Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 36053 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 6 Num. 36053 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: TRIPICCIONE DEBORA
Data Udienza: 30/09/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a Nicastro l’ DATA_NASCITA
avverso la sentenza emessa l’ 8 aprile 2025 dalla Corte d’appello di Reggio Calabria
Visti gli atti, il provvedimento impugNOME e il ricorso; udita la relazione svolta dal AVV_NOTAIO; lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del AVV_NOTAIO, che ha concluso per il rigetto del ricorso; lette le richieste del difensore, AVV_NOTAIO, che ha insistito per l’accoglimento del ricorso.
RILEVATO IN FATTO
NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso la sentenza della Corte di appello di Reggio Calabria che lo ha condanNOME per il reato di cui all’art. 372 cod. pen.
Con un unico motivo di ricorso deduce la violazione dell’art. 199 Cod. proc. pen. e vizi della motivazione in relazione alla ritenuta utilizzabilità delle dichiarazioni rese dalla moglie e dalla figlia del ricorrente nel processo principale, senza l’avviso alle stesse della facoltà di astenersi dal deporre , avendo l’odierno
ricorrente acquisito la qualità sostanziale di indagato per effetto della richiesta del Pubblico Ministero, immediatamente dopo la sua deposizione, di trasmissione degli atti al proprio ufficio. Sostiene il ricorrente che a nulla rileva che tale trasmissione sia stata disposta solo all’esito del giudizio in quanto la richiesta del AVV_NOTAIO ubblico Ministero era già idonea ad attribuirgli la veste di indagato.
Nel corpo del motivo si censura anche l’ulteriore valutazione relativa agli effetti sananti della scelta del rito abbreviato, insistendo sul fatto che le dichiarazioni di cui si eccepisce la inutilizzabilità sono state acquisite su iniziativa del Giudice ex art. 441, comma 5, cod. proc. pen.
Il AVV_NOTAIO AVV_NOTAIO, nel concludere per il rigetto del ricorso, ha osservato che, a parte l’infondatezza dell’eccezione e la valenza sanante della scelta del rito abbreviato, il profilo di inutilizzabilità eccepito dal ricorrente appare privo di decisività in quanto, al più, riferibile solo alle dichiarazioni rese dalla figlia, ma non a quelle rese dalla moglie, trattandosi di dichiarazioni rese prima dell’audizione del ricorrente e, come sottolineato dal Giudice di primo grado, idonee a dimostrare la fondatezza della prospettazione accusatoria.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il motivo dedotto, oltre a reiterare genericamente le medesime censure già dedotte in appello, è manifestamente infondato.
In primo luogo, va considerato che la facoltà di astensione dal l’obbligo di deporre viene riconosciuta dall ‘art. 199 cod. proc. pen. solo ai prossimi congiunti dell’imputato o dell’indagato. Secondo quanto previsto dal secondo periodo del primo comma, infatti, costoro sono obbligati a deporre quando hanno presentato denuncia, querela o istanza ovvero essi o un loro prossimo congiunto sono offesi dal reato.
Ciò è quanto accaduto nel caso in esame in cui il procedimento nel quale la moglie e la figlia del ricorrente sono state sentite come testimoni non era a carico di COGNOME, che rivestiva, invece, la qualità di vittima del reato di estorsione.
I giudici di merito, con motivazione adeguata ed immune dai denunciati vizi logici e giuridici, hanno, inoltre, sottolineato, oltre alla valenza sanante della richiesta di rito abbreviato, l’impossibilità di attribuire a COGNOME la qualità di indagato, quanto meno al momento della escussione della moglie: la donna, infatti, risulta essere stata escussa prima di COGNOME, in un momento in cui non sussisteva alcun elemento indiziario a suo carico. Alla stregua di tale incontestata sequenza processuale, appare, inoltre, decisivo, come rilevato anche dal AVV_NOTAIO, l’ulteriore rilievo, non specificamente censurato dal motivo
in esame, relativo alla idoneità delle sole dichiarazioni della moglie a fondare il giudizio di colpevolezza del ricorrente (cfr. le pagine da 3 a 5 della sentenza di primo grado).
All’inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della RAGIONE_SOCIALE delle ammende, non potendosi ritenere che lo stesso abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE delle ammende. Così deciso il 30 settembre 2025
Il AVV_NOTAIO estensore NOME COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME