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Facoltà di astensione: quando è troppo tardi?

Un uomo, condannato per ricettazione di un cellulare, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’inutilizzabilità della testimonianza del nipote, il quale aveva la facoltà di astensione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che tale eccezione, configurando una nullità relativa, deve essere sollevata tempestivamente nei gradi di merito e non per la prima volta in sede di legittimità. La sentenza ribadisce il principio della decadenza processuale per le eccezioni non proposte nei termini di legge.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Facoltà di astensione del parente testimone: se non la contesti subito, perdi il diritto

Nel processo penale, la testimonianza dei parenti stretti dell’imputato è una questione delicata, bilanciata dalla legge attraverso la facoltà di astensione. Questa consente al congiunto di non rispondere per evitare un doloroso conflitto interiore. Ma cosa succede se questo diritto viene violato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 23263/2024) chiarisce un punto procedurale cruciale: le contestazioni vanno fatte subito, altrimenti è troppo tardi. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questo principio.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di ricettazione di un telefono cellulare. La sua responsabilità penale era stata affermata sia in primo grado dal Tribunale di Trapani sia in appello dalla Corte di Palermo. Le prove a suo carico si basavano principalmente su due elementi: i tabulati telefonici e, soprattutto, la deposizione testimoniale di suo nipote. Quest’ultimo, titolare di una delle schede SIM inserite nel telefono rubato, aveva confermato che il dispositivo era in uso esclusivo dello zio, l’imputato.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a cinque motivi. Il più rilevante, dal punto di vista giuridico-procedurale, riguardava proprio la testimonianza del nipote. La difesa sosteneva che tale deposizione fosse inutilizzabile, poiché al testimone, in qualità di “prossimo congiunto”, non era stata correttamente riconosciuta la facoltà di astensione prevista dall’art. 199 del codice di procedura penale. Gli altri motivi di ricorso contestavano la logicità della motivazione, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e delle attenuanti, e la quantificazione della pena ritenuta eccessiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione e la facoltà di astensione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa con argomentazioni nette. Il punto centrale della decisione riguarda la tempistica della contestazione sulla violazione della facoltà di astensione.

I giudici hanno chiarito che, sebbene il nipote rientri a pieno titolo nella nozione di “prossimo congiunto” e avesse quindi il diritto di astenersi, la violazione di tale facoltà dà origine a una “nullità relativa”. Questo tipo di invalidità, a differenza delle nullità assolute, deve essere eccepita dalla parte interessata entro termini molto stringenti, a pena di decadenza.

La legge (artt. 181 e 182 c.p.p.) stabilisce che la nullità deve essere contestata dalla parte che vi assiste prima del compimento dell’atto o, se non è possibile, immediatamente dopo. In ogni caso, se verificatasi nel giudizio di primo grado, deve essere sollevata con l’atto di appello. Nel caso di specie, la difesa aveva sollevato la questione per la prima volta solo in Cassazione. Questo ritardo ha comportato la decadenza dalla facoltà di eccepire l’invalidità, rendendo la testimonianza del nipote pienamente utilizzabile.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte li ha ritenuti inammissibili perché miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità (art. 131-bis c.p.) o le attenuanti (art. 62 n. 4 c.p.) è stata considerata una valutazione di merito, basata sul “ben apprezzabile consistenza” del valore del bene, e come tale insindacabile in Cassazione se, come in questo caso, è supportata da una motivazione logica.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione sulla tattica processuale e sul rigore delle norme procedurali. Il principio affermato è chiaro: i diritti processuali, inclusa la tutela derivante dalla facoltà di astensione dei prossimi congiunti, devono essere fatti valere nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Un’eccezione tardiva, anche se potenzialmente fondata nel merito, è destinata a fallire. Questa decisione sottolinea l’importanza per la difesa di essere vigile e tempestiva nel sollevare ogni questione procedurale sin dalle prime fasi del giudizio, poiché un’attesa strategica o una svista possono precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni.

Un nipote ha il diritto di non testimoniare contro lo zio in un processo penale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il nipote rientra nella nozione di “prossimi congiunti” (ai sensi degli artt. 199 e 307 c.p.p.) e, pertanto, ha la facoltà di astenersi dal deporre.

Cosa succede se il diritto di un parente ad astenersi non viene rispettato durante la testimonianza?
Si verifica una “nullità relativa”. Questo significa che l’atto è invalido, ma la difesa deve eccepire tale nullità immediatamente o, al più tardi, con l’impugnazione della sentenza di primo grado. Se la contestazione avviene per la prima volta in Cassazione, è troppo tardi e la testimonianza resta valida.

La Corte di Cassazione può riconsiderare il valore di un bene rubato per concedere attenuanti?
No, la valutazione del valore del bene e la conseguente decisione di concedere o negare attenuanti come la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) o il danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) sono considerate un giudizio di merito. Se la motivazione del giudice di primo e secondo grado è logica e non contraddittoria, la Cassazione non può intervenire per riesaminare tale valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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