la necessità di essere riesaminato da un’altra corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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